Strage di Capaci, la Cassazione |convalida l'ergastolo per D'Amato - Live Sicilia

Strage di Capaci, la Cassazione |convalida l’ergastolo per D’Amato

Cosimo D'Amato

A quasi venti anni dalle stragi di Cosa Nostra la Cassazione ha confermato l'ergastolo per Cosimo D'Amato, il pescatore palermitano che avrebbe rifornito la mafia di tritolo per gli attentati di Milano, Roma e Firenze e, secondo la Procura di Caltanissetta, anche di Capaci.

ROMA – Prima convalida, dalla Cassazione, dell’inchiesta della Dda di Firenze che nel 2011 – a quasi venti anni dalle stragi di Cosa Nostra in Sicilia e in continente – ha condotto, in seguito alle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, all’arresto di Cosimo D’Amato, il pescatore palermitano condannato all’ergastolo lo scorso 23 maggio dal gup di Firenze che avrebbe rifornito la mafia di tritolo per gli attentati di Milano, Roma e Firenze e, secondo la Procura di Caltanissetta, anche per Capaci.

La Suprema Corte, infatti, con la sentenza 37425 della Sesta sezione penale depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi lo scorso 27 giugno, ha respinto il ricorso di D’Amato contro la conferma del suo arresto da parte del tribunale del riesame di Firenze del 26 novembre 2012.

Ad avviso della Cassazione, i giudici di merito hanno fornito “una motivazione strutturata in maniera del tutto logica e coerente, fondata su un attento esame degli elementi probatori raccolti” sulla consapevolezza di D’Amato riguardo l’utilizzo che sarebbe stato fatto del tritolo che lui estraeva dagli ordigni bellici della Seconda guerra mondiale pescati dalle sue reti.

Per quanto riguarda le accuse di Spatuzza – che ha fatto anche i nomi di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri come referenti di Cosa Nostra nella trattativa Stato-mafia – gli ‘ermellini’ rilevano che il tribunale le ha “attentamente vagliate”, evidenziando che il pentito era presente alla consegna sulla spiaggetta di S. Elia dell’esplosivo per le stragi siciliane del 1992 e che ha riferito anche di forniture di esplosivo nel corso del 1993. Il ricorso di D’Amato è stato respinto.


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