"Basta prime donne e approssimazioni |Sui precari è ora di parlare chiaro" - Live Sicilia

“Basta prime donne e approssimazioni |Sui precari è ora di parlare chiaro”

Il segretario regionale della Cisl Maurizio Bernava: "Errori e ritardi ci hanno portati allo stallo. C'è troppa confusione, ora basta: vogliamo parlare solo con ministero, Valenti e Bianchi, senza consulenti improvvisati. L'assessore al Bilancio non prenda dalla politica siciliana il vizio di lanciare il pallone lontano"

L'intervista
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4 min di lettura

PALERMO – Maurizio Bernava, segretario della Cisl siciliana, non è mai stato tra i grandi fan del governo Crocetta. Ma stavolta, i suoi toni sono se possibile più duri e allarmati del solito. La gestione della vicenda precari non ha convinto i sindacati confederali che hanno proclamato lo sciopero per il 13 dicembre, accusando il governo di lentezza. E se l’assessore all’Economia Luca Bianchi definisce “strumentale” l’atteggiamento dei sindacati, Bernava respinge al mittente l’accusa e invita l’assessore a “non farsi infettare dai difetti dei politici siciliani”.

Perché avete deciso di innalzare il livello dello scontro proclamando la protesta per i prossimi giorni?
“Perché siamo al 27 novembre, da mesi pressiamo su questo argomento con buon senso e responsabilità. La Cisl ha proposto un percorso improntato a responsabilità e verità, quello che sta mancando a Regione e governo centrale. Per troppi anni finora si è traccheggiato sulla pelle dei precari per fini elettorali, adesso, mi permetta la parola poco elegante, si sta cazzeggiando. Tutti sapevamo che i limiti questa volta sarebbero stati legati a vincoli finanziari. E siamo arrivati al 27 novembre senza ancora un percorso chiaro, fattibile, pragmatico”.

Eppure nei giorni scorsi dal governo regionale erano arrivati annunci che davano per risolto il problema dei precari.
“Solo quelli. Bisogna invece arrivare attrezzati affinché si possa avere la proroga a fine anno. E per farlo serve un piano pluriennale regionale che parte da una razionalizzazione delle risorse e che riducendo i fattori di deficit e quantificando negli anni i risparmi possibili, possa permettere di arrivare alle stabilizzazioni”.

Tutto questo si può fare in poche settimane?
“Noi lo diciamo da mesi. Serve il supporto di una legge regionale. Qui invece abbiamo assistito a gite romane in assoluta solitudine, con troppe primedonne, con disegni di legge, emendamenti buttati lì che scavalcano anche l’assessore, nel più totale caos da improvvisazione del governo regionale. Noi tutti sapevamo già dall’estate che il governo centrale avrebbe stretto ulteriormente il cordone della finanza locale”.

Quali errori sono stati commessi dal suo punto di vista?
“Proporre emendamenti con deroghe impossibili ci ha fatto perdere due mesi, settembre e ottobre. Poi il disegno di legge della Regione, pensato quando ancora non si conosceva la circolare di D’Alia. Noi abbiamo le carte in regola per dirlo, perché da mesi ripetiamo a tutti, dal ministro D’Alia a tutti gli altri, incluso Bianchi, che il problema non è trovare la norma di legge come si è fatto in passato, ma il problema è tutto economico, perché la situazione degli enti locali era talmente disastrosa che era prioritario per la Regione mettere in campo tutte le scelte per ridurre i fattori di deficit degli enti locali. Che si trovano in una situazione così disastrosa da rischiare il licenziamento dei dipendenti, altro che stabilizzazioni”.

Qual era e qual è oggi la vostra proposta?
“Quella che abbiamo già illustrato il 3 ottobre scorso in un convegno con 800 persone e con tutti gli attori principali della vicenda: un piano di riequilibrio dei costi, delle piante organiche, che preveda una riduzione dei fattori di costo. Un piano regionale pluriennale credibile e improntato a senso di responsabilità, che può farci recuperare credibilità, rimettere in equilibrio molti Comuni e ottenere le proroghe per il prossimo triennio e deroghe forti per arrivare alle stabilizzazioni”.

A chi imputate la responsabilità per quanto avvenuto fin qui? Al governo nazionale? Alla Regione?
“Credo che le responsabilità siano più in Sicilia che a Roma. Il governo nazionale ha certo grandi responsabilità, perché non può chiudere gli occhi e non vedere la specificità siciliana. Che è una specificità sia sociale sia di funzionamento degli enti locali, che senza i precari vanno in tilt. E aggiungo che è scandaloso il silenzio di tutta a delegazione parlamentare siciliana”.

L’assessore Bianchi ha accusato voi sindacati di strumentalizzazione. Che ne pensa?
“Io rimando al mittente queste accuse. Bianchi sa benissimo quale concretezza ha mosso la Cisl. Io non vorrei che Luca si facesse infettare in Sicilia dal peggior difetto dei politici siciliani, quello di buttare la palla in avanti per non affrontare il problema”.

L’assessore afferma che si possano ottenere risparmi di spesa corposi che permetteranno le proroghe. Questo non vi rassicura?
“Intanto non si è ancora capito se questi risparmi, ancora non quantificati, devono essere afferenti alla voce del funzionamento del personale. Aggiungo che non è detto che il piano sia legato al bilancio da approvare. Purtroppo c’è una grande confusione, e quindi dico: ora giochiamo a carte scoperte. Chiederemo il 2 dicembre ai prefetti che si mettano in contatto il dirigente responsabile della Funzione pubblica nazionale e gli assessori regionali agli Enti locali e al Bilancio, senza nessun altro, senza prime donne e senza consulenti improvvisati. Consegniamo al governo centrale un piano regionale pluriennale. Ma si agisca con senso di responsabilità e verità. Il governo si è mosso con approssimazione e superficialità e mi auguro che Luca non si faccia contagiare, perché è l’assessore all’Economia e da lui passano le decisioni più importanti. I nostri politici devono capire che il laccio che legava le vittime ai carnefici, il laccio della spesa clientelare, si è rotto”.


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