Gli amanti della trasparenza | votano la legge di nascosto - Live Sicilia

Gli amanti della trasparenza | votano la legge di nascosto

La norma con la quale è stata disposta la "schedatura" dei commentatori anonimi è stata approvata attraverso il voto segreto. I parlamentari chiedono i nominativi dei lettori ma scelgono di non mettere la propria faccia sulla "legge-bavaglio".

Legge bavaglio
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PALERMO – Ai deputati regionali piace la trasparenza. È noto. Ai parlamentari siciliani piace “giocare a carte scoperte”, senza nascondersi, si sa. E anche per questo motivo hanno preteso, in occasione della discussione sulla legge per l’Editoria, di piazzare quell’emendamento “bavaglio” che obbliga i giornali a “schedare” i commentatori che per qualche motivo decidessero di scegliere uno pseudonimo. “Voglio sapere con chi mi confronto”, ribadiscono nei corridoi di Palazzo dei Normanni i politici nostrani. A loro piace che “si metta la faccia” in quello che si fa.

Eppure, per la votazione di quella legge, i parlamentari amanti della trasparenza hanno deciso di esprimere la propria preferenza attraverso… il voto segreto. Già, i parlamentari che amano la libertà hanno pensato bene di nascondere ai cittadini la propria posizione su quella legge.

La legge nella quale chiedono a un semplice cittadino di sciorinare la litania delle proprie generalità, anche per esprimere semplicemente il proprio dissenso per questo o quel provvedimento. O la propria insofferenza per una classe politica discutibile e contradditoria. Che parla di libertà nello stesso momento in cui si nasconde. Pur avendo, a differenza di ogni libero cittadino, l’obbligo di rendere conto ai siciliani sul loro operato.

E in effetti, non è che il consenso a quella legge fosse poi così ampio a Sala d’Ercole. Tra i 59 parlamentari che hanno espresso il loro segretissimo voto, in 35 si sono detti favorevoli, 24 i contrari. Così è passata la legge, la cui discussione in Aula è stata ampiamente dedicata alle strategie utili per censurare i “post” (garantendo il diritto alla privacy, per carità).

Un pensiero incessante, al punto da rispolverare una moderna versione di “Minculpop”. Che troverà la propria collocazione naturale nel modernissimo “Corecom”. Sarà proprio il comitato che svolge anche i compiti di autorità garante delle comunicazioni a “vigilare” sui commenti agli articoli. Anche in questo caso, si tratta di una norma voluta fortemente dall’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio. È nota da tempo, del resto, la “vicinanza” tra il deputato Pdl e il presidente del Corecom Ciro Di Vuolo. Ed è noto anche come l’organo che formalmente è “terzo e indipendente”, in realtà ha sempre rappresentato una proiezione del parlamento siciliano. Visto che i componenti del Comitato stesso sono sempre stati scelti dai partiti di Sala d’Ercole. Così vuole la legge.

Vincenzo Tanania, laurea in ingegneria aerospaziale, è stato indicato dal capogruppo del Pd all’Ars Antonello Cracolici. Riferibile al Pdl è Salvatore Li Castri. Quest’ultimo è infatti molto vicino al senatore Francesco Scoma. Salvatore Librizzi, invece, è espressione dell’Udc. Del ministro Gianpiero D’Alia, in particolare. Mentre Monica Angela Piccione è figlia di Rino Piccione, titolare dell’emittente televisiva Tirreno Sat. A dire il vero, la stessa Monica sarebbe stata nella compagine societaria fino a pochi giorni prima di una nomina voluta, a quanto pare, da un’accoppiata anomala formata dal presidente della Regione Raffaele Lombardo e dal vicepresidente dell’Ars, il messinese Santi Formica.

“Se c’è una legge, – commenta però il presidente Di Vuolo – il Corecom si adeguerà. A noi non compete entrare nel merito. Perché il Corecom? Una norma analoga esiste già nell’ambito dell’emittenza tv locale: se viene lesa l’immagine di una persona o di una società dutante una trasmissione telesiva, il soggetto leso può rivolgersi al Corecom per ottenere il diritto di rettifica”.

Ma le voci che si oppongono a quella norma-bavaglio sono sempre di più. Anche dentro il Palazzo. “In qualità di presidente del Corecom – dichiara Di Vuolo – metto a disposizione il Comitato per l’apertura di un dialogo tra politica e mondo dell’informazione. Il tema, del resto, è di grande attualità e delicatezza. Si potrebbe lavorare all’individuazione di un cammino comune, nel rispetto dei ruoli di ciascuno”.

Intanto, la norma non è ancora approdata in Gazzetta ufficiale. Il presidente dell’Ars Ardizzone ha deciso di prendersi qualche giorno per decidere se opporsi all’impugnativa del Commissario dello Stato. Mentre in Assemblea si allarga il fronte dei deputati pronti a votare un emendamento che cancelli la norma-bavaglio. Quella che obbliga i lettori a fornire le proprie generalità. E voluta dai preoccupatissimi deputati. Che hanno nascosto la loro.


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