Artigiani al collasso |Le proposte del Cna - Live Sicilia

Artigiani al collasso |Le proposte del Cna

Salvatore Bonura, presidente Cna

"Per uscire dalla crisi - dichiara il presidente del Cna Bonura (nella foto)  - c’è bisogno di sostenere tutto il mondo delle imprese ma è alle piccole e micro realtà produttive che va rivolta maggior attenzione"

Il report
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CATANIA – “Nessuno ha più forza nelle braccia per nuotare, tutti provano a galleggiare”. Salvatore Bonura, presidente del Cna, non usa eufemismi per descrivere la situazione in cui stanno vivendo gli artigiani siciliani e catanesi . “Tanti imprenditori e tante famiglie sono giunte a questa condizione  – scrive – a causa della recessione economica che, nonostante qualche debole segnale di ripresa (enfatizzato eccessivamente) continua a mordere, soprattutto nel Sud e in Sicilia”.

Bonura, lascia parlare i numeri per scattare una foto sulla situazione. “E’ aumentata l’area della sofferenza e del disagio occupazionale, basti pensare che coinvolge 9.117.000 persone  – aggiunge – e  la disoccupazione conta 3.076.000 unità, 325.000 in più rispetto all’anno scorso. In un solo trimestre il Sud ha perso 335.000 occupati. E si è ritrovato con oltre 170.000 persone senza lavoro. In Sicilia il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 21,6% che in valori assoluti equivale a meno 84.000 occupati nell’arco di un anno.

L’artigianato nel II° trimestre 2013 per la prima volta nell’arco di un decennio evidenzia un dato negativo, in Italia, pari a – 113 aziende (-0,01%). In Sicilia e a Catania la differenza tra apertura e chiusura segnala un saldo negativo rispettivamente di – 236 aziende e di – 186, e un tasso di crescita nel II° trimestre 2013 in Sicilia di – 0,29% ed a Catania di – 1,02%.

I settori che segnalano una condizione di sofferenza nel comparto dell’artigianato, su scala nazionale, sono nell’ordine: le costruzioni, i trasporti e il manifatturiero, quelle invece che segnalano un saldo positivo sono i servizi di supporto alle imprese, servizi alloggio e ristorazione, servizi legati ad attività professionali, di informazione e comunicazione. In Sicilia i settori che risultano in sofferenza sono le costruzioni (-92), il manifatturiero (-37), i trasporti (-28), servizi alle persone (-6), tutti gli altri settori evidenziano un andamento stazionario. A Catania, tutti i settori manifestano una situazione di difficoltà ad eccezione dell’agroalimentare. Con riferimento alla provincia di Catania sempre per quanto riguarda l’artigianato, mi sintomi dell’aggravamento della crisi si colgono nel calo della produzione, del fatturato e degli ordinativi.

“Per uscire dalla crisi – scrive ancora Bonura – c’è bisogno di sostenere tutto il mondo delle imprese in questa fase però e alle piccole e micro realtà produttive che va rivolta maggior attenzione. Il Governo Letta ha segnato una discontinuità concettuale ed operativa importante in termini di attenzione e sostegno alla crescita in Italia e in Europa come dimostrano alcuni provvedimenti adottati, a partire dallo sblocco dei debiti della Pubblica Amministrazione e dei contributi per gli incrementi occupazionali. Alcune misure allo studio del Governo, da inserire nella legge di stabilità, come la riduzione del cuneo fiscale, l’implementazione del Fondo di Garanzia, la riduzione delle tariffe energetiche confermano l’attenzione dell’Esecutivo per la crescita. Tali misure però sono assolutamente insufficienti ad innescare uan ripresa capace di generare nuova occupazione.

I provvedimenti che potrebbero, secondo Bonura,  cambiare il corso delle cose e attivare una crescita effettiva capace di generare nuova occupazione e di ridurre il divario tra il Nord e il Sud del Paese debbono proporsi di raggiugere i seguenti obiettivi:

a)un fisco più incentivante verso chi crea ricchezza e occupazione e più rigoroso verso le rendite che non generano né ricchezza, né occupazione, in linea con quello dei Paesi Europei nostri concorrenti, perché altrimenti è impossibile competere avendo sul groppone delle imprese un carico fiscale del 68,7%;

b)l’abbattimento significativo del costo del lavoro perché se assumere un dipendente continuerà a costare al datore di lavoro il 115% in più rispetto a quello che il lavoratore prende in busta paga gli imprenditori non saranno in grado di assumere altri lavoratori, né tanto meno di liberare risorse per investire in innovazione di processo e di prodotto;

c) una burocrazia meno invasiva e procedure amministrative più snelle e meno costose, perché sino a quando la burocrazia continuerà a pesare sui bilanci delle imprese per 12.000 euro l’anno (8-9 dei ricavi) sarà difficile resistere, intraprendere e attrarre investitori esteri;

d) progetti strategici sull’energia, sui trasporti, sulla logistica, sulle nanotecnologie, sull’agroalimentare, sul turismo, sul lusso e sulla moda. Progetti da sostenere mettendo insieme i soldi dell’Europa, dello Stato e delle Regioni;

e) riforme che velocizzino i tempi della Giustizia e che modifichino la Costituzione, trasformando in Senato in Camera delle Regioni, riducendo il numero dei Parlamentari (deputati compresi) da 1000 a livelli più accettabili;

f) la riduzione del finanziamento pubblico ai partiti, intervenendo con tagli significativi su compensi e pensioni d’oro e alleggerendo la spesa pubblica dai tanti sprechi.

“A questi provvedimenti che chiediamo al Governo nazionale, deve accompagnarsi, contestualmente, un’azione più incisiva della Regione – conclude Bonura – a sostegno delle attività produttive perché il lavoro lo creano le imprese”.


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