L'inchiesta sullo scandalo Ciapi | I pm: "Processate Giacchetto e soci" - Live Sicilia

L’inchiesta sullo scandalo Ciapi | I pm: “Processate Giacchetto e soci”

Dopo l'avviso di conclusione delle indagini, ecco la richiesta di rinvio a giudizio. Riguarda sette persone. Le stesse per le quali la Procura aveva chiesto il giudizio immediato negato dal presidente dei Gip.

PALERMO – Dopo l’avviso di conclusione delle indagini, ecco la richiesta di rinvio a giudizio per lo scandalo Ciapi di Palermo. Riguarda sette persone. Le stesse per le quali la Procura aveva chiesto il giudizio immediato negato dal presidente dei Gip.

Al centro delle indagini, c’è, innanzitutto, Faustino Giacchetto, l’uomo che, secondo l’accusa, avrebbe organizzato il sistema per gestire a suo piacimento, grazie alla presunta compiacenza di imprenditori, burocrati e politici, i quindici milioni destinati alla comunicazione del progetto Co.Or.Ap. La lista degli indagati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio prosegue con l’ex presidente del Ciapi di Palermo, Francesco Riggio, Stefania Scaduto e Concetta Argento (rispettivamente segretaria e moglie di Giacchetto), l’ex dirigente dell’Agenzia regionale per l’impiego Rino Lo Nigro, l’ex assessore regionale Luigi Gentile e l’esponente del Pid, Domenico Di Carlo. Stralciata la posizione di un altro ex assessore, Gianmaria Sparma, che ha chiesto di patteggiare la pena.

Giacchetto (l’unico ancora ai domiciliari, tutti gli altri sono tornati in libertà), Riggio, Scaduto e la Argento sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, corruzione, truffa e falso in atto pubblico. La Procura riteneva di avere raccolto prove talmente evidenti da potere chiedere il processo immediato che avrebbe consentito di accelerare i tempi, saltando la fase dell’udienza preliminare. Di diverso parere il giudice per le indagini preliminari, Cesare Vincenti, secondo cui, il reato di associazione sarebbe stato commesso in concorso con altri indagati per i quali non era arrivata la richiesta di immediato. Il Gip non ritenne ragionevole la separazione delle posizioni.

Nonostante il no all’immediato del Gip, i pubblici ministeri Maurizio Agnello, Sergio Demontis, Gaetano Paci, Alessandro Picchi e Piero Padova, non ha cambiato l’impostazione accusatoria: il processo può essere celebrato per i sette indagati ndipendentemente dalle altre posizioni ancora aperte.


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