Lo svincolo che visse 5 volte - Live Sicilia

Lo svincolo che visse 5 volte

Sandro Musco teneva su "S" una rubrica fissa. Nei suoi articoli, sempre solcati da una grandissima ironia, analizzava i fatti siciliani con l'occhio lungo di chi ricorda la storia - recente e meno - dell'Isola. Ecco il suo ultimo "pezzo".

Sandro Musco teneva su “S” una rubrica fissa. Nei suoi articoli, sempre solcati da una grandissima ironia, analizzava i fatti siciliani con l’occhio lungo di chi ricorda la storia – recente e meno – dell’Isola. Ecco il suo ultimo “pezzo”.

La prima mossa operativa data al 1975 quando si avvia la procedura tecnica per la progettazione e realizzazione, lungo l’autostrada Palermo-Catania nella vallata tra le Madonie ed il mare, dello svincolo Irosa che collega l’autostrada con le alte Madonie e segnatamente con i paesi di Blufi e Castellana e quindi con le Petralie. Dopo “appena” quarant’anni, sabato 11 gennaio, giorno di sant’Igino ottavo Papa di Roma, lo svincolo è stato aperto al transito con una cerimonia in pompa magna degna delle manifestazioni anni ’50 che vediamo nei vecchi filmati o nei documentari. Grazie alla giornata freddina ma soleggiata, si è montato un gran palco a ridosso dello svincolo su cui si agitava un nugolo di sindaci in fascia tricolore, il commissario pro-tempore della Provincia di Palermo, l’ex generale dell’Arma Domenico Tucci ed addetti di vario genere e tipo: tradizionale sciame di lapuna addetti da sempre alla salvaguardia ed al suchiggio del miele.

Questa manifestazione del giorno 11, in verità, è appena appena la quinta inaugurazione/evento connessa allo svincolo. La prima è del 1975, annuncio del primo finanziamento; la seconda è del 1989 quando l’allora presidente della Regione Rosario Nicolosi informa i sindaci dell’area che l’intero progetto era stato finanziato dall’intervento straordinario per il Mezzogiorno; la terza è degli inizi dell’anno 2000 per una prima consegna dei lavori ad un’impresa che realizza solo una piccola parte e che mai viene pagata e che fallisce e che mischina ancora avanza piccioli; la quarta è del 2012, voluta dal presidente della Provincia Giovanni Avanti il giorno prima che venisse sostituito dal commissario Tucci; la quinta, questa appunto di giorno 11 gennaio. Ma ogni evento inaugurale si è sempre concluso con una bella manciata… il che riempie i vuoti, almeno quelli della panza!

L’opera rimane ancora incompiuta per almeno altri 10/12 kilometri; è priva di ogni segnaletica che indichi i comuni o le aree raggiungibili, esattamente come non esiste alcun segnale che indichi lo svincolo percorrendo le strade delle Madonie! Il tutto è affidato alla nota fantasia creativa dei siculi montanari ed allo spirito di autentico Safari che anima ogni turista ed ogni viaggiatore che decide di visitare le Madonie. Si esige, allora, una sesta inaugurazione non appena collocata la segnaletica di completamento: con relativa manciata!

Anni fa un dirigente della Regione cui chiedevo notizie di una normalissima pratica già in suo possesso da oltre sei mesi, mi disse testualmente: “Caro professore, per fare bene le cose ci vuole il tempo giusto”. Ribatto: “E, per questa pratica, che tempo prevede?”. Risposta: “Ovviamente il tempo che ci vuole!”. Passarono circa altri 8 mesi e l’esito vide la luce: si trattava di una nota autorizzativa di circa 10 righe! Appena quattordici mesi! Una inezia rispetto alla fondazione fenicio punica di Palermo ed alla battaglia di Imera!

Che ci siano voluti quarant’anni per uno svincolo autostradale, credo che, fatti i conti, ovviamente è il tempo che ci vuole ed infatti è quello che ci è voluto! Chiudendo un occhio, anzi tutte e due, su tutto quello che manca (e non è poco) per completare i lavori. Tempo previsto: circa un ulteriore ventennio. Il tutto a garanzia della longevità degli amministratori locali moltissimi dei quali seguono a vario titolo la storia dal 1975 e fanno ancora, a fasi alterne, i sindaci o gli assessori. Ognuno dal palco ringrazia ed elogia con calore e passione i suoi predecessori per quanto ha fatto per raggiungere l’obiettivo finale: omaggio convinto ad un immane tempio dell’inefficienza in cui nessuno ha colpe, nessuno è responsabile, anzi ha fatto cose da pazzi per ammuttare e risolvere ogni impedimento e dirimento. Magia suprema dell’arcano siculo in cui tutto si muove restando immobile ed ogni cosa si conclude restando ‘nt’allaria e provvisoria! Da completare, appunto. Perché in Sicilia ci manca sempre un pezzo per definire ogni cosa e siamo tutti allaffanati a cercarlo: e non sempre ‘u truvamu.

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