Smantellato market della droga |Un'intera famiglia in manette - Live Sicilia

Smantellato market della droga |Un’intera famiglia in manette

Di Laura Distefano - L'operazione Camaleonte dei Carabinieri è scattata nella notte. Il quartier generale dello spaccio era il civico 33 di Via Capo Passero. Il pm Sincero: "Il ruolo di spicco nell'organizzazione erano le donne che gestivano i rapporti con i fornitori e i pusher". I nomi a vertice dell'organizzazione sono quelli di Graziella Fiamingo, Giovanni Ventarolo e del figlio Giuseppe.   TUTTI I NOMI - LE REAZIONI

CATANIA – Sono affari di famiglia. La citazione al film di Lumet con l’affascinante Connery e lo straordinario Dustin Hoffman salta alla mente (almeno per il titolo) nel descrivere l’operazione dei Carabinieri scattata nella notte. I militari, circa 200 in azione, hanno smantellato una piazza di spaccio, con un giro d’affari annuo a sei zeri, interamente gestita da un nucleo familiare: mamma, papà e figlio. Graziella Fiamingo, Giovanni Ventarolo e il figlio Giuseppe i nomi al vertice dell’organizzazione.  Il quartier generale dello spaccio era il civico 33 di Via Capo Passero.

Sono 26 le misure eseguite dai Carabinieri del Comando Provinciale di Catania: 17 erano già in carcere, 7 sono finiti ai domiciliari mentre per 2 è scattato l’obbligo di firma. Un lungo elenco quello scritto nell’ordinanza del Gip di Catania che ha accolto la richiesta dei provvedimenti  avanzati dai magistrati della Dda di Catania. L’organizzazione era – secondo le risultanze investigative – ben strutturata, ognuno con il proprio ruolo: pusher, intermediario con il cliente e custode della droga. Questo compito sarebbe stato affidato alle cure delle donne dell’associazione.

Sono cinque le “signore” arrestate che sarebbero state delegate a proteggere il prezioso “stupefacente”. Così come spiega il pm Sincero, titolare dell’inchiesta: “Il ruolo di spicco nell’organizzazione era affidato le donne che gestivano i rapporti con i fornitori e i pusher. Inoltre le indagate fornivano le loro abitazioni private come deposito dello stupefacenti”. Il metodo particolare usato per passare la droga era quello di gettarla dai balconi delle loro abitazioni. La “società di famiglia” avrebbe smerciato marijuana e cocaina con “fatturati” , secondo i calcoli degli inquirenti, di 15 mila euro al giorno.

Le attività investigative – come emerge dai filmati registrati  – risalgono allo scorso anno: da febbraio a luglio. Non è sfuggito nulla all’occhio delle telecamere piazzate in una delle strade “regno dello spaccio” a Catania, San Giovanni Galermo, dove anche pochi mesi fa i carabinieri avevano operato decapitando, con il blitz Leo 121, un’intera organizzazione criminale dedita alla vendita al dettaglio di stupefacenti. “Non ci sono collegamenti con quel blitz e questo” ci tiene, però, a sottolineare l’aggiunto Carmelo Zuccaro in conferenza stampa.

La droga veniva nascosta e smerciata direttamente al cliente che l’acquistava “velocemente”  in macchina: in un colpo scambio del contante e consegna della marijuana. Per il passaggio della droga era un utilizzato un “metodo particolare”: quando il pusher lo richiedeva, il “custode” all’occorrenza gettava le dosi necessarie direttamente dal balcone. Succedeva anche che lo spacciatore vendesse la droga addirittura incappucciato, nella piena accettazione di passanti e residenti. In alcuni casi venivano create situazioni di distrubo: simulazioni di incidenti, di viabilità intasata. Tutto escogitato per distogliere l’attenzione da quello che stava accadendo in via Capo Passero.

Un po’ strano che non ci sia un collegamento con il crimine organizzato, o almeno non ci sia stata la “benedizione” ad agire autonomamente. “Non si spaccia in quella zona senza l’autorizzazione del clan?” E’ la domanda di un giornalista. “Non è stata contestata l’associazione mafiosa – è la risposta degli inquirenti – l’organizzazione agiva in piena autonomia. Questo è quanto possiamo dire al momento”. Parole che significano che le indagini sono ancora capillari.

L’operazione scattata oggi è solo la punta dell’iceberg di un’inchiesta ancora non chiusa: in totale, infatti, ci sono 33 indagati. Inoltre nella fase calda delle indagini con intercettazioni video e telefoniche erano stati arrestati in flagranza 25 soggetti ed erano stati sequestrati dai militari oltre 3 kg di marijuana e 58 grammi di cocaina. Nel corso della retata invece sono stati posti i sigilli a due vetture appartenenti ad alcuni degli indagati.

Non è stata ancora individuata la linea di approviggionamento della droga. “Anche se i canali sono vari – spiega il comandante dell’Arma Alessandro Casarsa – e non c’è un unico venditore. Quello che abbiamo localizzato con certezza sono i depositi”. A proposito di questo, occultare la droga significava intascare 150 euro a settimana, mentre la paga del pusher si aggirava dai 100 ai 150 euro al giorno.

Casarsa accende i riflettori sul tratto sociale del blitz di questa notte. “Le immagini mostrano scene secondo me inquietanti – dichiara – la madre mentre ha in braccio il bimbo consegna la dose al pusher”. Tutto avviene davanti agli occhi di un innocente, che è poi anche il figlio della donna “manager della droga”. “Non si può da una parte crescere un figlio e dall’altra spacciare – sentenzia – oltre che illegale è anche immorale”.


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