La rabbia degli ex Pip: | "Costretti a non lavorare" - Live Sicilia

La rabbia degli ex Pip: | “Costretti a non lavorare”

Ricevono il sussidio di disoccupazione ma dovranno lavorare 20 ore settimanali e percepire un’integrazione dalla Regione che nel frattempo li sta rispedendo negli enti. In alcuni casi, però, manca la copertura assicurativa Inail e quindi gli ex Pip non possono svolgere le proprie funzioni. L'assessore Bonafede: "Sono solo le scuole a far problemi".

PALERMO – “Trattati come animali, mandati nei posti di lavoro senza copertura assicurativa e senza poter espletare i nostri ruoli”. “Non ci trattano da italiani, per loro siamo come una mandria”. “Sto quattro ore senza far nulla, sono disgustato”. Gli ex Pip non ci stanno e affidano ai social network tutta la loro rabbia per il “limbo” in cui si trovano ormai da mesi. Quasi tremila lavoratori che, licenziati dalla Social Trinacria, si trovano adesso a percepire l’assegno di disoccupazione, il così detto Aspi, ma all’interno di un sistema “atipico” sulla falsa riga di quanto applicato per Gesip.

In pratica, ricevono il sussidio di disoccupazione ma dovranno lavorare 20 ore settimanali e percepire anche un’integrazione finanziata dalla Regione che nel frattempo li sta rispedendo negli enti. Un iter che, però, sta incontrando qualche difficoltà: l’integrazione non è ancora stata erogata, per via del mancato accordo con i sindacati, e su quasi tremila ex Pip solo una parte è stato rispedito negli enti mentre per gli altri si dovranno attendere gli elenchi stilati dall’Inps. Ma, come segnalano molti di loro su Facebook, a volte gli stessi enti non possono fargli prendere servizio a causa della mancata copertura assicurativa Inail.

“Ci siamo recati all’ente di appartenenza – scrive Carmelo Di Vita – e ci hanno mandati tutti a casa, manca la copertura assicurativa. Avvisate Crocetta che noi siamo pronti e manca sempre per lui. Eravamo in 40, si sono presi i nostri nominativi e i numeri telefonici e ci hanno detto se la Regione dà qualche notizia ci chiamano loro”. “Nell’ente dove siamo stati assegnati siamo in tre – dice Giovanni Tagliavia – e dal primo giorno ci fanno lavorare. Ho chiesto se la copertura assicurativa c’era e mi hanno risposto che a me non interessa”. “Con altri 29 colleghi sono in una scuola – si sfoga Christian Perricone – a uno di loro stava venendo una crisi di panico perché non facciamo nulla”. Gli altri, invece, restano a casa in attesa di una chiamata.

Una situazione ormai al limite che ha spinto i sindacati, a più riprese, a chiedere un incontro al governatore Rosario Crocetta. “L’Ugl – dice Salvo Barone dell’Ugl terziario – chiede che un incontro al presidente dal quale emergano in maniera definitiva e inequivocabile le modalità di rientro di tutti i lavoratori, l’obbligatorietà alla sottoscrizione di un accordo con le organizzazioni sindacali per il riconoscimento dell’integrazione alla retribuzione, così da arrivare agli 833 euro netti oltre gli assegni familiari, come più volte annunciato dallo stesso governatore. Naturalmente questi passaggi necessitano di una rettifica della norma in vigore, indispensabile affinché gli stessi lavoratori possano continuare a svolgere la propria attività lavorativa a conclusione dell’ammortizzatore sociale del quale stanno usufruendo, ovvero l’Aspi, che rammentiamo a tutti essere l’elemento attraverso il quale il decreto legislativo 468/97 consente l’utilizzo dei lavoratori da parte di un ente pubblico”.

“L’incontro sarebbe utile anche al fine di rendere noto quale sia stato il criterio adottato per selezionare i lavoratori appartenenti ai progetti ‘Emergenza Palermo’ che stanno per essere reintegrati – scrive in una nota Ludovico Gippetto del Comitato Emergenza Palermo Ex Pip – oltreché per chiarire per quale ragione gli stessi al momento del ritiro della “lettera di immissione all’attività” devono essere fotografati, nonché le modalità e le cautele con le quali tale dato personale verrà trattato. Abbiamo dato mandato ai nostri legali di impugnare i licenziamenti”.

“Ai lavoratori viene scattata una foto solo per creare il tesserino da usare nel luogo di lavoro – spiega Mimmo Russo della Cisal – il problema è che per esempio le scuole pretendono giustamente una copertura assicurativa Inail. Una prima circolare amministrativa chiedeva agli enti il pagamento della copertura, che però molti enti non potevano sostenere, e così la Regione ne ha emanato una seconda per garantire il rimborso della spesa effettuata. Ma il problema riguarda principalmente le scuole che non riescono nemmeno ad anticipare le somme: speriamo che questo non pregiudichi l’assegnazione agli enti. Già da tempo noi della Cisal avevamo invitato l’assessorato alla stipulazione di un’assicurazione generale per tutti”.

Prova a gettare acqua sul fuoco l’assessore al Lavoro Ester Bonafede: “Noi ci stiamo facendo carico di questi lavoratori, abbiamo ricevuto ad oggi domande per 1800 di loro e ben 1200 hanno già preso servizio, gli altri lo faranno a breve. Abbiamo impegnato un intero servizio per questo e l’anagrafe finalmente aggiornata ci consente di lavorare serenamente. Il problema dell’assicurazione, però, non dipende da noi: sono i soggetti utilizzatori, che hanno quindi il monitoraggio di ciò che accade, che devono aprire la posizione assicurativa. Ad oggi ci risulta che le direzioni scolastiche hanno lamentato delle difficoltà, non aderendo ai progetti forse perché temono di non poter sostenere i costi ma ha sempre pagato la Regione, e non camberà nulla. Rimborseremo le spese sostenute, siamo stupiti in questo senso di queste perplessità. L’incontro con i sindacati? Noi lavoriamo a pieno ritmo per il futuro di questi lavoratori, ci lascino lavorare”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI