Magistratura e informazione| Salvi: "No ai canali privilegiati" - Live Sicilia

Magistratura e informazione| Salvi: “No ai canali privilegiati”

Il procuratore di Catania analizza il delicato rapporto tra fonti giudiziarie e giornalisti. E punta l'attenzione anche sui rischi di un cronista che "fa seriamente il suo lavoro". LA VIDEO INTERVISTA

 

CATANIA – Un rapporto di collaborazione che a volte stride con le esigenze del giornalista di informare il pubblico e la necessità dei magistrati a evitare le cosiddette fughe di notizie. Tra magistratura e stampa esiste una delicata relazione che per il procuratore di Catania, Giovanni Salvi deve essere fondata sul rispetto reciproco, ma “non devono esistere canali privilegiati”. E quando si ha in mano una notizia? “Non è un imperativo la pubblicazione – risponde il magistrato – si deve agire con grande senso di responsabilità “. Ecco perchè secondo Salvi non è lo scoop a tutti i costi che fa di un giornalista un “cronista libero e puro”. “Ci sono aspetti e limiti – chiarisce –  soprattutto deontologici che devono essere valutati, si può compromettere un’indagine, mettere in serio pericolo delle persone, offendere la sensibilità delle vittime”.

Pochi giorni fa il tema dei rapporti tra autorità giudiziaria e informazione è stato al centro della conferenza di consuntivo dei procuratori europei che è un organismo istitutito presso l’Unione. Nel corso dell’incontro è stato dato un parere secondo cui “per un procuratore – racconta Salvi – informare è un dovere che corrisponde al diritto della cittadinanza di essere informato, l’informazione però siccome è un diritto della cittadinanza deve essere un’informazione obbiettiva, corretta, trasparente senza rapporti privilegiati con i singoli giornalisti e con finalità pubbliche”.

Il Procuratore Salvi sin dal suo insediamento era stato chiaro con i giornalisti: “Non ci saranno vie privilegiate”. Un punto da cui il capo dell’ufficio di Catania non si muove di un solo centimetro, anzi su alcuni aspetti precisa: “Il giornalista prima di tutto non si deve procurare la notizia in maniera illegale e quindi non dovrebbe sollecitare il pubblico ufficiale a fornire notizie che devono rimanere riservate, naturalmente la responsabilità principale è del funzionario, magistrato o pubblico ufficiale che non le dovrebbe assolutamente far trapelare”.

A Catania, almeno nei suoi due anni e mezzo di mandato, la Procura è “blindata”. “Siamo riusciti – commenta Salvi – a evitare fughe di notizie segrete o riservate. Abbiamo costruito un rapporto di rispetto reciproco con la stampa. Noi abbiamo seguito questa strada che è quella delle conferenze, un modo questo per dare a tutti un’informazione corretta e sottoponibile a verifica, e non privilegiata. Naturalmente se qualche giornalista vuole approfondire alcuni argomenti o indagini la nostra stanza è sempre aperta”.

Il lavoro di un giornalista investigativo e di cronaca giudiziaria è una professione difficile e delicata non solo nel rapporto con i magistrati e gli investigatori. Si corrono dei rischi. Il primo pensiero va a Luciano Bruno vittima di un’aggressione a Librino durante la realizzazione di alcune foto. “Noi siamo immediatamente intervenuti con le indagini – assicura Salvi – e con il sostegno a questo suo giovane collega. Consigli a chi fa questo mestiere se ne possono dare pochi, se non quello di avere fiducia nelle istituzioni e di rivolgersi subito all’autorità giudiziaria. Fa parte purtroppo del rischio professionale, così come lo è per noi, trovarsi poi esposti quando si fa il lavoro seriamente. Però io credo che la consapevolezza che c’è tra i giornalisti e tra noi magistrati riduce il rischio anche se c’è sempre, perchè l’ambiente è quello che è”.

L’esempio di Giuseppe Fava (il 5 gennaio 2014 si è celebrato il trentennale dalla sua morte) ha riaperto il dibattito sull’informazione libera e indipendente, soprattutto in una città come quella dell’elefante. “L’informazione differenziata a Catania  – afferma Salvi – è molto importante perchè per un certo periodo di tempo vi è stata una concentrazione delle informazioni. La concentrazione è sempre un rischio molto grande per la libertà dell’informazione. E’ un dato di fatto: la concentrazione dei mezzi di informazione limita la possibilità di informare correttamente e, quindi, per il pubblico di essere correttamente informato. L’esempio di Fava, insieme allo sviluppo di nuovi strumenti di comunicazione che consente di avere più fonti, anche molto rapide, rappresenta per Catania una duplice  ricchezza, da una parte l’esperienza di Giuseppe Fava come punto di riferimento su come fare giornalismo e dall’altra la disponibilità di mezzi di informazione moderni in grado di competere con i tradizionali. Questo mix, questa unione, permette – conclude il Procuratore – di fare informazione meglio del passato”.

 


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