Frutta, verdura e... mafia | I pentiti: "Il Mercato è Cosa nostra" - Live Sicilia

Frutta, verdura e… mafia | I pentiti: “Il Mercato è Cosa nostra”

Il mercato ortofrutticolo di Palermo

È antica la storia delle infiltrazioni mafiose fra gli stand della struttura di via Montepellegrino. Ecco come la ricostruiscono i collaboratori di giustizia.

IL SEQUESTRO DELLA DIA
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PALERMO – Al diavolo la concorrenza. Al diavolo il principio della migliore offerta. Al Mercato ortofrutticolo di Palermo le regole le ha sempre stabilite Cosa nostra.

È antica la storia delle infiltrazioni mafiose fra gli stand della struttura di via Montepellegrino. Angelo Fontana, pentito dell’Acquasanta, le faceva risalire alla fine degli anni Settanta quando “il Mercato pagava il pizzo, lo pagavano tutti, c’era Pinuzzu Civiletti che raccoglieva i soldi ogni stand ed all’epoca mi sembra si pagavano 250 o 300.000 lire”.

Erano gli anni in cui sulla struttura si estendeva la longa manus di Saro Riccobono, capomafia di Partanna Mondello. Poi, fra arresti, morti ammazzati e stragi la pressione mafiosa divenne per un periodo meno asfissiante. “No che non c’era interesse, non c’erano le persone adatte”, spiegava nel 2009 il collaboratore di giustizia. Superata la stagione delle bombe, i soldi del mercato tornarono a fare gola ai boss: “… c’era Ingrassia che aveva però una grossa fornitura ai militari di Palermo, al quartiere militare di Palermo e ci dava a noi 45 milioni all’anno per questa fornitura… gli ultimi soldi da Ingrassia sono andato io a prenderli… nel ’95, ’96”.

E da allora ricominciò la stagione del controllo totale degli affari nei depositi di frutta sotto l’egida dei Galatolo, signori dell’Acquasanta: “… poi ci fu Vito Galatolo, mio cugino – metteva a verbale Fontana – ci furono tutti che avevano gli stand dentro il Mercato ortofrutticolo… noi praticamente eravamo in società con Vallicchia”.

Un altro pentito, Andrea Bonaccorso, soldato della cosca di Brancaccio che avrebbe finito per legare le sorti della sua carriera criminale ai Lo Piccolo di San Lorenzo, sempre nel 2009 spostava il suo racconto in avanti nel tempo: “Nel 2000 e fino a tempo fa ancora portavano avanti questa cosa, le cassette di legno, sempre che usavano chi scendeva la merce dei paesi, li dovevano prendere tutti in una persona, che questa persona era vicina a Vito Galatolo… e dopo, siccome tutto quello che era dei Galatolo, quando sono stati arrestati, l’hanno preso i Fontana, quindi è stata una cosa che dopo i Galatolo l’hanno presa i Fontana… in pratica, di fronte all’entrata principale del mercato, di fronte c’è un bar e c’è uno sgabuzzino ed in questo magazzino, in pratica, c’è questa cosa di cassette, le cassette vuote; allora, chi doveva scendere la merce a Palermo, la frutta, la verdura, avevano imposto che dovevano prendere pure le cassette da questi qua”. Si tratterebbe di Angelo e Giuseppe Ingrassia, colpiti oggi dal sequestro.

Pizzo, cassette e non solo. Cosa nostra, così si legge nei verbali raccolti dagli agenti della Direzione investigativa antimafia, in passato avrebbe deciso i prezzi di ciliegie, carciofi e patate e le forniture di frutta anche ad alcuni grandi alberghi della città. Lo raccontava nel 2006 il pentito Francesco Onorato: “Il controllo dentro il Mercato ortofrutticolo era di Pierino La Fata, appoggiato dai Galatolo … ricordo che tante volte si sedeva Enzo Galatolo con Pierino La Fata… con Pino Civiletti, con Fifuzzu Argano… e discutevano proprio del Mercato… concordavano i prezzi da fare … i clienti… i padroni del Palace… Castellucci del Palace di Mondello, erano obbligati a prendere la frutta da Pino Civiletti… Cosa Nostra… a parte la droga, a parte l’estorsione, ma vive con le forniture…”.

 


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