Motocarrozzette, caos al Suap| tra licenze "a tempo" e disordini - Live Sicilia

Motocarrozzette, caos al Suap| tra licenze “a tempo” e disordini

Una graduatoria provvisoria, un bando in possibile contrasto con il regolamento, licenze "sotto condizione" ed esclusioni: la vicenda delle ape calesse non smente di far discutere e il Segretario generale chiede spiegazioni agli uffici.

PALERMO – Mail tra dirigenti, richieste di chiarimenti, autorizzazioni temporanee, ordine pubblico a rischio e possibili ricorsi al Tar. Chi pensava che la vicenda delle motocarrozzette si fosse chiusa con l’approvazione del regolamento in consiglio comunale dovrà ricredersi, visto che il futuro delle ape calesse destinate ai turisti e che hanno fatto inferocire i tassisti non è per niente scontato.

Si tratta, in poche parole, di quei mezzi solitamente colorati di blu e con capote bianca che da alcuni anni girano nel centro storico della città (e non solo lì) portando in giro i turisti: un servizio fino a qualche mese fa completamente abusivo, tanto da provocare la protesta dei taxi, e che all’inizio dell’estate Sala delle Lapidi ha pensato di regolarizzare concedendo 15 licenze (ampliabili a 20) ai vincitori di un apposito bando di cui ha fissato limiti e paletti. Per partecipare bisognava infatti essere iscritti alla Camera di Commercio, avere la patente, aver fatto la scuola dell’obbligo, possedere (anche in leasing o comodato) una motocarrozzetta, non essere un tassista ed essere in regola con la legge.

Ma, una volta pubblicato il bando, alcuni dei partecipanti sono rimasti interdetti quando hanno scoperto che uno dei criteri, ovvero l’iscrizione alla Camera di Commercio, non doveva essere posseduto alla data ultima per la presentazione dell’istanza, ma a quella di pubblicazione del bando: un ostacolo non da poco se si considera che, in base alla graduatoria provvisoria, su 31 partecipanti solo in 19 erano iscritti entro i termini previsti. Il regolamento approvato dal consiglio comunale, al comma 7 dell’articolo 10, prevede che il “titolo di servizio”, così come quello di studio, sia posseduto entro i termini di presentazione delle domande e proprio qui nasce uno dei problemi: cos’è il titolo di servizio? Secondo alcuni potrebbe essere l’iscrizione alla Camera di Commercio, visto che non ne esistono altri per questa professione, il che farebbe emergere una discrasia tra bando e regolamento: appiglio a cui molti vorrebbero rifarsi per impugnare al Tar la graduatoria definitiva. “Il regolamento non si esprime con chiarezza sul requisito in questione – spiega il dirigente del Suap Giovanni Galvano, che ha redatto il bando – e quindi ho ritenuto implicito che potesse essere l’ufficio a determinarsi”.

La vicenda, però, non finisce certo qui. In agosto, infatti, il Suap ha rilasciato otto licenze (a cui dopo se ne sono sommate altre due) “sotto condizione”, ovvero in attesa di verificare la regolarità dei documenti presentati. E quando il Segretario generale ha chiesto chiarimenti agli uffici, in seguito alle proteste di alcuni consiglieri comunali, Galvano ha risposto di aver proceduto anche per motivi di ordine pubblico. “Certo, non è stata una passeggiata, abbiamo dovuto chiedere la protezione delle forze dell’ordine – spiega il dirigente – avremmo avuto 60 giorni per chiedere la documentazione e il mio ufficio aveva 30 giorni per dare poi risposta. Considerato che tutti l’hanno presentata e il fatto che hanno dichiarato di avere i requisiti, ero tenuto a concedere l’autorizzazione ma a titolo prudenziale procederemo d’ufficio a fare gli accertamenti”. Licenze a tempo, insomma, e in un clima non certo piacevole, se si considera che in agosto la Digos è dovuta intervenire per sedare gli animi (e fare da scorta) e la Polizia municipale presidia l’assessorato costantemente.

Per questo il Segretario ha chiesto chiarimenti agli uffici per far luce su una questione assai spinosa. “Questa attività è in mano al dirigente che evidentemente ha ritenuto di procedere secondo una certa linea – commenta l’assessore Marco Di Marco – oggi la vicenda è all’attenzione della capoarea, Maria Mandalà, che sta verificando l’iter seguito”. “Farò quanto mi chiederà l’amministrazione – risponde la Mandalà – ma non ho avuto alcun ruolo formale se non la presidenza della commissione per i quiz”. Sta di fatto, però, che la situazione è assai ingarbugliata tanto da provocare un fitto scambio di missive tra burocrati in un’area che, però, conta solo due dirigenti (sui cinque di qualche tempo fa) e tre sole posizioni organizzative sulle sei previste, dovendo far fronte a un ufficio delicato come quello delle Attività produttive al centro, spesso, di piccoli e grandi interessi.

 


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