Sicilia, notizie del disastro - Live Sicilia

Sicilia, notizie del disastro

Pietro Busetta

I dati emersi oggi dal quarantesimo Report Sicilia della Fondazione Curella.

PALERMO- Nel 2013, considerando i freschi dati del secondo trimestre, il Pil della Sicilia chiude con un calo del 3,2 per cento e la perdita di altri 67 mila occupati. La disoccupazione sale al 20,9 per cento (+2% rispetto al 2012) e tra i giovani, ormai, uno su due è in cerca di lavoro. Questi, in sintesi, i dati emersi oggi dal quarantesimo Report Sicilia della Fondazione Curella, con l’analisi relativa al secondo semestre 2013 e le previsioni per il 2014.

E proprio queste previsioni non lasciano alcuna prospettiva positiva: mentre alcuni indicatori fanno sperare in una attenuazione della fase recessiva in Italia, con una crescita del Pil di quasi un punto percentuale, nella nostra regione il risveglio della domanda e della produzione arriverà con forte ritardo, con una conseguente ulteriore riduzione del prodotto interno lordo del 1% e la perdita di altri 25mila posti di lavoro, con la disoccupazione che toccherà addirittura quota 22 per cento. “Altri 67 mila posti persi sono un dramma” commenta il presidente della Fondazione Curella, Pietro Busetta”. “Mai come adesso – prosegue – c’è stato un simile scoraggiamento tra chi cerca un lavoro, sembra che ci sia stata una guerra; inoltre, c’è la sensazione che la politica non si occupi assolutamente dell’economia reale, concedendosi aumenti di stipendio e privilegi degni di chi vive sull’Olimpo, ignorando quanto accade nella realtà”.

Il rapporto mostra una situazione in cui nessun settore dell’economia siciliana può tirare un sospiro di sollievo o intravedere la fine del tunnel. “Siamo di fronte ad un crollo dell’industria e dei servizi – continua Busetta –, e lo stesso turismo, che è l’unico a reggere, non sta messo poi tanto bene. I nostri politici stanno dimostrando una totale incapacità nel gestire la situazione. Loro sembrano passeggiare mentre il mondo intorno corre e bisogna correre per non restare fuori dall’economia mondiale. Bisogna riscrivere un patto con la politica per ricominciare, invece la sensazione è quella di chi scappa con il bottino. Oppure commissariamo la Regione. Ma vogliamo essere propositivi: occorre un programma con tempi obiettivi e risorse, altrimenti chiediamo di essere commissariati”. Nei sei anni di crisi, la caduta complessiva della ricchezza prodotta sfiora il 14 per cento, contro il già pesante 8,6% a livello nazionale. Di riflesso alla forte erosione del potere d’acquisto, i consumi delle famiglie hanno registrato un -12 per cento nell’Isola contro il 7,9% dell’Italia.

“Lo Stato ha smesso di investire in Sicilia” accusa Gaetano Armao, ex Assessore regionale al Bilancio. “In un suo recente rapporto – prosegue Armao –, Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ndr) ritiene che con le attuali percentuali di investimento dello Stato in Sicilia, serviranno oltre 400 anni per raggiungere un livello di ripresa pre-crisi. Ma questo si nota in tutti i dibattiti politici: nessuno parla di come investire in Sicilia, non esiste alcun progetto. Il caos dell’ultima finanziaria ha determinato l’implosione del bilancio della Regione. Al di là delle dolorose e difficili questioni dei forestali, dei precari, etc., ci si deve occupare di lavoro, senza slogan e con fatti concreti. In realtà, l’unico progetto che si ha per i Siciliani è l’emigrazione. Dopo le gabbie salariali – conclude Armao –, sono state create delle ‘gabbie di cittadinanza’ in cui gli abitanti del Sud Italia vengono chiusi e non hanno né avranno più gli stessi diritti dei cittadini del Nord”.


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