Il miraggio della trasparenza - Live Sicilia

Il miraggio della trasparenza

L'Ars ci costa 160 milioni all'anno. Il minimo che i cittadini possano pretendere è sapere come quei soldi vengono spesi. Fa specie che la politica non lo capisca

L'editoriale
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La nostra cronista Chiara Billitteri li ha “inseguiti” per una settimana. Sostanzialmente invano. Riuscire a sapere dai membri dell’ufficio di presidenza dell’Ars chi sono e quanto guadagnano i loro collaboratori è stata una missione impossibile. Solo il presidente Ardizzone e il vicepresidente Venturino hanno pubblicato gli elenchi sul web. A loro due si aggiunge l’altro vicepresidente Pogliese, che su Internet ancora non ha postato niente ma che almeno quei nomi ce li ha fatti avere. Niente da fare per gli altri. Che sono la bellezza di altri sette deputati. Tutti ovviamente ci costano qualcosa in più degli altri. Tra indennità aggiuntive e plafond di spese per i collaboratori, ad esempio, ogni deputato segretario costa circa 150 mila euro annui in più. E guardando all’ultimo bilancio interno dell’Ars si nota che l’unico capitolo di bilancio ad essere cresciuto, a fronte dei tagli a tutti gli altri, è proprio quello degli addetti alle segreterie dell’ufficio di presidenza, passato da 2,4 a 3 milioni di euro all’anno.

Tutti i componenti dell’ufficio di presidenza, infatti, hanno diritto a usufruire di consulenti. Ovviamente a nostre spese. E visto quanto ci costa mantenere Palazzo dei Normanni (la bellezza di 164 milioni di euro all’anno) e i suoi inquilini, dai novanta deputati che costretti a tagliarsi il lauto stipendio da una normativa nazionale hanno fatto di tutto per limitare danni, alla dorata burocrazia dei grand commis che incassano liquidazioni milionarie e auree pensioni precoci, nei tempi di magra che ci tocca vivere il minimo che i cittadini contribuenti possono pretendere è almeno di sapere come quel denaro viene speso. È la famosa trasparenza, che spesso ritorna come un ritornello nelle dichiarazioni d’intenti dei nostri politici. Facile evocarla, più difficile metterla in pratica. Eppure c’è chi lo fa, senza bisogno di farsi tirare per la giacchetta. E questo rende più difficile comprendere le ragioni di chi ancora non ha raccolto l’invito del presidente Ardizzone e non ha reso note quelle informazioni, dribblando anche la richiesta del nostro giornale. Sta di fatto che il sogno di un’Ars che diventa una casa di vetro al momento rimane ancora tale. Del vetro il Palazzo oggi mostra solo la fragilità, quella di una classe politica che dimostra tutta la sua difficoltà a comprendere il momento che la gente, fuori da quelle mura, quotidianamente attraversa.


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