Pulizie fai da te e caldaisti | Piscina nell'occhio del ciclone - Live Sicilia

Pulizie fai da te e caldaisti | Piscina nell’occhio del ciclone

Le società sportive della piscina comunale pagano di tasca propria una ditta per garantire il servizio di pulizia. Un caldaista offerto dalla Confartigianato viene messo alla porta perchè non sarebbe abilitato a intervenire. E montano le polemiche sulla gestione dell'impianto. Ferrara: "La Ferreri venga rimossa".

PALERMO, IL CASO
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PALERMO – Non c’è pace per la piscina comunale di Palermo. Dopo le cadute di calcinacci, dopo i continui guasti agli impianti, dopo la chiusura per il lutto di un dipendente, ora è la carenza di personale ad aprire un altro fronte per un impianto che, è proprio il caso di dirlo, ha una storia davvero disgraziata. E così capita che le società sportive, vista l’assenza degli operai Gesip costretti alle ferie forzate, paghino di tasca propria una ditta per garantire il servizio di pulizia. Nel frattempo, un caldaista offerto dalla Confartigianato viene messo alla porta perchè non sarebbe abilitato a intervenire in una simile struttura. E così la piscina della quinta città d’Italia si ritrova a vivere alla giornata, non sapendo quale personale opererà l’indomani.

La vicenda dei caldaisti, volenterosamente offerti dal presidente di Confartigianato, Nunzio Reina, per garantire l’apertura della piscina (per legge ci vuole un numero minimo di tecnici specializzati per consentire l’accesso alla struttura ai suoi frequentatori) martedì si è trasformata in un piccolo giallo quando uno dei termoidraulici, presentatosi in viale del Fante per intervenire nel caso in cui i tecnici comunali non si fossero presentati, è stato affrontato, sembrerebbe a muso duro, dal personale presente e non è stato neppure fatto entrare. La capoarea al Settore Impianti Sportivi, Fernanda Ferreri, smentisce: “Non sono a conoscenza di momenti di tensione, non me ne ha parlato nessuno. I caldaisti di Confartigianato sono stati allertati ma finchè non c’è l’eventualità non c’è bisogno di coinvolgerli”. Secondo alcune indiscrezioni, tuttavia, il tecnico non avrebbe avuto la qualifica necessaria per operare in un impianto come la piscina comunale.

La decisione di ricorrere ai caldaisti di Confartigianato nasce da un accordo verbale tra Reina, la Ferreri e l’assessore allo Sport, nonché vicesindaco, Cesare Lapiana. L’accordo però non si è ancora tradotto in una convenzione scritta e questo ha fatto storcere il naso a più di un consigliere. Il vicepresidente della commissione Bilancio, Fabrizio Ferrara, non fa sconti e chiede all’amministrazione di fare chiarezza: “Senza una convenzione le persone non autorizzate non possono entrare – attacca Ferrara –. La Confartigianato deve convocare veri professionisti che intervengano a chiamata, cioè solo e soltanto quando mancano i caldaisti comunali. E poi ci vuole la copertura assicurativa. In caso di sinistro o se il tecnico danneggiasse qualcosa per imperizia, chi paga? I debiti fuori bilancio mi sembrano già sufficienti così come sono”.

“La convenzione verrà siglata a giorni – replica la Ferreri – e in ogni caso la struttura è già assicurata di suo, chiunque entri è automaticamente coperto. Senza contare che i caldaisti hanno una loro assicurazione individuale”. Questi tecnici però opererebbero in via del tutto gratuita: “In astratto il Comune si potrebbe ugualmente rivalere su di loro in caso di danni, ma il Codice civile prevede una maggiore tolleranza e una responsabilità minore quando i contratti sono gratuiti”. Anche il presidente della commissione Sport, Fausto Torta, componente della maggioranza di Sala delle Lapidi, al pari di Ferrara opera un netto distinguo “tra il caso in cui l’eventuale incidente è coperto dall’assicurazione e il caso in cui questo non venga riconosciuto, il che comporterebbe una causa certa da parte del cittadino e un altrettanto certo risarcimento, con tanto di debito fuori bilancio”. “Apprezzo la disponibilità e la buona volontà di Confartigianato – continua il consigliere del Movimento 139 –, che annuncia la disponibilità di alcuni iscritti a dare una mano, ma più che un accordo verbale sarebbe stato opportuno siglare un accordo scritto per evitare problemi di tipo assicurativo o altri danneggiamenti”.

La seconda sorpresa è avvenuta mercoledì: recatisi al lavoro, gli operai Gesip hanno trovato all’opera una ditta esterna che, chiarisce subito la Ferreri, “è stata contattata in autonomia dalle società sportive, gli operai Gesip che non sono a riposo possono continuare a lavorare tranquillamente, non sono stati esclusi. I costi sono a carico delle società”. Fa specie, però, che in un impianto pubblico un servizio delicato come quello di garanzia dell’igiene finisca con l’essere affidato, in un modo o nell’altro, a personale esterno.

“La piscina è del Comune, le società sportive sono ospiti – tuona Ferrara –. È come se io, invitato a cena a casa della Ferreri, facessi venire a spese mie un cuoco solo perchè lei non sa cucinare. La dottoressa mi sembra confusa, andrebbe rimossa insieme al capoimpianto da lei voluto e trasferita ad altro incarico. Per questo ruolo è inadeguata, subisce troppo le società. L’assessore Lapiana intervenga e il sindaco ci dica se vuole privatizzare la piscina”. Non mancano gli appunti anche da Fausto Torta: “É encomiabile che tutti si diano da fare per tenere aperta la piscina, ma così sembra un’autogestione. Trattandosi di una struttura pubblica sarebbe stato opportuno sottoscrivere un accordo con la ditta di pulizie. È proprio per questo – aggiunge Torta – che stiamo predisponendo un regolamento specifico per la piscina, che stabilirà chi può entrare e chi è autorizzato a fare cosa. Non si può negare l’emergenza, ma su questa materia l’amministrazione deve essere sovrana”. Il consigliere di maggioranza non è ottimista su una rapida discussione in consiglio del regolamento: “Non penso che ce la faremo entro la fine dell’anno. Stiamo valutando se sottoporre prima il provvedimento alla giunta o procedere direttamente con una delibera consiliare”.

“Stiamo cercando di verificare l’esistenza di convenzioni e di lavori affidati dall’amministrazione a imprese esterne – fanno sapere dalla Uiltucs -. Sarebbe un fatto grave, se confermato, dal momento che proprio in questo periodo siamo nel vivo del dibattito sulla soluzione per il futuro dei lavoratori Gesip, che svolgono proprio questi servizi”.


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