Quanto ci piace il peccatore - Live Sicilia

Quanto ci piace il peccatore

La vicenda della casa a luci rosse e della vigilessa coinvolta - a prescindere dai risvolti penali - ci spiega tanto sulla nostra ansia di punire.

La vicenda del “centro massaggi” di via Petrarca, su forum e social network, ha offerto uno spunto irresistibile ai “commentatori” per manifestare sorpresa, imbarazzo, sdegno, ilarità ed ha fornito una irrinunciabile occasione per tirare fuori un po’ di cattiveria gratuita in nome di improbabili diritti, e correlati doveri, di cronaca. Sempre più spesso, manifestiamo una quasi primitiva esigenza di voyerismo, un frenetico bisogno di conoscere i nomi, i volti, dei “colpevoli”, di coloro che pubblicamente tradiscono l’immagine del cittadino virtuoso che, con evidente ipocrisia, siamo certi di riflettere.

L’individuazione del “mostro” o, più semplicemente, del colpevole, non sembra voler assolvere la legittima esigenza di essere informati, ma risponde una diversa funziona catartica rispetto alla quale non si è disposti a tollerare alcuna ingerenza da parte di chi, invocando condivisibili istanze di riservatezza, si frappone alla insopprimibile tentazione di giudicare e poco importa il risvolto giudiziario e le riconnesse responsabilità penali di coloro che, come ormai è consuetudine, saranno chiamati a difendersi da colpevoli e non da presunti innocenti, così come dovrebbe essere.
In modo beffardo, il destino ha offerto agli inquisitori – frattanto intenti a cogliere l’aspetto più morboso della vicenda e ad affondare l’agevole attacco gratuito ben oltre il fatto di cronaca – la vittima sacrificale per eccellenza: il politico.

Questi – parrebbe – tradendo l’antico adagio secondo cui “comandare è meglio che fottere”, non pago di godere della prima opportunità, ha deciso di usufruire anche della seconda, scatenando la caccia al nome da parte di coloro che – indifferenti alla circostanza che usufruire di questi “servizi” non integri alcun reato essendo una scelta da considerare ristretta nel perimetro delle vicende inerenti esclusivamente la propria vita privata – non si sono sottratti alla tentazione di offrire maliziosi accostamenti e di far circolare nomi appena sussurrati.
L’esigenza di conoscere il “peccatore” – ancor più se un politico – non ha tenuto al riparo da critiche, da accuse si asservimento al potere e, finanche, di malcelata connivenza o cointeressenza, il cronista che si è sottratto alla invocazione di aiuto nell’individuazione di quel simulacro di peccato da ostentare al solo fine di prenderne le distanze.

Che sia un semplice giudizio morale oppure un frettoloso ed anticipato giudizio di colpevolezza, sembriamo avere bisogno di un responsabile, di qualcuno che – in ragione della propria colpevolezza, debolezza o semplice umanità, – prenda il posto che merita sulla pubblica gogna per appagare la nostra sete di giudicare e, attraverso le nostre parole, punire. Sembriamo incapaci di rinunciare alla presenza di un antagonista per affermare i nostri valori, imprigionati in un gioco di ruolo in cui si è virtuosi per semplice contrapposizione verso chi, di volta in volta, ci offre l’opportunità di sentirci diversi e migliori di come realmente siamo.

Come in un romanzo noir degli anni venti in cui è proprio è il portatore degli istinti più abietti, crudeli, disumani, è colui che incarna il peccato ed il vizio, a rendere “protagonista” un personaggio altrimenti incolore, non sembriamo capaci di resistere alla tentazione di essere virtuosi per semplice contrapposizione a chi, di volta in volta, esponiamo al pubblico ludibrio. In fondo è facile essere virtuosi con i vizi degli altri.


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