Pippo Russo: "Troppi soldi | nei luoghi della politica" - Live Sicilia

Pippo Russo: “Troppi soldi | nei luoghi della politica”

Troppo denaro. Uno status che cozza contro il buon senso e offende chi non arriva alla metà del mese.

il fondatore di io mi arruolo
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Un altro duro colpo alla credibilità della politica e dei partiti a causa del terremoto giudiziario che ha travolto l’Assemblea Regionale Siciliana. Indagati 83 deputati regionali, dell’attuale e della scorsa legislatura, di cui 13 già raggiunti da avviso di garanzia per spese pazze con i finanziamenti destinati ai gruppi, almeno secondo la Guardia di Finanza. Numeri che fanno paura e che, al contempo, inducono a una seria riflessione. Una premessa, di sostanza e non rituale. Gli aspetti penali della vicenda non fanno parte di tale riflessione, sono di esclusiva competenza della magistratura e dei difensori degli indagati che, così si ragiona in uno Stato di diritto, rimangono innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, ammesso che un processo, lo stabilirà un giudice, ci sarà.

Devono, invece, entrare a pieno titolo, nell’inevitabile e bollente dibattito di queste ore, gli aspetti etici e politici che comunque permangono, indipendentemente dagli eventuali profili penali relativi alle singole posizioni, cioè, per capirci, anche se gli interessati, glielo auguriamo sinceramente, dovessero uscirne indenni penalmente. Le due facce del problema vanno tenute separate. Da tempo denunciamo e predichiamo che troppo denaro, al netto di altri privilegi di varia natura, circola nei luoghi del potere politico, ecco il punto. Troppo denaro perché scandalosamente alte le indennità dei parlamentari nazionali e regionali in Sicilia, senza contare pensioni e buonuscite di fine mandato che cozzano contro il buon senso e offendono chi non arriva a metà mese; troppo denaro perché immotivatamente generosi i rimborsi elettorali, leggasi finanziamento pubblico dei partiti rientrato dalla finestra dopo che i cittadini lo avevano buttato fuori dalla porta con un referendum; troppo denaro perché incredibilmente corposi i finanziamenti ai gruppi di Camera, Senato e nei consigli regionali.

Potremmo scendere ai livelli più bassi e fare considerazioni analoghe, con i dovuti aggiustamenti, per i consigli comunali delle grandi città. Com’è possibile che un Parlamento non sia una casa di vetro in cui la spesa di ogni centesimo di denaro pubblico deve essere rendicontata? Com’è possibile che non esista l’obbligo giuridico della rendicontazione, pena il rimborso automatico di tasca propria delle somme utilizzate senza congrua giustificazione e allegato e dettagliato giustificativo? Com’è possibile che non esista un sistema di controlli che inibisca, sul nascere, ogni tentativo, in buona o cattiva fede, di uso improprio dei finanziamenti assegnati? Ma il problema sta più a monte, perché i finanziamenti ai gruppi parlamentari? Perché non prevedere una centrale unica di spesa per garantire il loro corretto funzionamento? Uguale valutazione, a mio parere, deve essere fatta per i partiti. Fare politica ha dei costi, dicono, ed è innegabile. Eliminare ogni “aiuto” pubblico potrebbe determinare una pericolosa identificazione tra politica e ricchezza, nel senso che solo i ricchi potrebbero permettersi un’attività politica. Allora, invece di elargire soldi, che inevitabilmente finirebbero nella voragine delle spese incontrollate ed incontrollabili con il rischio sempre incombente di illeciti arricchimenti, perché lo Stato non provvede ad assicurare tutti i servizi necessari ai partiti senza consegnare denaro dei contribuenti ai tesorieri degli stessi molti dei quali, vedi un po’, salgono e scendono le scale delle procure e dei tribunali?

Non abbiamo nemmeno sfiorato, lo abbiamo detto in premessa, le fattispecie penali per adesso solo contestate dagli inquirenti e di cattivo gusto appaiono gli attacchi motivati da convenienze di parte o dalla smania di qualcuno di accreditarsi di fronte all’opinione pubblica come puro e senza macchia, però abbiamo posto sul tavolo di discussione questioni, interrogativi e possibili soluzioni, soluzioni da cui ormai non si può prescindere per costruire un argine all’antipolitica dilagante, dannosa e inconcludente, e avviare un processo di rinnovamento concreto dentro i palazzi del potere.

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