Il deputato è indagato | il suo consulente pure - Live Sicilia

Il deputato è indagato | il suo consulente pure

Franco Rinaldi ha reso finalmente noti i nomi dei suoi consulenti. Tra questi, Roberto Giunta, coinvolto insieme al parlamentare che lo ha chiamato a lavorare in Assemblea, nell'inchiesta sulla Formazione professionale a Messina.

Lo strano caso del questore all'Ars
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PALERMO – “Uniti nella buona e nella cattiva sorte,” è il caso di dire. Franco Rinaldi, deputato questore dell’Ars, ha scelto Roberto Giunta come consulente. Uno dei consulenti di cui Livesicilia è riuscita ad avere, e a fatica, nomi e compensi. I due condividono non solo il lavoro spalla a spalla nelle stanze dell’assemblea regionale siciliana, ma pure l’iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Messina.

Entrambi, infatti, sono coinvolti nell’inchiesta che ha travolto la formazione professionale nella città dello Stretto. Sono accusati di peculato. Di cattiva sorte, però, Rinaldi non vuol sentire parlare. Al telefono, a scanso di equivoci, conferma subito che Giunta, il consulente, sia la stessa persona indagata. Poi si dice certo che tutto si sistemerà. Ed è pure inutile sollevare la questione dell’opportunità, o meno, di tenere Giunta nel suo staff: “Consulente lo era prima dell’inchiesta. E poi, scusi, non mi sono posto il problema dell’indagine neppure per me. Non ho mai voluto entrare nel merito di questa faccenda e non lo farò adesso”.

Insomma, Rinaldi taglia corto: lui e il suo consulente usciranno puliti dall’inchiesta. Nel frattempo, però, i loro nomi fanno capolino tra le carte che avrebbero smascherato anche a Messina il malaffare che ha ammorbato la formazione siciliana. Beni e attrezzature noleggiati a prezzi gonfiati. Affitti spropositati per le sedi delle lezioni. Materiale comprato da ditte “compiacenti” o addirittura create dagli stessi responsabili degli enti Lumen, Aram e Ancol. A giugno Rinaldi ha scoperto di essere indagato dopo avere ricevuto un avviso di proroga delle indagini. Il nome di Giunta saltò fuori, invece, nella misura cautelare che a luglio ha mandato in carcere dieci persone. Giunta viene chiamato a rispondere di peculato perché “in qualità di legale rappresentante della Centro Servizi 2000 srl. si appropriava di ingenti somme di denaro pubblico distraendolo dalle finalità della formazione”. La Centro servizi, amministrata dal 2010 da Giunta, avrebbe incassato 200 mila euro per alcuni contratti di noleggio di attrezzature delle quali non sarebbe stata provata la consegna. Lo stesso Centro Servizi 2000 è socio della Geimm, amministrata da Giunta succeduto nella carica proprio a Franco Rinaldi. Sempre la Centro Servizi affittò all’Aram, dal 2006 al 2012, gli immobili dove organizzare i corsi con un contratto di 130 mila euro all’anno. Un canone che senza esitazione i pm definiscono “esorbitante”.

Rinaldi è il deputato eletto col maggior numero di voti alle ultime elezioni regionali (quasi 19 mila). Cognato dell’ex segretario regionale del Pd Francantonio Genovese, è un “big” dell’area Innovazioni del Messinese.

Con Genovese, però, il questore è stato coinvolto nelle recenti indagini sulla Formazione professionale. E anche per questo, ha ricevuto frecciate velenose direttamente dal governatore Crocetta. Già a fine anno, in seguito a un’inchiesta giornalistica della trasmissione Report, il presidente della Regione aveva tuonato: “Certi deputati dovrebbero dimettersi”. Ma le dimissioni non sono arrivate nemmeno in seguito, appunto, alle inchieste, che hanno coinvolto anche la moglie di Rinaldi, Elena Schirò. Anzi, il deputato, nel frattempo, era stato indicato dal partito (prima dell’inchiesta giudiziaria) e poi eletto dall’Assemblea regionale come presidente del Collegio dei deputati questori.

Una carica non solo “onorifica”. Il ruolo di questore, infatti, garantisce al deputato un’indennità aggiuntiva, e altri benefit. Oltre infatti al già sostanzioso stipendio da “deputato semplice”, il questore ha diritto a 2.924,86 euro lordi in più al mese, oltre a un proprio ufficio e, in qualità di componente dell’ufficio di presidenza, appunto anche dei propri consulenti e dei propri comandati. Tutti “lussi” al quale Rinaldi non ha voluto rinunciare (al contrario, ad esempio, del presidente della Commissione Unione europea Francesco Cascio, che ha annunciato, in seguito alle inchieste sul Ciapi, la propria “autosospensione” dalla carica).

Una scelta, quella di Rinaldi, non molto gradita, pare, anche all’interno del suo partito. Dove qualche collega deputato si sarebbe atteso un “passo indietro”. Almeno rispetto al titolo di “deputato graduato”. “Sarebbe stato un gesto non obbligato, ma di grande eleganza”, commenta a bassa voce qualche parlamentare democratico. Ma quel gesto, non è arrivato. E così, anche il consulente, indagato come il questore, è rimasto saldamente al suo posto. Uniti, nella buona e nella cattiva sorte.


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