Morti ammazzati e affari sporchi| Agrigento, allarme guerra di mafia - Live Sicilia

Morti ammazzati e affari sporchi| Agrigento, allarme guerra di mafia

Calogero Ciulo, una delle ultime vittime agrigentine

Vertice in Procura fra gli investigatori della città tedesca di Mannheim e i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Si teme la scalata al vertice di un gruppo di fuoco che si è spinto fino in Germania. (Nella foto Calogero Ciulo, una delle ultime vittime).

PALERMO, VERTICE IN PROCURA
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PALERMO – Una guerra di mafia si sta combattendo in provincia di Agrigento. E il sangue scorre fino in Germania. Dalla Germania arrivano, infatti, magistrati e investigatori che da due giorni stanno raccogliendo informazioni dai colleghi della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Ieri era trapelato che il lungo vertice in Procura era incentrato sui flussi finanziari dall’Isola alla città di Mannheim. Ora, invece, si scopre che c’è molto di più. Sono alcuni omicidi ad allarmare i magistrati tedeschi e i pubblici ministeri Geri Ferrara, Rita Fulantelli ed Emanuele Ravaglioli che indagano sulle cosche mafiose agrigentine.

L’ultimo omicidio su cui si concentrano le attenzioni investigative è avvenuto il 26 luglio scorso. Calogero Gabriele, 38 anni, originario di Palma di Montechiaro, è stato colpito a morte con un corpo contundente mentre si trovava in macchina in un sentiero di campagna a poca distanza dalla città di Ludwigshafen am Rein, grosso centro nei pressi di Mannheim, a nord di Stoccarda.

Da Mannheim era stato estradato Giuseppe Condello, 41 anni, assassinato a Palma di Montechiaro insieme a Vincenzo Priolo, 26 anni, il 27 gennaio del 2012. Furono crivellati di colpi e i corpi abbandonati dentro una vasca di scolo per le acque piovane, sotto un viadotto lungo la strada statale che conduce a Campobello di Licata, in contrada Ciccobriglio.

Non è tutto perché a giugno scorso il cadavere di Calogero Ciulo, 44 anni, di Canicattì, è stato ritrovato ucciso a colpi di fucile e poi dato alle fiamme all’interno del portabagagli della sua Fiat Brava nelle campagne tra Delia e Campobello di Licata.

Ad occuparsi della indagini adesso è la Direzione distrettuale antimafia che grazie all’aiuto degli investigatori tedeschi sta cercando di trovare, se esiste, un collegamento fra tutti i delitti. Dalle prime informazioni raccolte non è escluso che nella Cosa nostra agrigentina, ormai priva di capi storici come Giuseppe Falsone e Gerlandino Messina, possa essersi aperta una faida per il potere. Un gruppo di fuoco potrebbe avere deciso di trentare la scalata al vertice a colpi di pistola.

Una pista porta fino alla città di Mannheim dove da anni si è insediata una folta comunità di emigrati agrigentini e trapanesi che hanno investito parecchio denaro. Anche su questi flussi finanziari sono in corso indagini. Mannheim è ormai diventato uno snodo ferroviario e portuale decisivo per l’intera Germania.


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