"Truffa al sistema sanitario" | Messina, dentista condannata - Live Sicilia

“Truffa al sistema sanitario” | Messina, dentista condannata

La sede della Corte dei Conti

Avrebbe ottenuto 180 mila euro di rimborso per prestazioni mai erogate o gonfiate raggirando gli ignari pazienti.

DANNO ERARIALE
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PALERMO – Arrestata nel 2011 e interdetta dalla professione per un anno adesso dovrà sborsare 184 mila euro. A tanto ammonta il danno erariale provocato, secondo l’accusa, dall’odontoiatra messinese Maristella Zagami.

Il medico è sotto processo davanti al Tribunale penale con l’accusa di truffa. Avrebbe chiesto e ottenuto dall’Azienda sanitaria di Messina il rimborso per prestazioni mai erogate o gonfiate raggirando 166 ignari pazienti che firmavano, in buona fede, le ricette compilate nello studio dentistico. E così per una semplice ablazione di tartaro o una sola estrazione dentaria spuntavano più di 15 certificazioni per prestazioni odontoiatriche fantasma a carico del Servizio sanitario nazionale.

La vicenda emerse nel 2011, quando i vertici dell’Asp, insospettiti dalla mole di ricette, allertarono i finanzieri. Poi, furono gli stessi pazienti a smascherare il presunto trucco. “Escludo di avere avuto praticate le cure indicate nel prospetto – disse una una donna guardando la prescrizione a sua firma – la dottoressa doveva curare solo un dente. In realtà non ha fatto nulla, si è limitata a mettermi dentro un dente un cotone bagnato in un medicinale. Dopo una serie di volte – proseguiva il racconto – la dottoressa mi ha chiuso il buco con un cementino che dopo una settimana è andato via da solo”.

Da qui la richiesta di giudizio penale immediato per il medico, nel frattempo scarcerata, e la conseguente citazione in giudizio per danno erariale. Davanti alla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti “nessun elemento a discolpa è stato offerto dalla difesa”. Ed è arrivata la condanna inflitta dal collegio presieduto da Luciano Pagliaro.

“La Zagami, in spregio alle più elementari regole deontologiche – si legge nella sentenza – incurante delle effettive necessità dei pazienti, elargiva in una seduta poche e veloci cure, in modo da prolungare i tempi e poter giustificare le copiose ricette relative alla stessa persona e l’ipotetica somministrazione di prestazioni specialistiche complesse, e talora contrastanti”.


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