Catania ricorda Giovanni Verga |E la Fita adotta il sepolcro - Live Sicilia

Catania ricorda Giovanni Verga |E la Fita adotta il sepolcro

In occasione dell’anniversario della morte, questa mattina il Comune di Catania insieme al Comitato Fita (Federazione Italiana Teatro Amatori) hanno celebrato la ricorrenza, con una cerimonia di fronte la tomba dell'Autore.

le celebrazioni
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CATANIA – Accade oggi. Il 27 gennaio, ricorre l’anniversario della morte dell’illustre scrittore catanese Giovanni Verga. Tra i maggiori autori italiani, esponente di spicco della corrente del Verismo e padre di straordinari capolavori della letteratura italiana dal valore inestimabile. Una ricorrenza importante, dunque, a cui il mondo delle Lettere guarda oggi con commozione e ammirazione. Cresciuto a Catania, in un quadro storico segnato dalle grandi rivoluzioni, Verga nacque da una famiglia nobile, colta e di tradizione liberale. Alcune notizie testimoniano la vicinanza della famiglia del Verga agli ambienti della carboneria. Tutti fattori che hanno non poco influenzato la primissima parte della vita intellettuale, come testimoniano anche i primi scritti ispirati al patriottismo risorgimentale.

La giovinezza e l’educazione. Sin da giovanissimo lo scrittore fu animato da una fortissima vocazione storico-letteraria che lo spinse a scrivere già durante adolescenza le sue primissime opere. In particolare, ad accrescere in Verga l’interesse per gli ideali del patriottismo e per lo stile romantico contribuì la frequentazione assidua con il romanziere catanese e patriota dei moti del ’48, don Antonio Abate, di cui Verga era allievo. La sua prima opera intitolata “Amore e patria”, scritta a soli quindici anni non fu mai pubblicata. Nel 1859, animato dai suoi ideali patriottici seguì, anche, e scrisse circa le vicende della seconda guerra d’indipendenza e si arruolò, persino, durante la spedizione dei mille, nella Guardia Nazionale. Successivamente l’autore s’iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, ma la passione per i romanzi lo assorbì totalmente, e finì per non portare mai a termine gli studi di avvocatura.

Firenze e Milano. Nel 1869, desideroso di cambiare aria, il drammaturgo si trasferì a Firenze, all’epoca capitale d’Italia e poi a Milano. E proprio in questo contesto ebbe inizio un nuova fase della sua vita, caratterizzata da una nuova e feconda vitalità intellettuale, come testimonierà anche la mole di lavoro di quel periodo; a Firenze entrò in contatto con un nuovo e fervido clima culturale, qui conobbe i più importanti esponenti del Romanticismo, tra cui l’amico Luigi Capuana, e scrisse i suoi primi romanzi d’ambiente, “Una peccatrice” (1866) e “Storia di una Capinera” (1872). Conclusa la parentesi fiorentina, nel 1872 si trasferì a Milano, dove rimase per circa un ventennio; anche qui iniziò a frequentare gli eleganti salotti letterari e conobbe gli autori ribelli della Scapigliatura. Insomma, il periodo a Milano si rivelò cruciale per la poetica verghiana, e qui risalgono i struggenti romanzi “Eva”, “ Tigre Reale” (1873) e “ Eros” (1875).

Il sodalizio con il Verismo. Durante un soggiorno a Parigi Verga conobbe uno tra i più importanti esponenti del naturalismo francese, Emile Zola. Dal padre del romanzo “clinico”, il Verga trasse una nuova e decisiva ispirazione che canalizzo, poi, nella corrente letteraria di cui divenne il maggiore esponente: il Verismo. Come accarezzato da una nuova ricettività intellettuale, maturò un rinnovato e “tormentato” interesse verso gli umili della sua terra, ma la svolta avvenne, prima di tutto, sul piano stilistico. Nel 1874, pubblicò il “bozzetto siciliano” il ‘Nedda’, in cui appunto si ravvisavano i primi elementi del Verismo. Esauriti, infatti, i temi e le modalità della letteratura tardo romantica sentì l’esigenza di descrivere la realtà nella sua crudezza. Lo scopo principale, infatti, era quello di far emergere la verità in modo impersonale e oggettivo, senza esprimere giudizi; i racconti sgorgavano direttamente dalla bocca dei personaggi nella loro disarmante semplicità. A questo proposito, il Verga affinò la tecnica narrativa del narratore onnisciente. E tra le opere che maggiormente, rispecchia questa nuova produzione, si annovera “Mastro Don Gesualdo”. Qui, la tecnica del discorso indiretto libero, unito al parlato semplice tipico delle classi sociali più basse, è uno dei cardini sui quali si regge l’intero impianto narrativo ed è servito, in particolare, a costruire e ad analizzare la dolente storia del personaggio, Gesualdo Motta.

Le novelle. Nel 1880, uscì anche la raccolta di novelle “Vita dei Campi” di ambiente siciliano, al quale seguì l’elaborazione del ciclo di cinque romanzi, “I Vinti”. Questi racconti avrebbero dovuto rappresentare alcuni personaggi tratti dalle varie classi sociali, tutti accomunati dalla “miseria umana” e dall’eterna condizione di essere dei “Vinti” dalla vita. ‘I Malavoglia’, pubblicato nel 1881, costituiva il primo dei cinque romanzi; il secondo, “Mastro Don Gesualdo”, uscì nel 1889. Ancor prima, l’autore si dedicò alla stesura di altre due raccolte di racconti, ‘Novelle Rusticane’ (1883) e ‘Vagabondaggio’ (1887). Tuttavia, queste opere non ebbero il successo sperato e si rivelarono, addirittura, dei veri e propri flop editoriali. Il Verga, infatti, non portò, poi, mai a termine il ciclo di romanzi “i Vinti”. Tra le altre opere, espressione della più alta tradizione novellistica verghiana si ricordano anche “Primavera e altri racconti”, “ La lupa” (1896); e dalla raccolta “Vita dei campi”: “Jeli il pastore” e “Rosso Malpelo”. Tornato a Catania, Giovanni Verga, morì il 27 gennaio del 1922. Due anni prima della morte fu nominato Senatore del Regno d’Italia.

In occasione dell’anniversario della morte, questa mattina il Comune di Catania insieme al Comitato Fita (Federazione Italiana Teatro Amatori) hanno celebrato la ricorrenza, con una cerimonia svoltasi nel sepolcro dell’Autore, nel viale degli Uomini Illustri del Cimitero di Catania. In questa occasione, la Fita ha ufficializzato l’adozione del monumento funebre dello scrittore da parte delle compagnie teatrali di Catania e provincia, che si occuperanno periodicamente di curare la tomba di Verga.

 

 


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