Prorogato il 41 bis a "Nino u pazzu" |Il difensore Lipera: "Va liberato" - Live Sicilia

Prorogato il 41 bis a “Nino u pazzu” |Il difensore Lipera: “Va liberato”

Condannato per duplice omicidio e associazione mafiosa il fratello di Nitto starà al 41 bis almeno per altri due anni, lo ha deciso il ministro Anna Maria Cancellieri. Contrattacca l'avvocato Lipera: "Non è compatibile con la detenzione". Il difensore ha presentato reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Roma.

CATANIA – Il boss Nino Santapaola, detto “Nino u pazzu”, fratello di “Nitto”, deve stare al 41bis per almeno altri due anni, la decisione è stata messa nero su bianco dal ministro Anna Maria Cancellieri.

Uomo d’onore della famiglia catanese di Cosa nostra, condannato definitivamente per associazione mafiosa, è stato reggente nel 2000.

Da anni nelle aule di giustizia si discute della sua capacità di intendere e volere, secondo pentiti e atti giudiziari, sarebbe un elemento di primo piano della mafia, secondo il legale Lipera, in ogni caso, le sue condizioni sarebbero incompatibili con la detenzione carceraria.

L’inchiesta Dionisio della Dda di Catania ha documentato che “malgrado lo stato di detenzione e il successivo ricovero in ospedale psichiatrico”, Nino Santapaola avrebbe avuto “un ruolo di primo piano all’interno dell’organizzazione. In questa veste, avrebbe “legittimato Alfio e Giuseppe Mirabile, quest’ultimo figlio della sorella della moglie, ad assumere il comando del sodalizio e a mantenere costanti rapporti con Francesco La Rocca”.

Tramite il cognato Salvatore Rapisarda detto “Turi malboro”, Nino u pazzu avrebbe impartito direttive su come affrontare il conflitto con il gruppo Ercolano-Mangion e come portare avanti alcune attività estortive.

IL RECLAMO DELLA DIFESA –  “Insussistenza dei presupposti per l’applicazione della proroga e illogicità della motivazione”. Queste le ragioni fondanti del reclamo presentato dall’avvocato Giuseppe Lipera, legale di Antonino Santapaola, al Tribunale di Sorveglianza di Roma con il quale chiede l’annullamento del decreto del Ministero della Giustizia (datato 24/10/2013) con cui è stato prorogato di due anni il regime del carcere duro per il fratello del boss Benedetto “Nitto”.

Il difensore di Santapaola ritiene che il decreto non ha “sostegni” in merito all’attuale persistenza del “pericolo per l’ordine e per la sicurezza pubblica esterna” del suo assistito. Per Lipera non ci sono riscontri su questo “profilo” in quanto le vicende giudiziarie contestate “non sono state mai accertate con sentenza di condanna definitiva”. E su questo fronte l’avvocato nel reclamo sottolinea che Antonino Santapaola è stato condannato definitivamente (ordine di esecuzione del 15/12/2011)  solo per il reato di duplice omicidio avvenuto nel 1982 (più di trent’anni fa), per il resto non ha mai subito una condanna definitiva, in quanto tutti i procedimenti penali a suo carico sono stati sospesi perché incapace di partecipare coscientemente in giudizio a causa dei suoi problemi di salute.

“Il detenuto – si legge nel reclamo –  presenta le seguenti patologie: “1. Grave sindrome psicorganica ingravescente con manifestazioni cliniche di demenza e disturbi correlati del comportamento; 2. Diversi sindromi internistiche, tra cui Diabete instabile di tipo II curato con ipoglicemizzanti orali, cardiopatia arteriosclerotica di tipo costrittiva, tendenza a tromboflebiti agli arti inferiori” di natura da determinare”. Di fronte a tali malattie l’avvocato Giuseppe Lipera evidenzia al Ministro Anna Maria Cancellieri che Antonino Santapaola non può “essere considerato compatibile con un regime carcerario duro (41 bis) e nemmeno con quello ordinario, di conseguenza lo stesso – chiede il difensore va immediatamente rimesso in libertà per gravissimi motivi di salute, per essere adeguatamente e concretamente curato”.

Su Antonino Santapaola quale attuale personaggio di rilievo dell’organizzazione mafiosa come motivazione alla proroga del carcere duro, per Lipera non ci sono ” prove” che il suo assistito, sottoposto al 41 bis dal 2007,  abbia “mantenuto collegamenti con la criminalità organizzata”. E per l’avvocato le dichiarazione dei fratelli Mirabile, collaboratori di giustizia, che hanno riferito ai magistrati “della presenza sino al novembre 2012 di un’associazione mafiosa nel territorio catanese” non possono essere prese in considerazione dal Guardasigilli in quanto non hanno un “significato di particolare pregio giuridico, che dimostra l’attualità dell’inserimento di Antonino Santapaola nell’ambito del sodalizio criminale”.

Un ulteriore “elemento” con cui il Ministero della Giustizia supporta la decisione della proroga è “la tentata evasione del 22/8/2007 di Antonino Santapaola dall’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Napoli, episodio che dimostrerebbe come il detenuto abbia mantenuto contatti con l’esterno”. Per Lipera, anche su questa vicenda, non ci sono prove a sostegno del progetto di evasione se non il racconto dell’internato Ivano Lombardo. “Questa storia – si legge ancora nel reclamo –  appare assurda e fantasiosa”.

Giuseppe Lipera, dunque, chiede al Tribunale di Sorveglianza non solo l’annullamento del decreto ma anche di dichiararne l’inefficacia e in ultima istanza di revocare a Santapaola il regime del 41 bis.

 

 


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