Il Cyrano de Bergerac | al Musco di Catania - Live Sicilia

Il Cyrano de Bergerac | al Musco di Catania

In scena sino al prossimo 9 marzo l'opera di Edmond Rostand. La produzione è del Teatro Stabile.

La regia è di Di Pasquale
di
3 min di lettura
Nella foto, un momento della rappresentazione

Nella foto, un momento della rappresentazione

CATANIA. Una grande produzione del Teatro Stabile di Catania, in scena al Teatro Musco fino al 9 marzo, è il Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand. Andata in scena la prima volta al Théâtre de la Porte-Sain-Martin di Parigi il 28 dicembre 1897, la commedia in cinque atti che valse al marsigliese la “Legion d’Onore sul campo”, raffigura il topos eterno e immortale del “brutto dentro e bello fuori”, la fiaba che si ascolta sempre da “La bella e la bestia” all’orchetto Shreck brutto, verde e simpatico, sfiorando anche il Frankenstein. La trama: l’azione si svolge nella metà del ‘600. Cyrano (Angelo Tosto) è un guascone e spadaccino, ed anche poeta. È profondamente innamorato di Rossana (Lucia Fossi), la quale però gli confessa di essere innamorata del suo commilitone Cristiano (David Coco), bello ma pietroso e poetico. Udite queste parole Cyrano mette da parte gli interessi del proprio cuore e tenta in tutti i modi di favorire l’unione fra Cristiano e Rossana, fino a diventare la voce poetica che diffonde l’amore vero e puro, sentimento che solo chi lo prova veramente può esprimere. E proprio grazie alle a queste dolci parole, i due innamorati convolano a nozze.

Il Cyrano è un’opera di fine ottocento dalla quale promanano tutti quei sentimenti cavallereschi che hanno a lungo creato il mito e la storia (non solo letteraria) dell’Europa, da Raimundo Lulio a Cervantes, ove il protagonista è un eroe ma anche antieroe, collegamento con il post-romanticismo, opera intrisa di amicizie sincere e amori “mortali”: così in battaglia Cristiano è pronto a sacrificarsi per l’amico e per la sua felicità con Rossana, di cui scopre il fervente amore; dall’altro lato, Cyrano nonostante “il consenso” dell’amico lasciato in punto di morte, non prova a dichiarare i propri sentimenti verso la cugina, continuando a trovarla in convento per i prossimi quindici anni. Rossana durante la lettura di una lettera, scopre che Cyrano non legge e capisce che sta recitando la sua di parte e non quella dell’amico. È lui il romantico compositore di tutte le quelle parole d’amore, di gioia e di felicità. Ma è troppo tardi: il guascone è stato poco prima ferito a morte in un’imboscata a tradimento e contento si spegne fra le braccia della sua amata.

La regia è affidata al blasonato Giuseppe Di Pasquale, direttore del Teatro Stabile di Catania, il quale immagina l’amore come un continuo ed eterno inseguimento, senza che questo possa mai realizzarsi; “tanto l’amore si fa prezioso e irraggiungibile, quanto la morte sparviera e sempre puntuale. Amore e morte, con stilema guasconesco, che oggi leggeremmo più con l’accezione di clownesco, sono i pilastri di questa umanità. La rincorsa all’amore narrata da Rostand somiglia di molto all’affannoso virtuosismo degli artisti da circo che celebrano, con il solo scopo di divertire, la malinconia di un amore non consumabile. Le luci si spengono sempre sulla triste faccia del clown il cui trucco si scioglie sulla maschera terribile del suo horror vacui” precisa il regista. Ed in questo senso tutta la scena si gioca fra il comico, il serio e romantico, i costumi sono quelli dei clown, e tutta la scena è un immenso tendone da circo con i manifesti pubblicitari che formano la scena. Angela Gallaro firma scene e costumi, Germano Mazzocchetti le musiche, Donatella Capraro i movimenti scenici, Franco Buzzanca le luci.

Ricco e abile il cast nel quale compiono oltre i citati Angelo Tosto, David Coco e Lucia Fossi, anche Leonardo Marino, Giampaolo Romania, Cosimo Coltraro, Sergio Seminara, Plinio Milazzo, Lucia Fossi, Luca Iacono, Marina La Placa, Liliana Lo Furno, Lucia Portale, Francesco Russo. Una sala piena che ha accompagnato fin fuori le scene i protagonisti con intensi applausi e soddisfazione per la notevole produzione del Teatro di prosa catanese che, nonostante i tagli e la lontananza dei politici palermitani, riesce a realizzare e offrire al pubblico, notevoli e apprezzate produzioni.

 


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