In città monta la protesta |e i Forconi stanno a guardare - Live Sicilia

In città monta la protesta |e i Forconi stanno a guardare

Il corteo non autorizzato di ieri che ha invaso la via Etnea, impone una riflessione su quello che è successo e quello che può ora accadere. Non ci sono leader, le adesioni aumentano: ora tutto è possibile. E intanto sono scattate le prime denunce.

CATANIA – Il paradosso sembra evidente. L’ondata dei Forconi è su tutta l’Italia. Ma in Sicilia, terra che ha partorito il movimento, qualcosa è rimasto interrotto. Le adesioni al presidio di piazza Università, nei fatti, si sono fermate alle poche centinaia. Lo stesso corteo spontaneo che ha attraversato la via Etnea ieri, avanti e in dietro, fino al viale XX Settembre, non è nato dall’iniziativa dei “berretti blu” di Mariano Ferro. Anzi, dalla testa del corteo, si alzava chiaro il distinguo: “Stavolta i Forconi non c’entrano. È una rivolta del popolo”.

Sandro Tinnirello del Movimento dei Forconi

Preferisce non parlare di spaccature tra Forconi e spontaneisti Sandro Tinnirello, esponente di punta del movimento di Mariano Ferro, il quale, nonostante Franco Crupi abbia preferito rimanere al gazebo di piazza Università, ha lo stesso seguito il corteo: “È stata una manifestazione spontanea, fatta di persone normali. Non c’é stato – riferisce a LiveSiciliaCatania – alcun dissenso con loro. Noi non vietiamo nulla a nessuno. L’importante è rimanere nella civiltà”. Sui contenuti politici di chi ieri ha animato il corteo non autorizzato, Tinnirello non pone alcun distinguo: “Non abbiamo preclusioni verso nessuno. Abbiamo avuto contatti sia con la destra che anche con la sinistra. Fino a quando la situazione rimane all’interno del confronto pacifico, sono tutti benvenuti. Va da sé, poi, che i problemi del lavoro vanno ben oltre la politica e le singole culture di riferimento. Si chiaro però, ai nostri presidi non vogliamo sicuramente gente che commette violenza gratuita”.

Di certo c’è che la presunta “rivolta” non è scoppiata, come neanche alcun tipo d’incidente. Il corteo è stato assolutamente pacifico. La Digos, nonostante non fosse stata richiesta alcuna autorizzazione, ha scortato la manifestazione dall’inizio alla fine. Mentre i vigili urbani hanno predisposto immediatamente un piano viario alternativo. I carabinieri in assetto antisommossa, posti nei pressi della piazza Stesicoro, invece, non hanno dovuto neanche togliere i caschi d’ordinanza, così come successo in altre città d’Italia, appunto perché non è stato necessario indossarli.

Ad aprire il corteo spontaneo lo striscione “Italia sovrana”. Tra i circa duecento manifestanti (secondo le stime della Questura) studenti, lavoratori, tifosi del Calcio Catania, separatisti, militanti della sinistra antagonista e gli attivisti dello Spazio Libero Cervantes. Nei fatti, però, nessuno rappresenta alcuno se non sé stesso. Non ci sono stati né Ieader e neanche speaker. Ed anche i cori scanditi durante manifestazione nata e conclusa a piazza Università, danno la misura di come quella in corso è una protesta che più che dalla testa, parte dalla pancia delle persone. E che nei presidi dei forconi trova, nei fatti, uno snodo logistico di riferimento.

Sul tavolo resta però lo scarso supporto della cittadinanza alle iniziative dei Forconi. “Catania, come diceva Giuseppe Fava, è una città puttana, che si è sempre schierata con chi comanda”, constata amaramente Tinnirello. “Se proprio dobbiamo dirla tutta, anche nel 2012 la città non rispose affatto ai nostri inviti. Il nostro fu un movimento nato in provincia e che ha avuto un grande supporto da chi vive oltre Catania. Questa è una città profondamente borghese, intrisa di commercio e terziario. Alla prova del nove, anche davanti alla crisi in corso, stanno sopravvivendo tutti. Ma questa – aggiunge – è una città che non risponde solo a noi. Mi ha lasciato perplesso vedere quest’estate le scene di una manifestazione dei dipendenti Despar a San Giovanni la Punta, proprio sotto la casa di Scuto, erano solo 50 su 2000 licenziati. So perfettamente che la vicenda lì è assai complessa, ma – conclude – restai lo stesso colpito”.

 


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