Gazebo, obbligo di smontarli| I commercianti: "Chiuderemo" - Live Sicilia

Gazebo, obbligo di smontarli| I commercianti: “Chiuderemo”

Scaduta la proroga concessa dal consiglio comunale, il Comune sta inviando le lettere che intimano ai proprietari di smontarli in tempi brevi. I commercianti si ribellano: "Dovremo licenziare, chi ci rimborserà i soldi investiti?".

PALERMO – Gazebo, ci risiamo. Scaduta l’ennesima proroga, il Comune ha inviato ai possessori di gazebo un ultimatum perché smontino, in tempi brevi, le strutture; in caso contrario scatteranno le salate multe dei vigili e quindi dopo cinque giorni la denuncia penale e, in casi estremi, anche lo smontaggio a spese del Comune che poi si rifarà sugli esercenti.

Un copione già visto più volte, ma che adesso potrebbe trasformarsi in realtà visto che l’intenzione dell’amministrazione è comunque di dire definitivamente addio ai gazebo sostituendoli con i dehors, ovvero sedie, tavoli e ombrelloni temporanei. Una svolta che si potrebbe concretizzare già nelle prossime settimane a Sala delle Lapidi, ma intanto i proprietari dei locali che hanno già ricevuto la missiva dell’assessorato alle Attività produttive (sono una trentina ad oggi, a cui dovrebbero aggiungersene altri dieci) protestano.

“La mia è una situazione un po’ particolare – dice Piero Messina, titolare del ristorante ‘Burro’ di viale del Fante – il mio gazebo per una parte è sul suolo privato e l’ho costruito perché il Comune mi ha dato un permesso nel 2009. Questa struttura mi è costata quasi 120mila euro, è piena di divani e poltrone, climatizzata e con televisori in Hd sul modello di quanto fanno a Parigi o Londra”. Adesso il ristorante rischia di chiudere, o comunque di dover fare a meno di quattro o cinque degli attuali otto dipendenti. “Io ho dato posti di lavoro, ho avuto più clienti grazie al maggiore spazio garantito dal gazebo e dopo tre anni mi si dice che i gazebo non vanno più bene – continua Messina – la cosa che mi fa arrabbiare è che o non si danno i permessi, oppure dopo tre anni non pupi cancellare tutto dopo che i commercianti hanno fatto un investimento che si recupera in almeno un quinquennio. Se capita una giornata uggiosa fuori non ci si può mettere con sedie e tavolini. Entro un anno potrei anche chiudere, ma la cosa incredibile è che a Palermo c’è l’immondizia, i problemi delle partecipate e mettono i bastoni fra le ruote a noi. Non avrei mai investito senza quel permesso. Questi 120mila euro adesso chi me li ridà?”.

In una situazione simile anche il Caffè Leone di via Cavour. “Abbiamo speso 12mila euro tre anni fa con tanto di autorizzazione – spiega il titolare Alessandro Azzimati – l’hanno voluto di legno, col telone e le tende particolari, tutto secondo il precedente regolamento comunale. Noi siamo un’azienda giovane, nata nel 2010 e fondata da un 29enne che dà lavoro a giovani, abbiamo nove dipendenti tutti fra i 20 e i 30 anni. Questo gazebo vale il 30 per cento di tutto il mio fatturato, ora avremo enormi difficoltà”.

Oltre alle spese di smontaggio, infatti, i commercianti dovranno ricorrere all’acquisto di tavoli, sedie e ombrelloni. “Con tutti i problemi che ci sono nel commercio, la crisi e le criticità a cui andiamo incontro giornalmente, metterci altri paletti è assurdo – continua Azzimati – cosa dirò ai miei dipendenti quando dovrò licenziarli? Conosco le loro famiglie, i mutui che devono pagare, conosco i loro figli. Glielo dicano loro, perché sono loro che li stanno licenziando e non io. Andiamo già avanti a stento. A Palermo non funziona niente, l’ordine bisognava metterlo a partire dai gazebo? Questa è un’amministrazione inadeguata. Io non voglio il posto fisso, il lavoro me lo sono creato grazie a mio padre che ha fatto dei debiti. Chiuderò e metterò nei guai mio padre che ha creduto nelle mie idee, visto che lo Stato non lo fa”.

“Questo è un assessorato che non riesce a far funzionare il Suap e poi manda questi avvisi – dice Gigi Mangia della Fipe – la dismissione del gazebo si deve attuare ma quando si saprà che spazi si avranno con i dehors. Se devo smontare senza sapere prima se avrò uno spazio adeguato, rischio di dover licenziare. Il Consiglio di Stato ha stabilito che il gazebo non può stare senza una concessione edilizia e quindi vanno tolti, ma bisogna venire incontro ai commercianti con piccole aperture. Andava stabilito un calendario di dismissioni, senza traumi o minacce di multe. Stiamo ammazzando le ultime aziende che ancora ci sono”.

“Noi abbiamo già fatto due rinvii, tenuto conto che molti gazebo sono già stati smontati – replica l’assessore Marco Di Marco – chi ha avuto le autorizzazioni in scadenza ha avuto un anno e mezzo in più rispetto agli altri. C’è un giudizio del Consigli di Stato che ha definito queste strutture abusive, già a novembre abbiamo approntato un regolamento che fa ordine nel settore. I cittadini e gli operatori si sono resi conto che quanto fatto in precedenza era una scelta poco oculata, a dispetto di chi invece ha investito nei locali come avviene nel resto del mondo. Il dato fondamentale è che, sia per il vecchio che per il nuovo regolamento, queste strutture non possono più esistere. Qualcuno dice di voler licenziare, ma le strutture vanno solo trasformate, il business continua. E’ un cambiamento solo logistico. Inoltre la magistratura ci sollecita a risolvere al più presto il problema, che in passato ha portato qualche dispiacere a qualcuno, la non chiarezza ha creato dei problemi”.

LE REAZIONI
I consiglieri della Settima circoscrizione Eduardo De Filippis e Giovanni Dragna  hanno presentato una mozione riguardante l’attuazione dei dehors in sostituzione dei gazebo.

 


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