La ragazza morta all'Ucciardone | "Il silenzio uccide Alessia di nuovo" - Live Sicilia

La ragazza morta all’Ucciardone | “Il silenzio uccide Alessia di nuovo”

Alessia Prestigiacomo

Parla la madre di Alessia Prestigiacomo, morta a metà novembre sulle strade di Palermo. La donna non crede che la ragazza sia caduta da sola con lo scooter. E spera che si faccia avanti qualcuno che abbia assistito all'incidente.

La mamma di Alessia Prestigiacomo
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PALERMO – “Mia figlia, come tutti i figli di Palermo, non apparteneva solo a me, ma a tutta la città. Il silenzio la sta uccidendo di nuovo”.

Maria Elisabetta Leonardi è una madre che non cerca vendetta. Non cerca colpevoli contro cui scagliarsi. Cerca la verità. La vita di Alessia Prestigiacomo si è spenta all’alba di un sabato di metà novembre. Aveva 22 anni. Rientrava a casa dopo ore di duro lavoro. I soccorritori hanno trovato il suo corpo poco distante dallo scooter su cui viaggiava nei pressi del carcere Ucciardone. Una caduta accidentale, magari un fatale istanze di distrazione, oppure, come sostiene la madre, un altro mezzo sarebbe stato coinvolto nell’incidente e il guidatore sarebbe poi fuggito?

“Vorremmo sapere cosa è successo. Qualcuno ci aiuti – spiega accorata la madre -. Non credo che nessuno abbia visto. Alle cinque del mattino quella è una strada molto frequentata. Non può essersi procurata tutti quei danni da sola, cadendo. È come se avesse fatto un volo. È vero, sono ignorante in materia, ma non può essere solo scivolata”.

L’ipotesi è al vagio dei magistrati della Procura di Palermo che hanno aperto un’inchiesta. Al momento, sulla base della ricostruzione dei vigili urbani non emergerebbe il coinvolgimento di un altro mezzo. L’avvocato Giulio Bonanno, che assiste la famiglia di Alessia, precisa però che “la mandibola scomposta e le fratture ossee riportate dalla ragazza normalmente non derivano da una caduta. Farebbero piuttosto ipotizzare un urto. Forse un impatto da dietro”.

Poi l’appello della madre: “Ci avviciniamo a Natale, qualcuno faccia un’opera buona per due genitori”. Non c’è collera nelle sue parole. La voce si spezza per l’emozione, ma resta pacata: “Nessuno di noi esce di casa per uccidere la gente. Non sono arrabbiata. All’inizio lo ero, ora no. Capisco che chi ha avuto un ruolo nell’incidente possa avere paura, ma i testimoni no. Loro non possono avere paura”.

La donna racconta il buio in cui è piombata la sua vita e quella di tutta la famiglia: “I soccorsi sono stati veloci. Non c’è nulla da rimproverare in tal senso. Glielo ripeto, non sono arrabbiata. Cerco solo la verità. Solo quando saprò cosa è successo veramente, allora mi fermerò e piangerò. Per ora non me lo posso permettere, anche perché ho altri tre figli. Uno di loro, il più piccolo, mi dice di parlare con Gesù. Di fare tornare Alessia anche solo per mezza giornata. E io non so cosa rispondere. Quando ti muore un figlio non provi dolore, si spegne un interruttore dentro di te. Per sempre”.

Poi, il ricordo si sofferma sulla vita di Alessia. Come se Alessia non fosse mai morta sull’asfalto: “Nessuno si è mai impegnato a capire chi fosse veramente mia figlia. Faceva la barista e tutti a battere su questo. A parlare di una ragazza che viveva di notte. È vero, viveva di notte perché lavorava sodo. Amava il suo lavoro. E amava i bambini. Tutti quelli dell’associazione preso cui faceva volontariato. Donava un sorriso a tutti. Alla Protezione civile di Torretta hanno messo una targa per ricordare mia figlia e la sua generosità”.

 


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