Bianchi-Bartolotta al capolinea| Crocetta di fronte a un bivio - Live Sicilia

Bianchi-Bartolotta al capolinea| Crocetta di fronte a un bivio

I due assessori sarebbero pronti al passo indietro, già nelle prossime ore. Intanto, oggi saranno in giunta. A quel punto si aprirebbero diversi scenari. Il governatore potrebbe temporeggiare, utilizzare le poltrone libere per "far pace" col Pd, o rompere definitivamente con i democratici.

PALERMO – Alle tre del pomeriggio, a Catania, loro ci saranno. Ma per Luca Bianchi e Nino Bartolotta potrebbe trattarsi dell’ultima giunta di governo. Già, perché nonostante le prese di posizione espresse nella conferenza stampa di due giorni fa, con gli assessori impegnati a difendere orgogliosamente e legittimamente la qualità del proprio lavoro svolto, due caselle dell’eseceutivo di Crocetta potrebbero liberarsi già da stasera. O da domani.

E del resto, le posizioni degli assessori all’Economia e alle Infrastrutture erano sembrate, già nel croso dell’incontro con i giornalisti, un po’ meno nette di quelle delle colleghe Lo Bello e Scilabra. Queste ultime avevano detto a chiare lettere “non ci dimettiamo”, lamentando anche il trattamento offerto loro dal segretario Lupo.

Bianchi, invece, pur precisando che era sua intenzione quella di andare avanti, aveva però fissato le condizioni: “Rimango in giunta se il governo è sostenuto dal Partito democratico”. Una questione rimbalzata a Roma. Da dove sembra venuta fuori l’intenzione di un prossimo colloquio tra le “parti” (Pd nazionale, regionale e governo). Ipotesi non sufficiente, al momento, a far spostare Bianchi dal suo intendimento. “Credo che al momento – ha detto l’assessore – manchino le condizioni politiche per far fronte alla difficile manovra economica e finanziaria che ci aspetta nelle prossime settimane. Sarò in giunta, per onorare l’impegno assunto in prima persona, e in nome del Presidente Crocetta, nei confronti dei comuni siciliani, per apportare una variazione di bilancio che reputo necessaria per la vita degli enti locali siciliani. Venerdì mattina, in una conferenza stampa, trarrò il bilancio di questi ultimi giorni passati e comunicherò le mie decisioni su quelli a venire”. Parole che farebbero presagire a un addio. Addio “frenato” da una battuta del governatore, che ha raccontato a Live Sicilia di aver “sentito al telefono il segretario del Pd Epifani” che si sarebbe “fatto carico di fissare, entro due o tre giorni, un tavolo con i dirigenti nazionali e regionali del partito. Quando Bianchi ha detto quelle cose – ha aggiunto Crocetta – non era ancora al corrente di questo impegno”. Si vedrà. Ma è noto come i contatti tra l’esperto dello Svimez e il Pd nazionale siano fitti e costanti. E le dichiarazioni di ieri lascerebbero pensare a un addio.

Che potrebbe seguire quello di Nino Bartolotta. Nelle sue dichiarazioni in conferenza stampa, pur difendendo il proprio operato in questi mesi, infatti, l’assessore alle Infrastrutture ha precisato di voler “riflettere un po’ prima di prendere una decisione”, di “avere molto rispetto nei confronti del suo segretario Lupo e del presidente Crocetta” e di “essere pronto a fare un passo indietro se questo servisse a riportare l’armonia tra il governo e il partito”. Le novità delle ultime ore, però, anche in questo caso porterebbero verso le dimissioni. “Ieri – ha infatti detto Bartolotta, contattato da Live Sicilia – ho parlato con giuseppe Lupo. E ho confermato le mie valutazioni: non ho condiviso la decisione presa dal Pd siciliano. Il partito in cui io mi riconosco – ha aggiunto Bartolotta – non avrebbe aperto mai una crisi a soli 10 mesi dall’insediamento e alla vigilia di importanti scadenze per la Sicilia. Ancor più, dichiarando la ‘inadeguatezza degli assessori che il partito stesso ha designato’”. Ma Bartolotta non si è fermato lì. E ha verificato quali margini ci fossero per questa ricucitura tra il partito e governo. “L’ho invitato – racconta Bartolotta – a riaprire il dialogo, ma Lupo mi ha confermato che al momento la decisione rimane quella deliberata in direzione. Oggi sarò pure io doverosamente in giunta. Certamente mi confronterò con il presidente ribadendo il principio detto in conferenza circa mia decisione finale. Sia chiaro, però, che pur non condividendo assolutamente la linea che il partito ha dato a questa crisi, pur essendo considerato (sbagliando) espressione di una sola corrente, io sono un uomo del Pd e come tale – conclude – la disciplina del partito avrà un peso nella mia scelta finale”.

