Portaborse, ecco quelli del Pd - Live Sicilia

Portaborse, ecco quelli del Pd

E' il turno dei democratici. Poco a poco escono allo scoperto tutti quei parlamentari che hanno scelto di contrattualizzare i propri portaborse mesi fa o prima della fine dell'anno. La maggior parte ha optato per contratti a di collaborazione a progetto, ma qualcuno difende anche la scelta di fare contratti da collaboratori domestici.

Dopo il 'caso colf'
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PALERMO – Ha fatto parecchio scandalo da quando è scoppiato il ‘caso colf’, ma il capitolo dei portaborse all’Ars non riguarda solo i Cinquestelle. Tutti i deputati ne hanno almeno uno. In alcuni casi anche due o tre. Contratti fatti anni – o mesi – fa, ma molti ammettono di averne fatti di nuovi anche ultimamente.

Dopo l’approvazione della legge sulla spending review, con la norma che fa salvi “i contratti in essere” al 31 dicembre, molti parlamentari di Palazzo dei Normanni si sono affrettati a contrattualizzare nuovi o ‘vecchi’ portaborse, in alcuni casi facendo dei contratti ex novo, in altri rinnovando dei contratti fatti in passato. L’obiettivo, in entrambe le situazioni, ‘salvaguardare’ il contributo di 3.180 euro a deputato destinato alle “spese per l’esercizio del mandato”: semplificando, ai collaboratori personali o portaborse. Una parte dell’indennità degli onorevoli siciliani che sarebbe andata persa dal primo gennaio, con l’entrata in vigore della legge che ha recepito il decreto Monti, salvo – appunto – contratti stipulati prima di fine anno.

E dopo il caso dei Cinquestelle, che tra novembre e dicembre hanno fatto 17 contratti da portaborse a personale che, però, lavora all’interno del gruppo parlamentare, poco a poco cominciano a venir fuori nomi e numeri. Un panorama definito ancora non c’è (si saprà qualcosa di più preciso a fine gennaio, quando i contratti verranno depositati negli uffici dell’Assemblea), ma calcolando una media che va da circa due a tre contratti fatti per singolo deputato, viene fuori un numero certamente superiore a 150, e che forse supererà anche i 200 portaborse. E al momento, sapere chi rientra tra i conrattualizzati ‘dell’ultimo minuto’ e chi, invece, ha un contratto da diversi mesi, è molto difficile. Ci si può basare esclusivamente sulle parole dei deputati.

E così, il capogruppo del Pdl Nino D’Asero fa sapere che lui, personalmente ha dei portaborse assunti “in continuità” con quelli degli anni passati. Alla richiesta di chiarimenti resta sul vago: le persone assunte sono le stesse che collaboravano con il deputato Pdl già da diverso tempo, ma hanno avuto rinnovato il contratto prima della ‘scadenza’ del 31 dicembre? D’Asero glissa, e si limita a ripetere “sono gli stessi di prima”. Dei suoi colleghi di gruppo, lui non sa parlare. D’altro canto sono questioni che riguardano i singoli parlamentari.

Quasi tutti i deputati del Partito democratico, invece, sono stati disponibile a rendere noti numero e – in qualche caso – nomi dei loro portaborse. Fanno eccezione soltanto Giuseppe Arancio e Antonello Cracolici, che si limitano ad un “no comment” ricordando che da fine gennaio depositeranno tutto agli uffici dell’Ars, e Franco Rinaldi, al quale abbiamo fatto richiesta senza avere una risposta. Tutti gli altri dichiarano di avere in media 2 portaborse a testa. Ne hanno di più Bruno Marziano, presidente della commissione Attività produttive, che ha fatto due contratti nel 2008 e uno questo dicembre. Totale: tre collaboratori, nessuna colf ma solo co.co.pro. Stessa situazione quella di Pippo Digiacomo, presidente della commissione Sanità. Digiacomo ha 3 portaborse, Michele Digiacomo, Marco Salafia e Gianni Liuzza. Tre sono anche quelli di Giovanni Panepinto e di Gianfranco Vullo: anche lui, due sono contrattualizzati da tempo, uno da ottobre scorso. Ne hanno due, invece, Mariella Maggio, che da poco ha fatto un contratto ad Antonella Folgheretti (in sostituzione a Filippo Fiorito) che cura i rapporti con la stampa e a Giuseppe Cirino. Due portaborse li ha contrattualizzati anche il capogruppo Baldo Gucciardi, ma si tratta di contratti fatti mesi fa. Filippo Panarello ha due collaboratori, uno assunto da tempo e l’altro più di recente. Sono Emanuele Giglia e Nicola Alpino. E ancora, due sono i portaborse di Fabrizio Ferrandelli: Simone Di Stefano, che si occupa di comunicazione, e Serena Antioco. Entrambi sono regolarmente contrattualizzati dall’inizio del rapporto di lavoro, avvenuto molti mesi fa. Anche Marika Cirone ha due portaborse, e il cerchio si chiude con Giuseppe Laccoto, che però specifica di aver fatto i contratti molto tempo fa. ‘Solo’ un portaborse lo hanno invece Mario Alloro, Antonella Milazzo (fa sapere che si chiama Luca Colonnello e che è lo stesso da tempo), Anthony Barbagallo, Concetta Raia e il segretario regionale Giuseppe Lupo.

Ma tra i portaborse del Pd, rassicurano i deputati, non ci sono ‘colf’. Un caso, questo, insieme con quello dei Cinquestelle, che porrebbe essere raro se non isolato. Oggi, infatti, esce allo scoperto uno di quei parlamentari che ha scelto quella forma contrattuale ritenendola “la migliore possibile”, dopo la ‘confessione’ di Alice Anselmo (Udc). Sta volta a farsi avanti è Totò Lentini di Articolo 4, che difende la scelta: “Era la migliore possibile: un contratto a tempo indeterminato che non ha nulla di diverso da un normale contratto a progetto. Le polemiche? Tutta demagogia”. Lentini, di ‘colf’, ne ha due.

 


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