I soldi del clan D'Ambrogio |per comprare la droga - Live Sicilia

I soldi del clan D’Ambrogio |per comprare la droga

Le intercettazioni dell'operazione Alexander svelano le trasferte effettuate dagli uomini di Alessandro D'Ambrogio in Campania per rifornire di droga la famiglia di Porta Nuova, ma anche di Uditore e Pagliarelli. A fare la spola in auto tra Palermo e il Napoletano sarebbe stato Renzo Ferro.

Le intercettazioni
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PALERMO – È il 6 febbraio 2013. Alla macelleria Fava, in piazza del Carmine a Ballarò, base operativa del clan di Porta Nuova, si rinnova l’appuntamento settimanale. Renzo Ferro, incontra Alessandro D’Ambrogio e Tonino Seranella. Sono il capomandamento e il suo braccio destro. I carabinieri del Nucleo investigativo hanno già piazzato le microspie. Poco dopo Ferro, tra i quattro arrestati nella recente coda dell’operazione Alexander, esce fuori dal locale. Ha in mano un borsone di colore nero che sistema nel portabagagli della sua Mercedes classe M. È la macchina a bordo della quale farà rotta verso Napoli.

Una trasferta per fare rifornimento di droga, come rivelano le cimici che hanno registrato l’incontro nella macelleria. Si sente Biagio Seranella, fratello di Tonino e considerato uno dei picciotti della droga al soldo di D’Ambrogio, che invita Giuseppe Civiletti, fra gli indagati del primo troncone dell’operazione che coinvolse 26 persone, a contare i soldi: “… conta … conta… diglielo stiamo venendo ora da Bonagia…, un altro mondo, forse ci pare che non ce li voglio dare… non è che non ti voglio… non ce l’ho… non te li voglio dare…”. I picciotti hanno fatto il giro per raccogliere i soldi dalle varie famiglie cittadine che avrebbero fatto cartello per ccomprare la droga.

Seranella ride, ma Ferro non è di buonumore: “… un’altra volta ti rompo la in faccia … non ci credi?”. Poi, lo invita a fare attenzione nel contare i soldi: “… li conto perché nei 9.000 euro che mi avete dato ultimamente mancavano 150 euro …”. Tonino Seranella ha una spiegazione: “… see … allora tuo fratello pizzicò (il colpevole, a suo dire, sarebbe il fratello di Renzo Ferro ndr)… perché io li ho contati infatti subito sai cosa ho fatto… gli ho detto Giuseppe, minchia, vai al bar e glieli vai a contare subito davanti e tuo fratello non c’era più …”). Dal prosieguo della conversazione si sente, secondo i militari, il rumore dei soldi raccolti non solo a Porto Nuova, ma in altri mandamenti mafiosi della città. Una sorta di cassa comune da utilizzare per comprare cocaina e hashish a Napoli.

Tonino Seranella: “… questi duemila euro chi li ha dati…”. “… 2400 c’è – precisa Civiletti – … padre e figlio …”. E mentre gli altri ridono e scherzano, Ferro li invita a fare presto. Ha molta strada da fare: “… tu pensi che mi faccio dieci ore di macchina”. Quindi il braccio destro di D’Ambrogio invita Ferro a fare attenzione: “…ouh! vedi di portare cose buone Renzo … vedi che si sono lamentati… non ci credi? … dice: ‘Appena la metti nelle mani che minchia è..’.”.

Il giorno dopo i carabinieri intercettano il telefono di Ferro a Giugliano e Marano, paesi del Napoletano, due aree da sempre al centro di ingenti traffici di sostanze stupefacenti. Ferro, dunque, sarebbe l’uomo incaricato da D’Ambrogio per l’affare droga. Non è l’ultimo arrivato visto che nel 2003 Vincenzo Ferro, che tutti chiamano Renzo, è stato condannato con sentenza irrevocabile per mafia ed estorsione. Con lui D’Ambrogio avrebbe pianificato la nuova strategia del mandamento di Porta Nuova: le casse in rosso dell’organizzazione, viste le crescenti spese per le famiglie dei detenuti, andavano rimpinguate con i soldi degli stupefacenti. Con una novità. Non solo attraverso il classico canale con la Campania, perché c’era in ballo la costruzione di un ponte diretto con i narcos sudamericani in modo da far giungere in Sicilia roba a costi bassissimi.

E così gli incontri si susseguivano. In tante occasioni Ferro è stato visto arrivare nei locali delle onoranze funebri di via Majali di proprietà della famiglia D’Ambrogio. Con il capomafia è stato intercettato mentre discuteva di alcune frizioni con gli affiliati dei mandamenti di Uditore e Pagliarelli: “… gli dice a questi del …Pagliarelli…inc. … gli dici che per 50 grammi… gli dici non lo cercate più a questo… Alessandro! e gli dici pure, e gli dici pure che a me non me ne devono domandare più? soprattutto questi del Pagliarelli e questi dell’Uditore gli dici proprio di scordarsi il nome di questo… si vada a cercare nelle sue tasche da lui… mi senti a me…”.


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