Il Papa dei poveri - Live Sicilia

Il Papa dei poveri

Migranti a Lampedusa (foto di Elvira Terranova da facebook)

Ecco cosa ci ricorda la visita sobria e profetica del Papa venuto “quasi dalla fine del mondo”. Sapremo farne tesoro?

PALERMO – Jorge Mario Bergoglio, il primo Papa che ha scelto di chiamarsi Francesco, arriva oggi a Lampedusa, ultimo lembo d’Europa, per il primo, storico viaggio del suo pontificato. Un viaggio sobrio, senza onori, come nello stile del gesuita argentino, che in poche settimane ha conquistato i cuori di tanti, cattolici e non. Un viaggio, inatteso e carico di significato, che appare in perfetta sintonia con la cifra impressa da Bergoglio al suo papato. Una visita in cui riecheggiano le parole del Vangelo. E una in particolare. Il termine greco, ricorrente negli scritti neotestamentari, è “ptochoi”, che in italiano viene tradotto con “poveri”. Ma che nell’originale greco ha un significato più intenso rispetto a “penetes” e indica piuttosto i mendicanti, i reietti, gli ultimi.

Sono loro, gli “ptochoi” appunto, i primi destinatari dell’amore di Cristo. Il punto di partenza di tutto. Sono il tesoro della Chiesa, il cuore più intimo del cristianesimo, quelli che Gesù cercava e amava prima degli altri, in quel suo afflato che era insieme mistico e sociale, e che si proponeva, affidandosi al volere di Dio padre, di realizzare nel mondo il Regno dei cieli, un regno di giustizia e di pace incarnato dalla persona stessa del Messia.

I poveri, gli ultimi, i perseguitati, gli abbandonati. Sono loro i protagonisti del vangelo, il cruccio dell’ebreo di Nazareth Gesù. Che fu egli stesso povero, perseguitato e abbandonato come nelle parole del salmo che pronunciò morente sulla croce. Le beatitudini, insegnano i grandi teologi, sono anzi tutto una sorta di biografia di Cristo, che fu mite, misericordioso e assetato di giustizia. E tracciano il modello, l’archetipo, che deve imitare colui che intende essere suo seguace, chi che vuole incontrarlo in quel rapporto che è l’unicum del cristianesimo, che prima di essere “religione” è incontro personale con Gesù.

Francesco ce lo ricorda oggi. E sceglie Lampedusa per il suo primo viaggio. Pensando agli “ptochoi” di oggi. Agli ultimi per antonomasia. Coloro per i quali la vita vale così poco da essere giocata come una fiche a un gioco d’azzardo. Quegli uomini e quelle donne, colpevoli solo di essere nati al di sotto del parallelo sbagliato, che muoiono in mare, dimenticati come zavorra abbandonata da marinai distratti, ingoiati dal silenzio gelido e oscuro delle profondità del mare e dell’indifferenza degli uomini.

Il Papa che ha scelto di chiamarsi come il Poverello di Assisi, il santo che più di ogni altro incarna agli occhi dei credenti il modello di povertà evangelica, richiama l’attenzione del mondo sulla tragedia del Mediterraneo, divenuto tomba di disperazione. Quello che un tempo era stato il mare dei popoli e dell’incontro, oggi diventa la barriera baluardo dell’egoismo di un’umanità privilegiata e sorda e cieca di fronte al dolore di orde di disperati, invisibili come i lebbrosi del tempo di Gesù, guariti e amati da lui.

Ma la chiesa, ricorda Francesco per prima proprio alla chiesa stessa, è dei poveri o non è. Perché è Cristo il povero. E con il povero e il debole, il Signore si identifica pienamente nel famoso passo di Matteo, in cui ammonisce che tutto quello che i suoi seguaci avranno negato a chi si trova nel bisogno, lo avranno negato a lui.

Ecco cosa ci ricorda la visita sobria e profetica del Papa venuto “quasi dalla fine del mondo”. Che in quel mare a largo della nostra Sicilia, l’umanità sta lasciando affondare se stessa e quanto di più sacro essa conosca. Sapremo farne tesoro? Non è facile crederci, ma la carità, all’insegna della quale arriva la visita del Pontefice, per il credente si declina insieme alla fede e alla speranza. Quella speranza che Bergoglio ci invita oggi a non lasciare naufragare. Benvenuto Francesco.


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