Partecipate, riforma al palo | Cassate quasi tutte le norme - Live Sicilia

Partecipate, riforma al palo | Cassate quasi tutte le norme

Cancellate le norme su Irfis, sul passaggio del personale delle liquidate alle altre società. Salta la deroga "salva Sicilia e-Servizi", la decadenza dei cda delle partecipate non strategiche, e l'uso dei fondi dell'Irfis per varie voci.

 

PALERMO – Cancellata la riforma sulle società partecipate, voluta fortemente dal presidente della Regione Crocetta. Il Commissario Aronica ha infatti cassato la norma che prevede deroghe per le assunzioni nelle partcipate, nonostante il blocco delle assunzioni. Una vicenda sollevata recentemente anche da Livesicilia sia in relazione a un’inchiesta della Corte dei Conti su questo tema, sia in relazione alle recenti assunzioni nella società Sicilia e-Servizi. E Aronica, in effetti, conferma quei dubbi: “La disciplina testé introdotta – scrive il Commissario dello Stato – consente infatti l’assunzione senza esperimento di selezioni pubbliche di personale di cui non sono ben chiare, stante l’ambigua locuzione ‘servizio effettivo’, le modalità, i criteri di selezione e il rapporto giuridico preesistente che potrebbe, in ipotesi, essere stato costituito anche in violazione del divieto di assunzione imposto da precedenti leggi regionali”. Ma non solo. Il commissario mette in discussione persino il meccanismo previsto per il passaggio dei dipendenti dalle società partcipate in liquidazione a quelle scelte come “superstiti” nel piano di riordino: La disposizione censurata configura inoltre una sorta di mobilità a sé stante difforme ed elusiva di quanto previsto dalla recente normativa. Inoltre il personale così immesso nelle dotazioni organiche delle società sopravvissute al riordino potrebbe non avere requisiti professionali adeguati, necessari per l’espletamento dei servizi svolti dalle società in house, e non garantirebbe il criterio di imparzialità e trasparenza delle selezioni pubbliche ancorate a sistemi oggettivi predeterminati richiesto dall’art. 97 della Costituzione”. Cancellata anche la norma sulla mobilità tra le partecipate e l’Arpa. “E’ illegittima – scrive Aronica – l’immissione nei ruoli di amministrazioni pubbliche di personale esterno anche se proveniente da società a totale capitale pubblico strumentali e facenti parte dell’apparato regionale cosiddetto parallelo”.

Saltano poi due norme-chiave sulla cessione delle partecipate. Innanzitutto Aronica dice no alla decadenza dei cda delle società non strategiche: per il commissario questa materia è disciplinata dal codice civile e “non è consentito al legislatore regionale di introdurre una propria disciplina speciale per una categoria soltanto di società partecipate”. Tanto più che, secondo Aronica, “la prevista decadenza immediata peraltro potrebbe dare vita ad un gravoso contenzioso con i componenti degli organi societari in assenza di una giusta causa per la risoluzione del mandato”.

Ma il punto sul quale il commissario picchia duro è quello che riguarda l’uso dei soldi dell’Irfis: la Finanziaria, negli articoli 22, 25, 26, 27, 28, 36 e 41, ne prevedeva l’impiego per l’acquisto delle aziende non strategiche in caso di prezzi troppo bassi, per il fondo di rotazione per gli aiuti alle imprese, per il fondo su agricoltura e pesca, per aiutare le giovani coppie, anche di fatto, ad acquistare la prima casa, per il sostegno sui mutui, per le iniziative a sostegno dello sviluppo e per il fondo di rotazione per gli investimenti straordinari. Troppo, per il commissario, visto che non è “possibile conoscere l’entità” delle risorse e “la relazione tecnica non fa alcun cenno all’esistenza o meno di risorse libere e al relativo ammontare”. Di più: “Dai successivi chiarimenti pervenuti informalmente, si è potuto appurare la consistenza e l’attuale ammontare della liquidità netta impegnabile (un allegato reca la data del 31.12.2012 e il secondo ne è privo)”. Anche perché, osserva Aronica, la legge prevede già a cosa servono i soldi dell’Irfis, e prima di usarli per altre spese bisogna abrogare quelle norme. Tanto più che il fondo per agricoltura e pesca “sostanzialmente riproduce il contenuto dell’art. 5 del ddl 566- stralcio I, oggetto di ricorso dinanzi a codesta Corte in data 23 dicembre 2013 per violazione degli articoli 81 e 97 della Costituzione”. Insomma: era già stato bocciato una volta.


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