Da giovane sindaco| a centro della politica - Live Sicilia

Da giovane sindaco| a centro della politica

Il sindaco di Firenze in un lampo è diventato il centro di gravità permanente della politica italiana. Come mai un escalation di questo tipo?

Matteo Renzi l’acrobata, il temerario, l’arrampicatore, l’ambizioso. Sono tanti gli aggettivi che in queste ore sono stati affibbiati al giovane sindaco di Firenze che in un lampo è diventato non solo il leader del più importante partito del centrosinistra, ma il vero centro della politica italiana.

Per la verità gli sono piovute addosso anche molte e dure critiche, condite con una massiccia dose di delusione, da parte di chi pensava che mai lui avrebbe assunto la guida di un governo senza passare dalle urne, andando a braccetto con la stessa maggioranza che ha sostenuto Enrico Letta. Ma le cose non stanno proprio così. Cerchiamo di offrire un punto di vista ragionato. Intanto, qualcosa significa se in poco tempo lui è riuscito a calamitare ogni cosa che si muoveva sullo scacchiere della politica nazionale, non solo a sinistra.

Perfino la Lega ha aperto spiragli e Gianroberto Casaleggio, la mente del Mov5stelle, ha dichiarato che sarà giudicato sulle cose che proporrà. Teniamo presente che Renzi non ha responsabilità alcuna su quanto accaduto finora. Non è mai stato negli apparati di partito, non proviene, pure per ragioni di età, dalla Prima Repubblica e dai partiti dell’epoca, non ha mai rivestito ruoli di governo o di sottogoverno. Non gli si può, insomma, addebitare alcunché. Oggi, attraverso primarie aperte, dirige il Pd, partito difficile dalle mille anime o, più correttamente, dalle mille oligarchie, prodotto un po’ fallimentare di un’idea originaria che era molto affascinante, cioè creare una sintesi armoniosa tra le culture che hanno dato vita alla nostra democrazia, la cultura cattolico-democratica, quella riformista-socialista, la liberale e quella ambientalista. Purtroppo sappiamo com’è andata a finire.

Adesso, però, la musica è cambiata e probabilmente si potrà riprendere il filo interrotto di una composizione tra ideali, idee e progetti diversi, tenuti insieme dai valori fondamentali della nostra Costituzione, per una grande forza riformista di popolo che non abbia più, come collante, l’antiberlusconismo. Ecco, un altro punto a favore di Renzi è avere più che spodestato Letta, francamente troppo fragile per non cadere da solo, questione di tempo, spodestato Berlusconi. Finalmente abbiamo qualcuno, piaccia o no, che gestisce il gioco che non si chiama Silvio Berlusconi con i suoi conflitti d’interesse, guai giudiziari e con le sue condanne penali. Non solo, ma in alcuni giorni, non mesi o anni, Renzi è riuscito, con tutti i limiti che si vogliono, a rimettere in moto la macchina delle riforme, a cominciare dalla legge elettorale, e a porre sul tavolo, con il “Job Act”, il tema urgentissimo del lavoro. Non è poco. Per quanto concerne il governo del Paese, io credo che sarebbe stato un errore fatale fare continuare l’esecutivo presieduto da Enrico Letta, un ministero-aborto, che non ha inciso minimamente sul benessere dei cittadini e sul rilancio dell’economia. Siamo il Paese, dopo la Svezia, con la maggiore pressione fiscale, un’intollerabile pressione fiscale che ha schiacciato e schiaccia famiglie e imprese, sarebbe già sufficiente per un voto negativo. Non è neanche vero che Renzi eredita la stessa maggioranza del suo predecessore. Infatti, Berlusconi è all’opposizione, il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano è comunque un soggetto ridimensionato e ben altri numeri potrebbero essere conquistati dal nuovo inquilino di Palazzo Chigi. In ultimo, non dobbiamo scordare che viviamo ancora in un regime parlamentare, i governi ricevono dal Parlamento la loro legittimazione.

Il Presidente del Consiglio non è eletto direttamente dai cittadini e, comunque, neanche Letta ha affrontato il vaglio elettorale. In definitiva, penso che il tentativo di Matteo Renzi di trasformare l’Italia vada seguito con attenzione e sostenuto. Non abbiamo nessun’altra alternativa del resto e non oso immaginare cosa ci attenderebbe se lui fallisse o si rivelasse un bluff; né serve arroccarsi su posizioni puriste, riguardanti non inderogabili principi etici ma singoli passaggi di una complessiva strategia, posizioni che non determinano alcun cambiamento. Detto ciò, a completamento del mio pensiero, devo ammettere che la legge elettorale, in via di approvazione, ha dei limiti che bisogna superare, in termini di reale rappresentatività e centralità dell’elettore, e che se Renzi non vuole politicamente rompersi l’osso del collo deve imprimere da subito un’incredibile accelerazione al cambiamento, iniziando dalle questioni economiche, istituzionali e del welfare. Ottima sarebbe una decisiva battaglia contro i privilegi della cosiddetta casta. Solo così potrà farsi perdonare qualche eccesso o strappo compiuto rispetto a percorsi che in tanti immaginavano più lineari, solo con immediati e buoni risultati.

Pippo Russo.


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