Lupo contro tutti |Il favorito del Pd è Raciti - Live Sicilia

Lupo contro tutti |Il favorito del Pd è Raciti

Il segretario uscente in campo contro il leader dei Giovani democratici, che può contare sull'appoggio di quasi tutti i big del partito. L'area Civati schiera Antonella Monastra, ma spuntano anche gli outsider Lauricella e Ferrante. E alle Primarie del 16 febbraio i nomi saranno solo tre: spetta ai circoli selezionare la terzina. Ma il partito non è mai stato così tanto spaccato.

PALERMO – E alla fine il segretario uscente si presentò come il nome di rottura. Come il candidato anti-sistema, che denuncia gli “accordi di palazzo” fatti “scambiando la segreteria del partito per incarichi di governo o di sottogoverno”. Perché in effetti Giuseppe Lupo, alla fine, è rimasto tagliato fuori da tutto: contro di lui ci sono i dirigenti del vecchio Pd e del nuovo, tutti insieme appassionatamente dietro la bandiera di Fausto Raciti, trent’anni ancora da compiere e già l’endorsement di gente del calibro di Antonello Cracolici, Mirello Crisafulli, Davide Faraone, Baldo Gucciardi e chi più ne ha più ne metta.
Lui, Lupo, viene dipinto come un uomo solo. Non è così: al fianco del segretario uscente ci sono ancora emergenti come la componente della direzione nazionale Teresa Piccione, ma soprattutto dirigenti di peso come l’ex deputato trapanese Nino Papania e l’ex segretario nazionale della Cisl Sergio D’Antoni. Tanto che in ambienti cislini il suo nome è quello che più accende gli entusiasmi. Di certo, però, Lupo alla fine è rimasto isolato: fuori dal governo, ma soprattutto fuori da un accordo per la segreteria del partito costruito quasi su misura per tagliarlo fuori. Capace di mettere insieme, appunto, Lumia e Crisafulli, Cracolici e Faraone. Gente che fino a ieri a fatica riusciva a dialogare.
Naturale, adesso, che Lupo chiami a raccolta i suoi. Chi oggi ha provato a telefonargli sa che il suo cellulare ha squillato praticamente senza sosta: “Gente che gli faceva i complimenti”, dice chi gli vuol bene. “Gente che voleva convincerlo a fare un passo indietro”, sussurra chi vuole sbarazzarsi di lui. Probabilmente un po’ dell’uno e un po’ dell’altro. Anche perché la partita – con cinque candidati in campo – è tutta aperta.
O, se la si vuol vedere in un altro modo, il partito è spaccato. E c’è anche un insospettabile che lo dice apertamente. Fabrizio Ferrandelli, renziano di ferro e candidato in pectore sin dall’inizio, va giù duro: “Sono preoccupato per il futuro della Sicilia – commenta – . Lavoro da mesi perché il partito sia unito, aperto, e serio. Stasera il Pd dimostra di essere una forza divisa tra correnti, non aperta alla società e, con 5 candidati, poco adatta ad affrontare i problemi gravi che ha la nostra terra”. Argomenti analoghi, ma toni diversi, usa Gucciardi: “Ho lavorato con Cracolici e Faraone per l’unità del partito – dice -. Mi spiace vedere che nonostante questo si sia arrivati ad un numero così alto di candidature”.
Il favorito, secondo quasi tutti, è Fausto Raciti. Che è già arrivato in Sicilia per la presentazione ufficiale della candidatura, in programma con una conferenza stampa lunedì alle 11, e che nel frattempo vuol prendere le misure a un partito regionale che non ha frequentato più di tanto, essendo volato a Roma già a 24 anni per guidare la giovanile del Pd. Raciti, dapprima “giovane turco” e poi cuperliano di ferro, eletto alla Camera senza passare dalle Primarie, è anche l’unico candidato della Sicilia orientale: nato a Ragusa ma cresciuto ad Acireale, è l’unico a non gravitare su Palermo.
Perché dal capoluogo non viene solo Lupo. C’è innanzitutto Antonella Monastra, consigliere comunale proveniente dall’esperienza di “Un’altra storia” e scelta all’unanimità dall’area Civati, e poi c’è l’outsider Giuseppe Lauricella, figlio dell’ex presidente dell’Ars Salvatore e deputato nazionale, sceso in campo contro le correnti. Chiude l’elenco Antonio Ferrante, dissidente renziano che ha presentato last-minute una candidatura che segna anche la rottura con Davide Faraone, suo punto di riferimento fino ad appena poche ore fa.
Tanti candidati significa scrematura preventiva. Perché il regolamento delle Primarie regionali ricalca quello dell’8 dicembre: i nomi da presentare ai gazebo il 16 febbraio, alla fine, sono solo tre, e quindi i congressi di circolo dovranno determinare la terzina. “La previsione non è scontata”, sussurra un dirigente navigato del partito. Perché in un partito passato in poche dalla possibilità di una candidatura unitaria al tutti contro tutti niente è davvero impossibile.

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