Laboratori, torna lo in sciopero: | "Promesse non mantenute" - Live Sicilia

Laboratori, torna lo in sciopero: | “Promesse non mantenute”

Lucia Borsellino

Da giovedì 11, pronta una nuova "serrata" di protesta nei confronti dell'azione del governo regionale, e in particolare dell'assessore alla Salute Lucia Borsellino. Ora i titolari si rivolgono a Crocetta.

PALERMO- Ci risiamo. La tregua è finita e i titolari dei laboratori d’analisi siciliani sono di nuovo sul piede di guerra. Da giovedì 11, infatti, pronta una nuova “serrata” di protesta nei confronti dell’azione del governo regionale, e in particolare dell’assessore alla Salute Lucia Borsellino. Si sono riuniti oggi i dirigenti delle organizzazioni di categoria ABS – CONFAPI – CSSP – CITDS – FEDERBIOLOGI – FEDERLAB – LAISAN. Tutti d’accordo nel definire “incomprensibilmente dilatorio” il comportamento di Lucia Borsellino, appunto, e del dirigente generale Salvatore Sammartano.

Come è noto, i motivi dello scontro che va avanti da alcuni mesi, sono sostanzialmente due. Il primo è la richiesta avanzata dall’assessorato nei confronti dei laboratori, di restituire le somme “indebitamente” incassate attraverso l’utilizzo, per anni, del tariffario regionale nonostante l’entrata in vigore, nel frattempo del tariffario “Bindi”, meno remunerativo per i Centri. Un tariffario, il secondo, congelato in seguito a una serie di ricorsi, ma riesumato dopo una sentenza del Cga che ne sanciva la validità. Da lì, appunto, la richiesta, da parte della Regione, degli “arretrati”.

L’altro motivo di incomprensione tra assessorato e laboratori è dato dall’ingresso del decreto “Balduzzi”, che ha di molto abbattuto i rimborsi nei confronti dei laboratori. Costi insostenibili secondo le organizzazioni di categoria e che avrebbero portato le strutture a un inevitabile tracollo finanziario con ricadute occupazionali che avrebbero coinvolto migliaia di siciliani. I titolari delle strutture, così, avevano chiesto e ottenuto dell’assessore Borsellino, la concessione di strumenti che avrebbero mitigato l’effetto del Balduzzi. I cosiddetti “codici”, che riconoscerebbero ai laboratori stessi rimborsi supplementari a fronte di ulteriori funzioni. Ma l’ok definitivo a questo strumento deve giungere dal Ministero. Ed è qui che i titolari lamentano il ritardo della Regione.

Le strutture – fanno sapere le organizzazioni di categoria con una nota congiunta – ad oggi hanno prodotto per conto del Servizio sanitario regionale le prestazioni relative al mese di giugno a tariffa “Balduzzi”, con una contrazione di fatturato tale da non consentire la copertura dei meri costi di produzione delle stesse prestazioni. Eppure – proseguono – l’attività del tavolo tecnico insediato dall’assessore alla Salute, al fine di individuare un pool di prestazioni da riqualificare in termini tariffari, per consentire alle strutture di continuare ad erogare per il Ssr, ha prodotto un lavoro condiviso, che l’Assessorato avrebbe dovuto, inoltrare alla giunta di governo per l’approvazione e l’emanazione del decreto conseguente. Ad oggi però – spiegano i titolari dei laboratori – nulla è stato fatto dall’Assessorato in tal senso, nonostante le ripetute sollecitazioni. Preso atto della situazione e del fatto che non è più possibile per le strutture continuare a produrre perdite, rimanendo all’interno del Ssr, con la certezza dell’imminente fallimento, le Organizzazioni di Categoria hanno deciso di sospendere la attività per conto del SSR e di chiudere le strutture per protestare contro un atteggiamento di grave disattenzione da parte delle istituzioni nei confronti dei cittadini siciliani, cui si rende impossibile coscientemente di fruire delle prestazioni, in alcuni casi indispensabili per la sopravvivenza”.

La protesta avrà inizio giovedì 11 luglio. Ci risiamo, insomma. Stavolta però le organizzazioni di categoria sembrano voler cambiare interlocutore in questa vertenza. “Chiediamo – scrivono – l’intervento autorevole del presidente della Regione Rosario Crocetta affinché la situazione si sblocchi nel senso definito dal tavolo tecnico, onde evitare disagio ai malati siciliani e mandare al fallimento centinaia di piccole medie imprese, con le ricadute immaginabili sul piano occupazionale e sociale e cancellare dal territorio – concludono – un servizio indispensabile”.


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