Revocato l'accreditamento | Dipendenti al Ciapi - Live Sicilia

Revocato l’accreditamento | Dipendenti al Ciapi

L'ente non avrebbe chiarito come siano stati spesi i circa 20 milioni del Prof 2010, così il governo ha deciso di estrometterlo dai finanziamenti regionali. L'assessore Scilabra: "Probabilmente qualcuno non ha ancora compreso che è cambiato il vento, questo provvedimento chiarirà le idee".

PALERMO – Addio allo Ial Sicilia. La Regione stavolta ha chiuso davvero con uno dei più grossi enti di Formazione siciliani. È arrivata, oggi, la revoca dell’accreditamento e contestualmente il trasferimento dei lavoratori al Ciapi di Priolo. Un provvedimento che si aggiunge a quello analogo piovuto sugli enti messinesi al centro di recenti inchieste giudiziarie (Aram, Lumen e Ancol) e sull’Aiprig, un ente di Partinico.

L’avvio del procedimento di revoca, a dire il vero, era già stato avviato alcuni mesi fa. Il motivo era legato ai dubbi sulla spesa del finanziamento derivante dal Prof 2010. In pratica, a fronte di un contributo di 20 milioni di euro per quell’anno, alla Regione risultavano molti stipendi non erogati ai lavoratori. Insomma, cosa avrebbe fatto lo Ial di quei soldi?

È questo il quesito che l’assessorato alla Formazione ha avanzato ai vertici dell’ente. Nel frattempo, allo Ial è stato assegnato una sorta di accreditamento provvisorio per partecipare ai finanziamenti del nuovo Piano della Formazione, quello che “pesca” dal Piano giovani. Un accreditamento temporaneo, appunto, in attesa che l’ente avanzasse le proprie controdeduzionI ai rilievi sollevati dal governo. In attesa, insomma, che lo Ial spiegasse dove fossero finiti quei soldi. Spiegazioni che non sarebbero giunte all’esecutivo. Da qui, la scelta di togliere definitivamente l’accreditamento.

“Non era possibile – ha commentato il presidente della Regione Crocetta – andare avanti così. Abbiamo chiesto delle spiegazioni e non ce le hanno date. Non avevamo scelta”. “Quando il Governo della Regione siciliana chiede come vengano utilizzati i soldi pubblici – ha ribadito l’assessore alla Formazione e all’Istruzione Nelli Scilabra – si pretende una risposta chiara e netta. Lo Ial Sicilia non ha saputo spiegare come abbia utilizzato ben 20 milioni di euro . Chi non paga i lavoratori e non spiega come utilizza i soldi pubblici, – ha aggiunto l’assessore – evidentemente non può avere alcun rapporto con l’amministrazione regionale. Probabilmente qualcuno non ha ancora compreso che è cambiato il vento, questo provvedimento chiarirà le idee”.

E del resto, nel maggio scorso anche il Tar si era espresso nella stessa direzione del governo regionale, respingendo una prima richiesta di sospensiva al provvedimento di revoca presentata dallo Ial. Ma secondo i dirigenti dello Ial, c’era poco da spiegare: quei soldi sarebbero serviti per le finalità previste dalla legge, ossia per il funzionamento dell’ente e per il pagamento degli stipendi. Un concetto ribadito alcune settimane fa durante un’assemblea dei lavoratori, convocata dal cda dell’ente. Adesso, quei lavoratori, circa 850 in tutto, però, dovranno fare le valige. Saranno “presi in carico” dal Ciapi di Priolo, dove dovrebbero arrivare anche i dipendenti di altri enti finiti al centro di diversi scandali. Dal Ciapi di Palermo agli enti messinesi dell’Aram, della Lumen e dell’Ancol.


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