Al via il Festival della legalità | nel segno di Impastato e Francese - Live Sicilia

Al via il Festival della legalità | nel segno di Impastato e Francese

L'inaugurazione del festival della legalità

Inaugurata la sesta edizione del Festival della Legalità all'interno di Villa Filippina. La manifestazione sulla lotta alla criminalità organizzata, quest'anno è dedicata al ricordo del beato Don Pino Puglisi. Inaugurate due mostre in ricordo di Peppino Impastato e Mario Francese.

L'iniziativa a Palermo
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PALERMO – Prende il via la sesta edizione del Festival della Legalità, l’evento organizzato dalla Zerotre e dall’Associazione Villa Filippina col patrocinio del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, della Regione Siciliana, del Comune di Palermo, dell’Università degli Studi di Palermo e del Comitato regionale Sicilia del Coni, con la sponsorizzazione di Unicredit e con la media partnership del quotidiano online LiveSicilia.it e dei mensili I love Sicilia e “S”.

Una sei giorni dedicata al tema della lotta alla criminalità organizzata nel ricordo del beato Don Pino Puglisi, a vent’anni dall’omicidio del parroco di Brancaccio e che quest’anno riparte con la domanda “Sì, ma verso dove?”, con la quale Don Pino concludeva gli inviti del Centro Diocesano per le Vocazioni, di cui era direttore. Alla presenza di un numeroso pubblico di studenti, sul palco di Villa Fiilippina gli ospiti si sono alternati al microfono per parlare di legalità, di lotta alla criminalità organizzata e di beni confiscati alla mafia.

Presentate inoltre l’esposizione “L’esigenza di reagire” e la mostra “Una vita in cronaca. Per rompere il silenzio”, dedicate rispettivamente a Peppino Impastato e a Mario Francese. La prima organizzata dal movimento civico spontaneo Officina93018 per ripercorrere la vita di quel Peppino per il quale la lotta alla mafia era diventata un vero modus vivendi, in una Cinisi in cui parlare e fare nomi e cognomi non era permesso. La seconda costituita da foto, cronache e commenti in 29 pannelli nel ricordo del cronista diventato scomodo alla mafia, curate dalla famiglia Francese in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia.

Ad aprire la cerimonia di inaugurazione, moderata dal giornalista Claudio Reale, il questore di Palermo Nicola Zito. “Per me è un appuntamento significativo. Sono manifestazioni importanti perché seguono il filo della legalità che da più anni si afferma in Sicilia. In un paese democratico ognuno deve fare la sua parte. In questo modo ci sarà un momento in cui in Sicilia non si parlerà più di criminalità organizzata”. Zito ha poi parlato dell’importanza di un lavoro condiviso in cui ciascuno faccia la propria parte e ha annunciato un’importante novità, realizzata grazie al Ministero degli Interni. “Abbiamo avuto in incremento dell’organico pari a circa il dieci per cento – ha spiegato il questore -, per un numero pari a circa cinquanta persone in più, per lo poì giovani, un elemento significativo per la lotta alla criminalità organizzata”.

Tra i presenti anche il sindaco di Monreale Filippo Di Matteo che ha incentrato il suo intervento sui beni confiscati alla mafia come nuove opportunità di lavoro e produzione di beni. “Il percorso virtuoso dei beni confiscati è importantissimo. Consorzio Sviluppo e Società di cui mi occupo personalmente è nato con uno scopo specifico, ovvero quello di confiscare beni alla mafia. In dieci anni abbiamo ottenuto grandi risultati e abbiamo potuto farlo anche grazie a tanti giovani. Basti pensare che oggi diamo lavoro a cento persone”. Un festival, questo, incentrato non solo su incontri e dibattiti, ma anche sull’arte come espressione di legalità. A riguardo, l’intervento di Rossana Saporito, dell’Officina 93018, che ha realizzato la mostra dedicata a Peppino Impastato, ha puntato l’attenzione sull’importanza del lavoro svolto dall’Universita nella libertà di espressione.

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Riccardo Arena ha spiegato come, sebbene la vita di Impastato sia la piú conosciuta grazie al noto film “I cento passi” a lui dedicato, sono otto i giornalisti che hanno perso la vita nella lotta al fenomeno mafioso. Tra questi Mario Francese, “che cercava di capire, riuscendoci – ha spiegato Arena – come la mafia possa intervenire negli appalti”. Il presidente Arena ha infine ricordato che lo scorso 22 giugno è stata inaugurata una diga a Francese, “una metafora significativa per un giornalista che svolge questo lavoro con determinazione”. “Il mestiere del giornalista è proprio questo – ha concluso -, lottare per la democrazia e la verità”.

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