La droga nelle auto e nei cassonetti| "Un grammo d'erba? Cinque euro" - Live Sicilia

La droga nelle auto e nei cassonetti| “Un grammo d’erba? Cinque euro”

La droga veniva custodita in strada, nel parafango delle auto, nelle piante, dietro ai segnali stradali. Per le quantità più ingenti ci pensava Rosario Bertolino con Giuseppe Bagnasco e Gaspare Giardina (nella foto). Tutte le tariffe del droga-market della Zisa.

Il blitz "Horus"
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PALERMO – La droga veniva nascosta nelle auto dei vicini di casa compiacenti, nei loro parafango, dietro ai segnali stradali. E ancora, nelle piante e tra le macchine in sosta o nei pressi dei cassonetti per i rifiuti. Alla Zisa, i nascondigli della droga si trovavano ovunque. L’importante era che non destassero sospetto, che le dosi per la vendita al dettaglio fossero pronte, ben suddivise. E c’era chi aveva il compito di andarle a controllare per poi smistarle ai pusher, rimpiazzarle quando finivano. E il “take away” della droga alla Zisa, ne smerciava molte. Centinaia al giorno, con un “listino prezzi” noto a tutti coloro che della via Cipressi e dintorni avevano fatto ormai tappa fissa della loro giornata.

La dose di un grammo di marijuana veniva venduta cinque euro, stesso prezzo per l’hashish. Il doppio dei soldi corrispondeva al doppio della dose. Mentre per l’eroina il tariffario era a parte. Chi ci andava giù pesante con la droga, spendeva almeno quindici euro. Con quella somma poteva avere 0,25 grammi di eroina, il doppio con venti euro e un grammo con trenta euro. Incassi da capogiro insomma, per permettere i quali venivano adottate strategie studiate fino all’ultimo dettaglio. Nel corso delle indagini è infatti emersa una particolare “accortezza” dei pusher nel custodire la droga: non ne avevano quasi mai addosso, solo al momento dello scambio, quando la fila di auto e motorini diventava massiccia e da far defluire velocemente.

La breve attesa degli acquirenti dipendeva infatti, soltanto dal tempo impiegato dallo spacciatore nel prelevare le dosi dai nascondigli, disseminati in lungo e largo per le strade e i vicoli della Zisa. In particolare, nei momenti immediatamente successivi agli interventi delle forze dell’ordine, spesso entrate in azione per effettuare perquisizioni, i pusher più esperti si occupavano di controllare i vari nascondigli per recuperare eventualmente del “materiale” non trovato dai militari dell’Arma, suddividere nuovamente la sostanza stupefacente tra i nuovi spacciatori, reindirizzare il traffico di acquirenti nella più stretta e monitorabile via Bernardo Cabrera, punto nevralgico dello spaccio alle spalle di piazza Indipendenza, oltre a fare il punto della situazione per evitare ulteriori e rischiosi blitz. Per questo c’erano le vedette, i cassieri e i rifornitori. Tre ruoli fondamentali nell’organizzazione della distribuzione e vendita della droga.

Le vedette non solo avvisavano i complici della presenza di carabinieri, ma indirizzavano gli acquirenti. Il gruppo poteva inoltre contare su vari punti di stoccaggio della “merce” e del denaro “incassato”. Infatti, oltre ai nascondigli utilizzati dai pusher, dai ciclomotori fino ai passaruota delle auto, ma anche grondaie, cestini gettacarta e aiuole, si pensava ad effettuare “versamenti” in un vecchio magazzino della stessa via Cabrera. Un compito delicato che era stato man mano assegnato a pochi soggetti ritenuti “affidabili” dall’organizzaione. Tra questi, Rosario Bertolino, 44 anni, che era incaricato di ritirare e poi depositare grosse quantità di hashish, marijuana ed eroina che gli venivano consegnati da Giuseppe Bagnasco, 32 anni e Gaspare Giardina, 28, che prelevavano la droga da un magazzino in Fondo Rubino Muratore.


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