Mafia, respinta la richiesta d'archiviazione per Schifani | Il gip dispone nuove indagini - Live Sicilia

Mafia, respinta la richiesta d’archiviazione per Schifani | Il gip dispone nuove indagini

di RICCARDO LO VERSO L'indagine a carico del capogruppo del Pdl al Senato è per concorso esterno in associazione mafiosa. Il gip ha disposto nuove indagini. "Approfondimenti che confermeranno la mia estraneità a collusioni con la mafia", dice.

La decisione del gip
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PALERMO – Quattro mesi di tempo per colmare gli eventuali vuoti investigativi. Il giudice per le indagini preliminari di Palermo, Piergiorgio Morosini, ha respinto la richiesta di archiviazione dell’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, avanzata dalla Procura. Secondo il Gip, non sarebbero stati seguiti tutti i “protocolli investigativi” previsti nel caso in cui ci si misuri con un’indagine per concorso esterno.

In particolare, se un collaboratore di giustizia, in questo caso Francesco Campanella, racconta fatti da cui potrebbero derivare condotte penalmente rilevanti, diventa necessario ascoltare anche gli altri pentiti in grado di fornire la loro versione in base alle conoscenze e ai rapporti con il territorio di riferimento dell’indagine. Si tratta della zona che dal mandamento mafioso di Brancaccio arriva fino a Villabate. Campanella, ex politico dell’Udeur e condannato per avere favorito la latitanza di Provenzano (fu lui a procurare la carta di identità per consentire al padrino corleonese di andare in Francia per curarsi), una volta divenuto collaboratore di giustizia disse che Schifani avrebbe messo a disposizione del capofamiglia del mandamento, Nino Mandalà, (allora incensurato) le sue conoscenze giuridiche.

L’avvocato avrebbe suggerito come modificare il piano regolatore per andare incontro alle esigenze imprenditoriali del clan mafioso. Campanella fu querelato da Schifani. Il Gip archiviò, ma espresse dubbi sulla veridicità della accuse del pentito. Morosini oggi ritiene necessario sentire il boss pentito Nino Giuffre che, come emerge da alcune note dei carabinieri del Ros, tra il ’94 e il ’98 sarebbe stato in contatto con Mandala’. Nel fascicolo sono confluite anche le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza. L’ex braccio destro dei fratelli Graviano, capimafia di Brancaccio, parlò delle visite che una quindicina di anni fa Schifani, all’epoca avvocato amministrativista, avrebbe fatto all’imprenditore Pippo Cosenza, suo cliente. Nel capannone di quest’ultimo, disse il collaboratore, sarebbe stato presente anche Filippo Graviano, all’epoca non ancora latitante. Anche se Spatuzza non ha ricordo della contemporanea presenza di Schifani e dei Graviano nel capannone. Sul punto, sostiene Morosini, un contributo potrebbe fornire un altro collaboratore, Tullio Cannella, che in passato ha riferito di avere conosciuto Cosenza e di avere avuto rapporti con i Graviano. Sentire Cannella potrebbe essere utile a ricostruire la “possibile rete relazionale dell’indagato”.

Nel luglio dell’anno scorso è stato interrogato il testimone di giustizia Innocenzo Lo Sicco che davanti al procuratore Francesco Messineo e all’aggiunto Antonio Ingroia parlò dell’attività di avvocato amministrativista di Schifani, che negli anni Novanta assistette Pietro Lo Sicco, zio del teste, poi condannato per mafia. Secondo Enzo Lo Sicco, Schifani gli avrebbe riferito di essere riuscito a “salvare” un palazzo abusivo nell’area di piazza Leoni, a Palermo: si trattava di un edificio fatto costruire da Pietro Lo Sicco, e che era stato fatto rientrare in una sanatoria durante il governo Berlusconi. La sanatoria sarebbe stata fatta, almeno così avrebbe sostenuto il testimone, con alcune caratteristiche anche per venire incontro alle esigenze del cliente di Schifani. La circostanza in passato non aveva trovato riscontro alcuno ed era stata ritenuta comunque penalmente irrilevante. Il racconto di Lo Sicco, però, fa notare il Gip, è stato raccolto fuori termine e dunque sarebbe necessario risentirlo. Tutto questo dovrà essere fatto nei prossimi centoventi giorni. Poi, si deciderà se mandare o meno a giudizio il politico ed ex presidente del Senato per il quale oggi è stata respinta la richiesta di archiviazione avanzata dalla stessa Procura.

 


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