Un rigassificatore a Gela | Primo sì dell'Europa - Live Sicilia

Un rigassificatore a Gela | Primo sì dell’Europa

Il palazzo della Commissione Europea di Bruxelles

Il progetto, insieme a quello di un nuovo gasdotto che colleghi la Sicilia con la Libia attraverso Malta, fa parte di una lista di proposte preselezionate dalla Commissione Europea all’interno del blocco delle 248 infrastrutture che ridisegneranno l’Europa dell’energia.

Il Connecting Europe Facility
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PALERMO – Un rigassificatore a Gela e un gasdotto che colleghi la Sicilia alla Libia, passando per Malta: sono questi i due progetti riguardanti la Sicilia che sono stati preselezionati dalla Commissione europea, insieme ad altri 29 nelle altre regioni italiane, all’interno del blocco delle 248 infrastrutture che ridisegneranno l’Europa dell’energia che prende il nome di “Connecting Europe Facility”.

I progetti di interesse comune europeo che vedono coinvolta l’Italia sono dunque in totale 31. Di questi, diciannove riguardano l’elettricità (corridoi Est e Ovest), dieci il gas (corridoi Est, Ovest e Sud), uno il petrolio (corridoio Osc per l’Europa centro-orientale) ed uno, quello del gasdotto, le smart grids (corridoio Mediterraneo Nord-Sud). Il piano mette a disposizione 5,8 miliardi di Euro fino al 2020, per i progetti che verranno selezionati in una seconda fase (che avrà luogo il prossimo anno). I fondi diventeranno disponibili soltanto dopo che ogni singolo progetto sarà stato corredato da domanda con piano di investimenti: l’autorizzazione sarà data dopo la valutazione positiva della documentazione delle spese. I tempi della commissione dicono che all’inizio del 2014 dovrebbe partire il primo bando, che sarà seguito da un ulteriore bando ogni anno successivo. La lista dei progetti prioritari, invece, sarà rivista e aggiornata ogni due anni a partire dal 2015.

L’elenco europeo del nuovo piano strategico delle interconnessioni dell’energia intende mettere a punto una serie di miglioramenti nella rete energetica europea grazie al potenziamento delle infrastrutture, senza lasciare indietro pezzi di Europa dipendenti da un’unica fonte di approvvigionamento o veri e propri “imbuti energetici” che mettono un Paese in ginocchio per un black-out o per una protesta. “Riteniamo che la stragrande maggioranza dei progetti energetici comunitari d’interesse comune verrà realizzata nei prossimi anni”, ha spiegato Günther Oettinger, commissario europeo per l’Energia, durante la presentazione dei progetti preselezionati.

“Nella lista – ha proseguito – ci sono soltanto progetti fattibili a breve e già concordati da tutti gli Stati membri. Ci sono in ballo quasi sei miliardi, che da soli non basteranno. Dobbiamo garantire che i nostri finanziamenti, proprio perché limitati, siano utilizzati con oculatezza e che il denaro dell’UE vada dove può apportare il maggior beneficio possibile ai consumatori europei. Da Bruxelles è stato varato un piano preciso per attrarre gli investitori: un’autorità nazionale unica per Paese per le autorizzazioni, massimo tre anni e mezzo di tempo per far partire i lavori, taglio dei costi amministrativi e procedure di consultazione con le comunità locali per evitare nuovi casi come quello della Tav”. In attesa del via libera dal Consiglio e dal Parlamento dell’UE, si è già incassato qualche parere positivo dagli addetti ai lavori, segno che il piano viaggia nella direzione richiesta dai grandi gruppi europei dell’energia.


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