Case abusive, il Comune:| "Nessuna sanatoria in vista" - Live Sicilia

Case abusive, il Comune:| “Nessuna sanatoria in vista”

Per Palazzo delle Aquile non c'è alcun rischio di una riapertura del terzo condono, mentre infuria la polemica a Sala delle Lapidi e alla Regione. Sono 10.500 le pratiche presentate nel capoluogo, ma oltre novemila attendono ancora di essere esaminate. Ecco chi può sperare grazie al parere del Cga.

PALERMO – C’è davvero, in Sicilia, il rischio di una nuova sanatoria edilizia? La domanda da settimane agita la politica palermitana e non solo, tra chi smentisce qualunque ipotesi di corsa al condono e chi invece punta il dito contro la normativa regionale. Uno scontro che va di scena, in simultanea, tra Sala delle Lapidi e Sala d’Ercole e provoca grandi dibattiti, riaccendendo anche la speranza di chi ha una casa non in regola e vorrebbe in qualche modo salvarla.

Se per l’assessore comunale Tullio Giuffrè non c’è alcun pericolo di una nuova sanatoria e per quello regionale Mariella Lo Bello sostenere il contrario genera solo falsi allarmismi, per un fronte che va da Nadia Spallitta del Mov139 a Giampiero Trizzino del M5s il condono selvaggio è dietro l’angolo, tanto da rendere necessaria una nuova legge regionale. Ma andiamo con ordine.

In Italia, negli ultimi trent’anni, sono stati autorizzati tre grandi condoni edilizi: nel 1985, nel 1994 e, ultimo in ordine di tempo, nel 2003 col governo Berlusconi. Una sanatoria, quest’ultima, riservata per lo più alle abitazioni e che la Sicilia, regione a statuto speciale, ha sì recepito ma solo in parte. Se nel resto d’Italia, infatti, la normativa del terzo condono non fa distinzioni tra vincolo relativo e vincolo assoluto di inedificabilità, rendendo entrambi inconciliabili con la sanatoria, qui nell’Isola la differenza c’è. Per vincolo assoluto si intende una costruzione che, per esempio, è a meno di 150 metri dalla battigia o all’interno di un bosco; per vincolo relativo, invece, si intende quello paesaggistico o idrogeologico che è sottoposto al rilascio di un nulla osta da parte di un’autorità (Genio civile, Soprintendenza, Forestale o parchi, tanto per fare qualche esempio).

Finora la Regione, sulla scorta della tesi del proprio ufficio legale, ha messo sullo stesso piano i vincoli assoluti e quelli relativi, tagliandoli quindi fuori dal terzo condono. Ma il 31 gennaio del 2012 il Consiglio di giustizia amministrativa, ovvero l’equivalente siciliano del Consiglio di Stato, con un parere a sezioni riunite (in occasione di un ricorso per una veranda coperta a Milazzo) ha ribaltato la situazione, come spiega una circolare dell’assessorato al Territorio firmata dall’assessore Maria Lo Bello. Circolare che dice a chiare lettere che, sebbene in sede consultiva, i giudici amministrativi hanno stabilito che la norma nazionale non può essere applicata direttamente all’Isola ma va recepita. Peccato, però, che il condono del 2003 non sia stato recepito con una legge specifica e quindi per intero e che questo abbia dato luogo a un dubbio: per il terzo condono valgono comunque le regole nazionali del 2003 o quelle del primo condono, risalente al 1985, che prevedeva invece la sanabilità dei vincoli relativi? Secondo il Cga non ci sono dubbi: in Sicilia quella norma non vale (come ribadito dallo stesso Cga nel 2013 con una sentenza per un analogo caso a Marsala) e di conseguenza i vincoli relativi sono condonabili, a patto che la richiesta soddisfi tutti i requisiti. Conclusioni, quelle dei giudici, “costituzionali”, come le definisce l’assessorato al Territorio che ha così deciso di attenervisi dando precise disposizioni ai comuni per tutte le pratiche ancora da esaminare. Anche perché gli stessi giudici, in premessa, specificano che il parere vale come massima generale anche in riferimento ad altri ricorsi presentati al Tar.

Un’intricata matassa fatta di norme e codicilli e assai ostica, ma che ha degli effetti concreti. Al comune di Palermo ci sono circa 10.500 istanze per il terzo condono edilizio, di cui circa 9.400 da esaminare. Impossibile, ad oggi, stabilire quante comprendano i vincoli relativi, ma le pratiche esaminate sinora e rientranti in questa fattispecie sono poco meno di una decina: per queste, che sono state bocciate vista la mancanza di una circolare regionale, l’unica strada potrebbe essere il ricorso.

