Processo per detenzione di esplosivo | Ciancimino sceglie il rito abbreviato - Live Sicilia

Processo per detenzione di esplosivo | Ciancimino sceglie il rito abbreviato

Massimo Ciancimino

Niente patteggiamento per il figlio di don Vito, che in aula ha letto una nuova lettera di minacce nei suoi confronti. I legali: "In questo modo un giudice terzo l'esistenza o meno delle generiche e il quadro probatorio".

PALERMO – Niente patteggiamento. Dopo l’ennesimo no della Procura Massimo Ciancimino sceglie il rito abbreviato al processo per detenzione di dinamite. Stamani i pubblici ministeri Paolo Guido e Nino Di Matteo hanno ribadito in udienza la propria posizione, bollando come incongrua la richiesta di applicazione di una pena ad un anno e undici mesi di reclusione e 400 euro di multa. Tutto ruotava attorno al riconoscimento, oggi respinto, delle attenuanti generiche. Senza di esso è diventato impossibile scendere sotto i tre anni proposti dalla Procura.

“Il rito abbreviato ci consentirà di fare valutare ad un giudice terzo l’esistenza o meno delle generiche e il quadro probatorio”, spiegano i legali di Ciancimino jr, gli avvocati Francesca Russo e Roberto D’Agostino. Che poi lanciano una stilettata: “È un’ulteriore conferma che il nostro assistito non gode di favoritismi dalla Procura”. Il figlio dell’ex sindaco di Palermo è finito sotto accusa dopo il ritrovamento ad aprile 2011, nel giardino della sua casa di Palermo, di decine di candelotti di tritolo. Già nei mesi scorsi, seppure non formalmente, i difensori del superteste della trattativa avevano cercato invano un accordo sulla pena con i magistrati. Il tritolo venne ritrovato dopo il fermo di Massimo Ciancimino, finito in manette per avere calunniato l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. In quell’occasione

Ciancimino fece ritrovare i candelotti sostenendo di averli ricevuti da un non precisato personaggio a scopo intimidatorio, salvo cambiare versione quando i magistrati scoprirono che l’indagato si era portato l’esplosivo da Bologna. Il testimone riferì anche di averne data una parte a un amico e che questi se ne sarebbe disfatto buttandola in mare. Versione che contrastava con quella dell’amico che disse di averla gettata in un cassonetto. Ciancimino jr ha giustificato il suo atteggiamento e le sue differenti versioni perché dettato dalla paura per le continue minacce ricevute. E stamani ha consegnato al giudice l’ultima missiva minatoria ricevuta. Il figlio di don Vito è accusato anche di concorso in associazione mafiosa e di calunnia ai danni di De Gennaro davanti al gup che celebra l’udienza preliminare nel procedimento sulla trattativa tra Stato e mafia.

Nel corso dell’udienza Ciancimino ha fatto dichiarazioni spontanee e ha letto una lettera di minacce ricevuta recentemente. Ha chiesto di essere sentito sostenendo di essere in grado di riconoscere il presunto regista che avrebbe escogitato le intimidazioni e sarebbe responsabile della consegna dell’esplosivo trovato a casa dell’indagato. Si tratterebbe di Giancarlo Rosselli o Carlo Rossetti, lo stesso personaggio che gli avrebbe consegnato il falso documento in cui si accostava il nome dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro a un fantomatico agente dei Servizi protagonista della trattativa Stato-mafia. Su Rosselli i pm starebbero indagando. La richiesta di interrogatorio è stata respinta e il processo rinviato all’11 novembre per la sentenza.


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