Mafia di Porta Nuova | Torna in carcere Giuseppe Di Maio - Live Sicilia

Mafia di Porta Nuova | Torna in carcere Giuseppe Di Maio

E' considerato uno degli uomini più fidati del capomafia Alessandro D'Ambrogio. Il suo era l'unico fermo non convalidato nel blitz che azzerò la nuova mafia di Porta Nuova, la Procura ha fatto ricorso ed è tornato in carcere.

PALERMO – Il suo era stato l’unico fermo non convalidato nel blitz del luglio scorso che azzerò la nuova mafia di Porta Nuova. La Procura ha fatto ricorso ed è tornato in carcere Giuseppe Di Maio, considerato uno degli uomini più fidati del capomafia Alessandro D’Ambrogio. Hanno avuto ragione i pubblici ministeri Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco e i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo nei giorni scorsi sono tornati a bussare alla porta di Di Maio.

In passato Di Maio braccio destro lo sarebbe stato innanzitutto di Antonino Ciresi, il settantenne boss che mentre si trovava in carcere chiedeva notizie di lui ai parenti nel corso dei colloqui. “… te la posso dire una cosa poi? Ti abbraccia… ti bacia perché gli manchi tanto a Giuseppe” “, diceva la figlia del mafioso. “… al ‘bloccato’”, chiedeva il padre. Bloccato è il soprannome di Di Maio che per difendere gli interessi di Ciresi non risparmiava critiche neppure a suo presunto capo, Alessandro D’Ambrogio. A giudicare dalle parola della figlia di Ciresi, Di Maio non aveva gradito il comportamento di D’Amrbrogio: “… per quella parte che ha avuto fatta aspetta a te perché dice che non l’hanno fatta a lui ma l’hanno fatta a te… e poi questo signore che ha fatto la mala parte dice: tuo padre dovrebbe aprire un po’ gli occhi perché lui nella sua vita fa solo: tutto mio… tuo mio”.

Il nome Di Maio entrava in gioco in uno degli episodi più curiosi nella recente storia di Cosa nostra. Amato, rispettato e temuto da tutti. La credibilità di Alessandro D’Ambrogio aveva rischiato di entrare in crisi per la storia di un matrimonio. Un matrimonio speciale. La nipote di Nino Ciresi, il suo braccio destro, doveva sposare il figlio di un poliziotto. In pensione, ma pur sempre un poliziotto. Radio carcere era stata implacabile. La notizia delle nozze si era sparsa tra le celle. E lui, il capo, D’Ambrogio, era stato chiaro. “Ti devo parlare – diceva Santa Ciresi al padre durante un colloquio – ‘u nicu (soprannome di D’Ambrogio ndr) ha mandato a dire che è uscito da un carcere il discorso del padre di… e non vuole venire nessuno”.

D’Ambrogio aveva più di un sospetto su chi avesse messo in giro la notizia. La colpa era ricaduta su Gian Piero Scozzari, arrestato nel blitz Hybris del 2011, e detenuto a Trapani. Ciresi che vantava una lunga permanenza tra le fila di “Cosa Nostra” ed era consapevole delle regole ferree dell’organizzazione se lo aspettava. Quel particolare non poteva passare inosservato. Prima che Ciresi venisse arrestato, e in gran segreto, D’Ambrogio aveva cercato di dargli una mano. “Lo ha saputo Alessandro e mi ha detto di chiuderla questa cosa”. Voleva che si facesse in fretta e ora che la notizia era di dominio pubblico fra i detenuti, raccontava Santa Ciresi, “vuole capire chi lo ha uscito… fa il pazzo…domani… presenta”. D’Ambrogio aveva deciso di non partecipare al matrimonio, ma, visto il profondo rispetto che lo stesso nutriva nei confronti dell’anziano boss detenuto, si metteva comunque a completa disposizione della famiglia Ciresi. D’Ambrogio raccontava a Di Maio che qualcuno gli aveva fatto giungere il messaggio che, decidendo di non andare al matrimonio, si stava comportando male. E D’Ambrogio lo tranquillizzava “che in chiesa ci vado… gli ho detto dove sono questi discorsi! Gli ho detto domani salgo e gli dico tutte cose in faccia… non lo so, io non l’ho visto per evitare davanti le persone gli ho detto ora ti faccio sapere, dice “no, non vorrei che gli sembra”… no, no …inc…”.

Di Maio, d’altra parte, era inamovibile: “… lui (Ciresi ndr) non ci voleva andare e noialtri perché ci dobbiamo andare? … per me lo possiamo portare avanti questo discorso”. Alla fine D’Ambrogio al matrimonio non c’era andato. E i parenti avevano pure avuto il coraggio di protestare, tanto che il capomafia era stato costretto a richiamarli: “… la prima volta che glie l’ho detto… mi vuoi dire perché voialtri ve la state prendendo con me… io… lo sapete, gli ho detto l’unica cosa che dovete fare in questo discorso che voialtri dovete stare proprio zitto”.

 


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