Il Riesame boccia truffa e frode| e conferma il traffico di rifiuti - Live Sicilia

Il Riesame boccia truffa e frode| e conferma il traffico di rifiuti

Il tribunale del Riesame ha depositato le motivazioni della revoca della custodia cautelare emessa a carico di Digeronimo poche settimane addietro. Punto per punto, ecco quali accuse resterebbero in piedi e quali, invece, potrebbero cadere. In edicola, col mensile "S", lo speciale con la lunga intervista a Carmelo Passanisi: "Ecco perché Digeronimo è innocente".

l'inchiesta su Digeronimo
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CATANIA – Il Tribunale del Riesame ha depositato le motivazioni che hanno portato alla revoca dell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Vito Digeronimo, ex presidente della Kalat Ambiente, società che si occupava, per conto dell’Ato CT5, della gestione integrata dei rifiuti nei comuni di Caltagirone, Castel di Judica, Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarrone, Militello, Mineo, Mirabella Imbaccari, Raddusa, Ramacca, S. Cono, S Michele di Ganzaria, Scordia e Vizzini. Resta in piedi l’accusa di concorso in traffico illecito di rifiuti, cadrebbero le accuse di truffa e frode nelle pubbliche forniture

I pm Lucio Setola e Raffaella Vinciguerra hanno contestato a Digeronimo il traffico illecito di rifiuti, la frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata. Secondo le ipotesi investigative Digeronimo, omettendo di controllare l’esecuzione dell’appalto da parte delle imprese, avrebbe alimentato il “sistema illecito organizzato” dello smaltimento dei rifiuti, un sistema fatto di dipendenti che ricevevano precisi ordini su come smaltire scarti differenziati e indifferenziati, rifiuti pericolosi e materiali ingombranti.

LA FRODE NELLE PUBBLICHE FORNITURE. Digeronimo, secondo i Pm, sarebbe stato “assolutamente consapevole delle inefficienze delle ditte e degli inadempimenti, ciò emerge sia dalle intercettazioni che dall’intreccio delle dichiarazioni dei responsabili comunali del servizio con la documentazione in atti”. In particolare, la Procura ha ipotizzato che Digeronimo avrebbe omesso i controlli e le conseguenti applicazioni di penali “contrattualmente previste”; contemporaneamente avrebbe avuto la “volontà di coprire l’operato illecito delle società appaltatrici”.

Secondo il Riesame, “tale assunto della Procura è stato seriamente sconfessato” dai documenti prodotti dai legali di Digeronimo, a partire da una serie di convenzioni sottoscritte da Kalat Ambiente e i comuni di Mineo, Militello e Scordia con le quali si disponevano controlli straordinari del territorio, proprio “per il controllo sull’esecuzione del servizio di igiene urbana”. Nel 2009, la Kalat ha conferito a Francesco Grassi e all’ex maresciallo dei carabinieri Michele Amato, il compito di eseguire controlli straordinari sui servizi effettuati dalle imprese, redigendo report quotidiani.

Grazie a questi controlli, Kalat Ambiente, secondo la ricostruzione del Riesame, ha notificato “innumerevoli contestazioni e diffide ad adempiere applicando penali per diverse centinaia di migliaia di euro mediante trattenuta sul pagamento del canone mensile”.

Il richiamo a Digeronimo, quale soggetto a conoscenza delle carenze tecniche e strutturali della Agesp, sarebbe “sfumato”, secondo il tribunale, “e quasi presunto”.

Secondo il collegio, i comuni non sarebbero stati frodati, tramite “condotte di scarsa trasparenza organizzate dai vertici della Kalat”.

TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI. Secondo il Riesame, dagli atti dei Pm Setola e Vinciguerra, emergerebbe “un corposo compendio indiziario sintomatico di una sistematica attività illecita di raccolta”. I Pm Setola e Vinciguerra hanno contestato a Digeronimo di “non aver impedito, pur consapevole delle carenze tecniche e gestionali del centro di compostaggio, il reiterarsi di violazioni della normativa sul lecito smaltimento di rifiuti. E ancora, Digeronimo avrebbe consentito l’apertura e l’utilizzo di una discarica abusiva, autorizzando l’uso del centro di raccolta di Mineo “in modo non conforme alla legge”. Lo stesso perito dell’accusa ha evidenziato alcune “criticità nella gestione ed efficienza dell’impianto di compostaggio”, ma soprattutto sono stati rinvenuti, scarrabili contenenti rifiuti privi di codici di identificazione, ma anche cumuli di rifiuti con percolato “adiacente”, assenza di un sistema di raccolta del percolato, “comuli di compost in biossidazione in quantitativi eccessivi”. Spesso, il compost in eccesso sarebbe stato smaltito nel terreno adiacente al centro di stoccaggio. Addirittura, un acquirente di compost ha rinvenuto, all’interno del sacchetto, rifiuti ospedalieri.

Digeronimo sarebbe stato , secondo il Riesame, sempre informato delle problematiche della lavorazione dle compost, tanto che il 14 marzo del 2009 viene intercettato mentre chiede ad un operaio del centro di stoccaggio di fare arrivare il compost più areato possibile, perché questo qua faceva un odore da impazzire”. Questa conversazione conferebbe i risultati della perizia documentando “la cattiva gestione delle fasi di lavorazione del compost anche in considerazione dell’eccessiva presenza di comuli che non ne consentiva un adeguato mescolamento”.

Secondo il Riesame sussisterebbero “qualificati e gravi indizi di colpevolezza in ordine al concorso di Digeronimo nel traffico illecito di rifiuti”, diverso invece il discorso relativo alla gestione del centro di stoccaggio, in quel caso, “Digeronimo non sarebbe coinvolto in prima persona”.


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