Mistero Marino - Live Sicilia

Mistero Marino

Marino, Crocetta, Vancheri

di ACCURSIO SABELLA Le bordate alla vigilia della sessione di bilancio e Finanziaria, il nuovo asse con i grillini. A che gioco sta giocando il pm assessore? E sino a che punto sarà disposto a tirare la corda? La rabbia di Crocetta.

PALERMO – L’insolito silenzio del presidente vale più di ogni dichiarazione. Vale più di ogni spiegazione. Crocetta tace. Mentre Nicolò Marino affonda i colpi. Mentre difende i “suoi”, e attacca gli altri. Mentre annuncia e minaccia ispezioni. Blocca tutto. Manda all’aria intese politiche e punti programmatici. Proprio nei giorni roventi in cui si inizierà a discutere di bilancio e Finanziaria. “Finché l’assessore sono io, si fa così”.

Ma così, come? Qual è il gioco di Nicolò Marino? Quale credenziale, quale autorevolezza si nasconde dietro alla capacità di ridurre al silenzio ostinato l’uomo più potente di Sicilia? L’ex pm ha affondato i colpi minando, nella maggior parte dei casi, le due fondamenta su cui si poggia l’elezione di Crocetta sulla poltrona più importante di Palazzo d’Orleans. Da un lato, la Confindustria siciliana. Sponsor forte. In tutti i sensi. Anche per puntellare l’immagine legalitaria del governo della rivoluzione. Immagine che trova, però, un ulteriore “rinforzo” proprio nella figura dell’ex pm. Dall’altro, il Pd. Partito che – al netto degli scontri, delle accuse reciproche e degli strappi più o meno ricuciti – è sempre il partito del governatore. E la più importante (anche nei numeri) forza di maggioranza. Una maggioranza che avrebbe, probabilmente, bisogno di maggiore coesione, in questi giorni che avvicinano a scadenze importanti e urgentissime. Da quelle riguardanti il bilancio a quelle legate alla questione precari.

Ma Marino affonda i colpi senza scomporsi. Senza mostrare il minimo segnale di incertezza. Con una fermezza che appare ancora più solida quando – apparentemente – mette “la parola buona”. “Per carità – puntualizza – non si dica che io e il presidente Crocetta siamo in disaccordo. Non è affatto vero”. Non sarà vero. Ma bisognerà fidarsi, in questo senso, delle parole dello stesso Marino. Perché non è che il presidente abbia palesato questa “intesa”. Anzi. Il suo silenzio ha il retrogusto dell’imbarazzo. Un imbarazzo che non potrà che crescere, da qui in poi. Perché l’assessore non pare voglia “disciplinarsi”. “Il Pd? È lo stesso che sosteneve Lombardo. Catanzaro? Presto nuove ispezioni nei confronti dei gestori delle discariche private”. Già, perché “io e il presidente la pensiamo allo stesso modo. Siamo per le discariche pubbliche”.

Peccato che nell’unica occasione in cui il presidente Crocetta ha preso posizione, non è che si intravedesse questa sintonia, raccontata con un sorriso anche ieri, dall’assessore-pm. Erano i giorni in cui Giuseppe Catanzaro e Legambiente esprimevano, con una lettera, il proprio dissenso nei confronti della decisione di attribuire poteri straordinari in tema di rifiuti alla Regione siciliana. E che Marino aveva stigmatizzato, sottolineando il gradimento degli industriali per “le care, vecchie discariche”.

“Al di là delle affermazioni dell’assessore Marino – disse allora Crocetta – che trovano riscontro in un’incomprensione nata a proposito della vicenda sulle attribuzioni commissariali alla Sicilia in materia di discariche, voglio ribadire che il governo regionale non ha nessuna ragione di scontro nè con Confindustria nè con le altre parti sociali”. A luglio, il presidente della Regione “bollò” la questione come una “incomprensione” su “un fatto isolato”. Ma le vicende che seguirono, culminate con le accuse sempre più pesanti dell’assessore, e le querele di Catanzaro, smentirono clamorosamente l’interpretazione del governatore. Non era un equivoco. Non è un equivoco. C’è dell’altro.

