Il dirigente si dà gli ordini - Live Sicilia

Il dirigente si dà gli ordini

Sergio Rizzo

SCELTI PER VOI. Anche il Corrierone approfondisce la questione dei dipendenti della Regione.

Per quanto il fatto possa risultare incredibile, c’è qualcosa che lascia attoniti ancora più del numero. Già di per sé, come viene sempre ricordato, spaventoso. Sbigottisce che uno dei 1.776 dirigenti della Regione Siciliana, numero paragonabile alla somma di tutti i papaveri di tutte le quindici Regioni a statuto ordinario, diriga soltanto se stesso. Si trova nel paradiso di Pantelleria, ed è l’unico dipendente del Parco archeologico. Dirigente con le mostrine sul petto.

Al pari del suo collega di un altro parco archeologico siciliano, quello di Morgantina. Idem alla «Sezione operativa di assistenza tecnica» dell’assessorato all’Agricoltura, ufficio di Buseto Palazzolo. Anche questi danno il loro onesto per quanto piccolo contributo ad alzare la media. Perché con 17.531 dipendenti a tempo indeterminato, compresi i 1.776 dirigenti (cui se ne devono aggiungere altri 41 esterni, per un totale di 1.818), la Regione siciliana è come un esercito con meno di nove soldati semplici per ogni ufficiale. Un rapporto abnorme. Come dimostra la media di un dirigente ogni 19 dipendenti che si registra nel complesso di tutte le Regioni a statuto speciale, nessuna delle quali è mai stata particolarmente tirchia nella distribuzione dei galloni.

Ma nella relazione sul personale messo a punto dagli uffici di palazzo dei Normanni il sito internet LiveSicilia ha scovato decine e decine di altre perle. Per esempio, il numero dei dipendenti regionali di stanza a Palermo: 7.647, il doppio degli impiegati di tutta la regione Lombardia. Per esempio, gli stipendi che vengono pagati per l’ispettorato regionale del lavoro di Castelvetrano, in Provincia di Trapani: 77, contro i 17 di Marsala, che ha due volte e mezzo i suoi abitanti. Per esempio, le dimensioni dell’ufficio legale della regione: 102 avvocati.

E che dire dell’affollamento dei musei? Affollamento non di visitatori, s’intende, quanto di custodi e impiegati. Al «Pirandello» di Agrigento ce ne sono 66. Ben sessantotto, invece, sono al «Pietro Griffo». Mentre il museo «Alessi» di Enna si accontenta di 55 persone, esattamente come il «Piepoli» di Enna. Numeri che ovviamente si devono aggiungere alle 244 buste paga del dipartimento dei Beni culturali. Ancora. Il dipartimento «Acque e rifiuti» ha 511 dipendenti. Al Corpo forestale se ne contano 480. Al dipartimento del Bilancio, 229. All’Ambiente, 220: uno in più rispetto al dipartimento «Interventi strutturali in agricoltura». Per non parlare delle 127 (centoventisette) persone dell’autoparco regionale.

E qui è in discussione soltanto una parte dei dipendenti della Regione siciliana, che in realtà sono molti di più, anche senza voler considerare l’assistenzialismo puro e semplice. Ovvero quei 28 mila lavoratori precari stipendiati formalmente dall’ente ma che sono in forza ai Comuni. Ai 17.531 lavoratori fissi si deve infatti aggiungere il personale esterno e a tempo, che porta il totale, dice la Corte dei conti, a 20.213 unità. Ci sono poi i dipendenti delle società partecipate: circa 7 mila. E lì si apre un altro capitolo.

A onor del vero, bisogna precisare che il numero degli stipendi pagati dalla Regione sta lentamente diminuendo. In compenso, però, aumentano le pensioni, che escono pur sempre dalle casse regionali. Soltanto lo scorso anno ne sono state liquidate 580 nuove di zecca. Con il risultato che al 31 dicembre gli assegni previdenziali erogati dall’amministrazione di palazzo dei Normanni erano 16.377. Delle 580 di cui sopra ben 365, cioè quasi i due terzi del totale, erano pensioni particolari. Concesse cioè in base a una normativa che sarebbe stata archiviata con decorrenza primo gennaio successivo, grazie alla quale era consentito ai dipendenti di pensionarsi a qualunque età avendo un genitore disabile. Prima che la tagliola calasse, ne hanno approfittato dunque in 365. Uno al giorno.

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