E per quelle da esaminare? Qui il Comune dovrà adeguarsi alla circolare, se non vuole incorrere nei ricorsi al Tar, dovrà ovvero chiedere agli enti che hanno posto i vincoli relativi se questi vanno confermati oppure no (oppure potrà avanzare richiesta chi ha presentato l’istanza). E anche nel caso in cui arrivi il nulla osta, l’ultima parola spetterà a piazza Pretoria che dovrà verificare la correttezza dell’intera pratica. Insomma, niente di scontato, anche se qualche spiraglio si è aperto visto che adesso almeno una speranza c’è. Ma non applicare il parere del Cga, come detto, potrebbe portare a ricorsi e così Sala delle Lapidi, giovedì 30, ha approvato un ordine del giorno (con i voti di Mov139 e Pd) che invita l’amministrazione a tenere conto del parere, cosa poi confermata dalla circolare regionale, proprio per evitare i contenziosi. Una linea su cui sia la giunta Orlando che il Segretario generale erano concordi, tanto da essere pronti a intervenire anche in sostituzione del consiglio perché sbagliare, in questi casi, costa caro: se il Comune rigetta la sanatoria, il bene diventa abusivo e va abbattuto, cosa che viene fatta a spese dell’amministrazione che poi deve anche restituire gli oneri per l’istanza che a volta ammontano a decine di migliaia di euro. E se poi si scoprisse che invece la casa era sanabile, sarebbero dolori.

Ma l’ordine del giorno è solo un invito all’amministrazione, che da un punto di vista amministrativo e giuridico non ha alcun effetto immediato. Quindi esiste un pericolo sanatoria a Palermo? “No – spiega Giuffrè – i casi che allo stato possono essere riesaminati a seguito del dispositivo del Cga e dopo che su questo l’amministrazione avrà acquisito il parere dell’avvocatura comunale, unitamente all’ordine del giorno approvato dal consiglio, sono pochi. Il riesame potrà riguardare una percentuale di istanze pari all’uno per cento circa”. “L’allarmismo di alcuni è ingiustificato e viene portato avanti in modi inaccettabili, per mera propaganda politica, falsificando dati e contenuti – dice Alberto Mangano, presidente della commissione Urbanistica che ha presentato l’ordine del giorno – abbiano il coraggio di dire che gli organi preposti alla tutela dei vincoli sono, secondo il loro ragionamento, inaffidabili mentre ritengono corretta una procedura che permette ad un funzionario comunale di negare una sanatoria a prescindere dall’entità del vincolo e dal parere di chi lo ha posto. In altri termini chi amministra ha il dovere di essere in linea con i fondamentali principi di “buon andamento” che ispirano l’efficacia dell’azione amministrativa e non rendersi complice di condotte negligenti e sommarie che possono ledere i diritti, stabiliti dalla legge, dei cittadini”.

Non la pensa così la Spallitta, che in questi giorni ha tuonato contro il centrosinistra aprendo un caso nella maggioranza. “Il parere del Cga – spiega la vicepresidente di Sala delle Lapidi – è un atto amministrativo espresso in sede consultiva, obbligatorio ma non vincolante, in occasione della presentazione di ricorsi straordinari. Secondo la giurisprudenza questo parere non ha natura giurisdizionale e le amministrazioni pubbliche non sono tenute alla osservanza del parere del Cga. La questione da affrontare è politica, più che giuridica: in tutta Italia è vietata la sanatoria di abusi edilizi in aree vincolate. Ritengo che questa regola di tutela del patrimonio paesaggistico, ambientale e idrogeologico, qual è quello sottoposto a vincolo, debba operare anche in Sicilia. La sanatoria di abusi edilizi in aree vincolate tra l’altro non estinguerebbe il reato, per cui il cittadino potrebbe correre il rischio di ottenere una sanatoria e dovere comunque demolire. Inoltre se oggi, interpretando le leggi regionali, si sostiene che sono sanabili gli abusi su aree vincolate, si sostiene di fatto che tutti i dinieghi sono stati illegittimi e quindi i cittadini che hanno dovuto demolire o ripristinare nell’ultimo decennio potranno chiedere i danni. Se si estende la sanatoria, si rischiano più contenziosi”.

Ma lo scontro, come detto, si ripete anche alla Regione. Da un lato Trizzino che ha presentato un ddl che andrà in commissione Ambiente (di cui il grillino è presidente), dall’altro l’assessore Lo Bello. “Se il ddl dovesse essere approvato – dice Trizzino – potrebbe approdare prestissimo in aula. Bisogna fare in fretta, il rischio è infatti che altri comuni seguano l’esempio di Palermo e diano il via libera al riesame di migliaia di pratiche, che, alla luce di una discutibile interpretazione di un parere del Cga, potrebbe stravolgere il volto dell’isola e sanare abusi ovunque”. Il ddl presentato dice a chiare lettere che va recepita la legge del 2003 che esclude, come detto, anche i vincoli relativi, ma non può avere effetti retroattivi. “Diffondere falsi allarmismi, ingenerando nel pubblico l’errata convinzione che la Regione abbia riaperto ipotetici termini di sanatoria – ribatte però l’assessore – è un fatto grave che con forza viene stigmatizzato proprio a difesa di quegli stessi principi di responsabilità a tutela del territorio e dei suoi beni paesaggistici cui ci si appella”.

 


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