Insomma, se nelle prossime ore non muterà la posizione del Pd siciliano, Bartolotta è pronto ad andare via. Non lasceranno la giunta, invece, le due donne “democratiche”. Anzi, l’assessore all’Ambiente Mariella Lo Bello appare molto battagliera: “Sono e resto – ha detto – un dirigente del Pd. Non sono né mi sento fuori dal partito. Credo certamente che debba avviarsi una discussione ampia. In fondo, in direzione, si è assistito solo alla lettura della relazione di Lupo, all’intervento di Cracolici, al mio e a quello di pochi deputati. Non è stata data voce invece – aggiunge – a una grossa fetta del partito, che non ha avuto la possibilità di intervenire. Tra questi, il capogruppo Gucciardi o altri deputati come Angelo Capodicasa o Mariella Maggio”.

Una scelta criticata aspramente dalla Lo Bello: “Per la prima volta – dice – il partito ha scelto di decidere a una grande velocità supersonica. Spero quindi che al più presto si possa tenere un incontro tra i dirigenti partito nazionale, regionale e del governo. Se io sono fuori dal partito non lo decide certamente il voto a una relazione”.

La Lo Bello resiste, quindi. Come Nelli Scilabra, che si era detta “offesa” dalle parole di Lupo. Ma i colleghi uomini sembrano davvero pronti a fare un passo indietro. Un’eventualità che aprirebbe nuovi dubbi e comporterebbe qualche serio problema per il governatore. Come sostituirli? E con chi?

Crocetta potrebbe intanto scegliere di temporeggiare. Tenere per sé le deleghe. E comprendere quali possano essere gli sviluppi della crisi. Una decisione, però, che ha un limite: la brevissima scadenza. Almeno per la delega al bilancio. Nelle prossime settimane, infatti, si entrerà nel vivo dell’esame dei documenti contabili. Difficile pensare che il presidente possa fare tutto da sé, o che i dirigenti possano assumersi la responsabilità anche politica di certe scelte.

Le due poltrone, quindi, potrebbero tornare buone per “far pace” col Pd. Una svolta un po’ paradossale, in questo caso. Crocetta, per risolvere la crisi, dovrebbe compiere la stessa scelta rifiutata pochi giorni fa. Rifiuto che ha innescato la crisi stessa. Altra soluzione potrebbe essere quella di un innesto dell’area renziana. Per non “rompere” col partito e per, magari, già fissare i passi di una strategia finalizzata al congresso del partito. Dove il “cavallo Renzi” sembra quello vincente. Ma a questo proposito, se Fabrizio Ferrandelli nei giorni scorsi ha sostenuto la “necessità di non abbandonare Crocetta, per non perdere un’occasione storica per il centrosinistra”, Davide Faraone, attraverso Facebook, ha lanciato una frecciata avvelenata al governatore: “Epifani non ha voluto incontrare Crocetta”.

Ma il presidente potrebbe a quel punto “prendere atto” della rottura definitiva col Pd. Che potrebbe essere “certificata” dall’ingresso in giunta di assessori non riferibili ai democratici. E in questo senso, suona un po’ come una novità la dichiarazione ieri di Marco Forzese: “Non abbiamo mai chiesto deputati in giunta. Vanno benissimo dei tecnici”. Tecnici d’area, ovviamente. Ma lontani dal Pd e più vicini, magari, alla nuova formazione che potrebbe nascere dalla coagulazione di Drs, Megafono e Articolo 4, un “blocco” che ha anche ieri manifestato la “fedeltà” al governatore in occasione del “caso Irsap”, parlando di un “colpo di mano”.

Senza escludere un’altra ipotesi. Una casella potrebbe tornare buona per lanciare un segnale alle opposizioni. Al momento, di ribaltoni o di “ribaltini” non si parla. Ma certamente, un assessore gradito al centrodestra (senza dimenticare che in giunta ce n’è già uno: Patrizia Valenti è molto vicina a Pino Firrarello) potrebbe facilitare il lavoro del governo all’Ars. Dove ieri l’esecutivo, assente in massa, è già affondato sotto i colpi del fuoco amico del Pd.


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