Tutte le donne del mondo | La spesa di Francesca - Live Sicilia

Tutte le donne del mondo | La spesa di Francesca

Storie di ordinaria bellezza. In una società che bada all'apparenza, una donna nuda è semplicemente una donna nuda. E allora mi sono domandata: è davvero necessario spogliare una donna per raccontarla?

Tutto è cominciato una mattina di fine gennaio. Stavo sfogliando le foto del progetto “Uncovered: Woman in Word and Image” realizzato dal fotografo Jordan Matter contro lo sfruttamento del corpo femminile: 80 donne a seno nudo per le strade di New York. Poi, qualche giorno fa, mi sono imbattuta nel progetto“Seconda pelle” realizzato da tre fotografi palermitani contro la violenza sulle donne. Proteste sociali, le chiamano. Foto di donne nude contro il femminicidio, contro lo sfruttamento del corpo e la violenza. Ma in una società che bada all’apparenza, una donna nuda è semplicemente una donna nuda. E allora mi sono domandata: è davvero necessario spogliare una donna per raccontarla?

Nasce così questo cammino. Da una domanda. E da un desiderio: rivendicare la necessità di raccontare la donna lasciandole addosso i suoi vestiti più belli. Ho immaginato ritratti di donne diverse, vestite, dai corpi imperfetti e dalle rughe sottili agli angoli degli occhi, che ogni giorno, ogni santo giorno, in silenzio, contribuiscono con la loro intelligenza e coraggio a cambiare il proprio mondo. Donne che attraverso piccoli gesti rendono straordinaria la vita, anche se la terra trema sotto i piedi e il futuro ha il sapore amaro della sconfitta.

Come la storia di Francesca, 46 anni, impiegata, e un ex marito disoccupato che non è in grado di mantenere le due figlie di 8 e 10 anni. Francesca deve tirare avanti da sola, con il suo stipendio, neanche mille euro. “Voglio offrire il meglio alle mie bambine – racconta – Faccio i salti mortali, ma con i soldi non ci arrivo mai. Tra l’affitto della casa e le bollette, non mi rimane molto. Ogni giorno, quando esco dall’ufficio, faccio il giro delle associazioni e delle cooperative dove danno da mangiare. Ho con me due buste di plastica di un supermercato e li riempio con quello che trovo. Potrei chiedere aiuto a mia madre, ma lei vive con la pensione minima e non voglio che si preoccupi per me”.

Francesca non vuole pesare su nessuno. Aspetta il suo turno. Controlla l’orologio, poi riempie le buste e le sistema dentro l’auto. “Le mie figlie sanno che vado al supermercato, come tutti i genitori normali. Glielo faccio credere e cerco di non privarle di nulla perché voglio che crescano serene”. Si piazza davanti l’ingresso della scuola, gli occhi arrossati, la pelle del viso spenta. Le bambine escono insieme alle compagne. Salgono in auto, raccontano gli aneddoti della giornata trascorsa tra i banchi della scuola. Non sanno che la loro mamma ha fatto la fila insieme ad altra gente per assicurarsi un pasto. Non possono saperlo perché Francesca indossa il migliore dei suoi sorrisi. Lo fa per loro, e perché, dentro di sé, continua a sperare in un domani migliore. “La mia vita non è fatta di sacrifici – conclude – ma di scelte. Io ogni giorno scelgo di andare avanti”.

Francesca è soltanto una delle tante donne che non si fermano di fronte ad alcun ostacolo. Donne che hanno fatto del coraggio l’unica bandiera da rispettare. Sì, perché le loro sono storie sature di coraggio. Storie di forza e di speranza. In una parola, storie di ordinaria bellezza.


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