La foto sgualcita | di Paolo Borsellino - Live Sicilia

La foto sgualcita | di Paolo Borsellino

Ma cosa celebriamo davvero?

PALERMO- Via D’Amelio stasera è bellissima. Non c’è la calca che ci sarà come ogni diciannove luglio: folla appassionata, ma pure indifferente. Qualcuno partecipa sempre al rito del ricordo con piena adesione emotiva. Altri ci sono perché ‘mi si nota di più se manco o se vengo?’. Stasera c’è un silenzio che ti cammina addosso. E’ il silenzio dell’estate, come doveva respirare in via D’Amelio quel giorno. Un attimo prima. Ci sono dei ragazzi. E fanno un cerchio.

Dov’è che abbiamo perduto Paolo Borsellino? La domanda è urgente in questa sera di luglio. Quando ci è cascato di mano il suo esempio nitido, sostituito da una vecchia foto, via via più sgualcita?

Il grande errore è facile da individuare. Abbiamo preso un uomo, per trasformarlo in santino. Era troppo insopportabile per la nostra coscienza di indifferenti la morte concreta di un uomo in carne e ossa. Pesava troppo. Perciò abbiamo svuotato la vita del dottore Borsellino. Al suo posto ci siamo infilati in tasca ‘Paolo’, appellativo confidenziale come ogni avvicinamento ai santi prima di chiedere una grazia. Paolo. Giovanni e Paolo. Non magistrati con un corpo e affetti in cocci. Figure sublimate dal lampo di un’esplosione. Esseri dell’altro mondo nati per trapassare violentemente in questo e redimere i peccati di una terra sconsacrata. Noi siciliani non sopportiamo la virtù quando la scopriamo semplicemente umana.

E poi c’è la verità. Il convitato di pietra richiamato da Salvatore e Rita. A riguardo non conosciamo mezze misure. C’è chi non se ne cura perché vuole soltanto esserci nella kermesse delle stragi. Emozionarsi. Vivere la fiction. La verità? Che volete che sia? Un accessorio residuale, quando non un impiccio. La verità invita al pensiero spesso scomodo. Non fa per noi.

C’è chi la cerca e forse non la desidera davvero, sulla sponda opposta. Non ha interesse a sapere. Bastano una tribuna, un pulpito, una matita blu per demarcare una linea tra buoni e cattivi e magari campare di rendita. I professionisti del ramo hanno bisogno dell’indignazione permanente effettiva, pur di esistere. Indignati a comando, a dispetto del dolore e del mistero che produce negli onesti una rabbia sincera.

Tra questi estremi, tra indifferenza e furbizia, sopravvivono i ragazzi che, stasera, in via D’Amelio, si tengono per mano, lontani dal clamore. Loro – parrebbe, scorgendo gli occhi – non sanno che farsene di una foto sgualcita.


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