Ma da allora, sul tema, Crocetta tace. E tace anche oggi. Richiamato dal suo partito a una presa di posizione chiara, netta. “Il programma sottoscritto in vista delle elezioni regionali – ha puntualizzato il capogruppo del Pd all’Ars Baldo Gucciardi – prevedeva il ‘no’ all’eolico. Siamo sorpresi”. Ma al di là della sorpresa, come detto, i democratici chiedono al presidente della Regione di esporsi. Di chiarire la faccenda. Magari in tempi brevi, viste le prossime scadenze. Crocetta deve indicare la strada “maestra”. In fretta. Anche per capire chi è davvero fuori dal sentiero.

Anche perché il silenzio del governatore – che non si è nemmeno presentato alla conferenza stampa di ieri organizzata da Marino e dai vertici dell’Enel – rischia di ‘aprire’ a nuove esegesi. A nuove interpretazioni del messaggio. Una, è proprio di Marino: “Quando Crocetta ha detto di ‘no’ all’eolico, intendeva limitare al massimo il fenomeno. Ma l’eolico non può essere stoppato per via amministrativa. Io sono in sintonia col presidente”.

Se l’assessore è davvero in sintonia con Crocetta, e il Pd non è sintonia con l’assessore, però, c’è un “fatto” politico da sciogliere inevitabilmente, come detto. Marino rappresenta il governo? O rappresenta se stesso? Si muove nel solco tracciato dalle forze di maggioranza? O ritiene di poter varcare quei solchi, tracciati da quella che anche ieri ha definito “bassa politica”? Che nelle dichiarazioni dell’ex pm fa rima con Partito democratico. Anzi “con una precisa area del partito”, ha puntualizzato Marino. Ed è chiaro il riferimento ad Antonello Cracolici, con cui ha fortemente polemizzato, fino alla convocazione all’Ars per riferire proprio sul caso-Eolico. Ma anche al presidente della commissione Attività produttive Bruno Marziano, che aveva contestato l’operato del dirigente generale Maurizio Pirillo. Difeso con forza. Costantemente indicato da Marino come esempio virtuoso di una Regione contaminata dalla politica.

Un’idea che sembra aver fatto breccia in qualche altra zona di Sala d’Ercole. Quella, in particolare, ‘abitata’ dal Movimento cinque stelle. I grillini non hanno lesinato attestati di solidarietà nei confronti dell’assessore che “ha il coraggio di attaccare i poteri forti”. Quelli di Confindustria, anche in questo caso. Un disegno dai contorni nisseni. Quelli del governatore gelese, certo. Ma anche quelli che vedono in campo Antonello Montante, Nicolò Marino e il più rappresentativo dei grillini di Sicilia, Giancarlo Cancelleri. Tutti originari di Caltanissetta. Che fosse lì, nella provincia divenuta caput Siciliae la chiave per interpretare il mistero Marino? E anche, di conseguenza, il silenzio del presidente?

Ma dove va davvero l’assessore? Le sue posizioni salgono sempre un po’ più di tono, somigliando sempre di più a “forzature”. Nel senso di un vero e proprio “braccio” di ferro ora con questi, ora con quelli. E le strade sembrano sostanzialmente tre. La prima, è quella di un richiamo al governatore a portare avanti la “rivoluzione” annunciata in lungo e in largo. L’altro, semplicemente, quello di provare a segnare un fossato profondo tra l’attività del governo, la “malapolitica” e i “poteri” più o meno occulti che concorrerebbero a condizionare la stessa attività di governo. L’ultimo, è quello di tirare la corda il più possibile. Per vedere quanto resiste, prima di spezzarsi. E soprattutto, per capire in che modo si spezzerà.


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