Qanat e camere dello scirocco| Ecco i segreti del sottosuolo - Live Sicilia

Qanat e camere dello scirocco| Ecco i segreti del sottosuolo

Il fascino del sottosuolo palermitano al centro dell'incontro "Nella notte con Persefone" che si è tenuto ieri al museo geologico Gemmellaro, con il geologo Mario Tozzi, nell'ultimo week end de Le vie dei Tesori.

L'incontro al Gemmellaro
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PALERMO – Il sottosuolo palermitano nell’immaginario collettivo e la sua rappresentazione nella realtà concreta. “Nella notte con Persefone, echi dal sottosuolo”, il geologo Mario Tozzi ha approfondito i temi affrontati nel suo libro “Italia segreta, viaggio nel sottosuolo da Torino a Palermo”.

L’incontro si è tenuto ieri pomeriggio al museo geologico Gemmellaro di corso Tukory, nel corso dell’ultimo week end de Le vie dei Tesori. Insieme a Tozzi, il critico d’arte e poeta Aldo Gerbino e il geologo palermitano e direttore del museo, Valerio Agnesi. Il fascino dei “qanat”, i vecchi acquedotti arabi e l’utilizzo dei “condizionatori” rudimentali, le cosiddette “camere dello scirocco” sono state al centro dell’incontro al quale hanno partecipato oltre duecento persone.

Definiti nel libro di Tozzi come i “climatizzatori del Settecento” le camere dello Scirocco servivano da refrigerio nel cuore dell’estate siciliana. “Il vento che girava e si metteva a soffiare da sud avrebbe portato un caldo insopportabile, che gettava nello sconforto la gran parte degli abitanti della ancora magnifica Conca d’Oro.

Non certo le fasce nobiliari, però, con tutte le comodità al seguito, che potevano trovare rifugio nel sottosuolo, confortate da un sistema di refrigerazione antico quanto il mondo, e giunto in Sicilia grazie agli arabi”.

Tozzi “scende” così, insieme ai suoi lettori, nella camera dello Scirocco di Villa Savagnone, un bene confiscato alla mafia che si trova in fondo Micciulla. “Si apre una cavità circolare – spiega il geologo – che sarebbe impossibile scorgere dalla superficie anche camminandoci accanto, se il segreto non fosse già svelato e segnalato”. E’ uno dei “tesori” di Palermo, avvolti dal fascino e dal mistero di quel tempo:

“Funzionava in base ad una sapienza antica – prosegue Tozzi – alla quale base c’è una roccia particolarmente tenere, chiamata “calcarenite”. Funziona come un isolante termico, ma il vero condizionamento lo fornisce l’aria fresca di sorgente che scorre attraverso la stanza, evaporando e sottraendo così calore alla grotta stessa che si mantiene fresca.

E il sottosuolo della Piana di Palermo – precisa – è costituito in massima parte da questo tipo di roccia, che ha permesso la realizzazione di strette gallerie scavate con semplici zappe, i qanat”.

 


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