Panvino: "La Dia è il braccio di Salvi" |Poi un pensiero per Mimmo Calabrò - Live Sicilia

Panvino: “La Dia è il braccio di Salvi” |Poi un pensiero per Mimmo Calabrò

Renato Panvino, capo Centro Dia Catania

Il nuovo Capo Centro della DIA di Catania, Renato Panvino si è presentato alla città: "Questo deve essere un palazzo trasparente - ha detto - fondamentale il lavoro di squadra".

Direzione Investigativa Antimafia
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CATANIA – Nessuna barriera. Nemmeno quella di una semplice scrivania. Renato Panvino, nuovo centro Capo della Dia, sceglie la strada dell’informalità per presentarsi alla città di Catania. Stringe le mani ad ognuno dei giornalisti presenti chiedendo nome e cognome. “Non vorrei incontrarvi – commenta ironico – e fare la gaffe di non riconoscervi”.

“Tra i miei obiettivi  – esordisce Panvino – c’è quello che questo diventi un palazzo trasparente, in modo che tutti possano verificare il nostro lavoro. Noi ci occuppiamo di criminalità organizzata e sequestro di patrimoni. Questo Centro sarà il braccio del Procuratore della Repubblica Giovanni Salvi, con cui già dal primo giorno di insediamento ho parlato. La Procura è il Dominus della polizia giudiziaria. Quindi la Dia è al servizio della Procura, ma soprattutto è al servizio di questa città. Prima di arrivare a Catania sono stato convocato dal Direttore De Felice a Roma che mi ha fornito delle indicazioni precise su come operare”.

“Io a Catania – afferma il capo Centro – non ci ho mai lavorato e non posso esprimere giudizi, ma sono pronto con silenzio ad imparare e più avanti sarò pronto a metterci anche del mio. Lavorerò in stretta sinergia con le altre forze di polizia, Finanza, Carabinieri e Questura. Sono convinto che solo con il lavoro di squadra si raggiungano grandi risultati”.

Panvino racconta delle sue esperienze passate e dei grandi uomini con cui ha lavorato. “Sono reggino d’adozione. A Reggio Calabria ho lavorato per moltissimi anni e lì’ ho avuto la fortuna di operare a fianco di un grande magistrato come Nicola Gratteri”. La sua esperienza in Calabria termina con il grande successo degli arresti ad Amsterdam degli autori della strage di Duisburg. “Spero di poter portare gli stessi risultati anche a Catania”. Una promessa più a se stesso, quella di Panvino.

Uno scambio di saluti. Un caffè finale per “imprimere” al rapporto tra Dia e stampa un legame di collaborazione e rispetto. Ricordando che una persona “è colpevole solo davanti ad una sentenza definitiva”. E attorniato dai cronisti Panvino ha voluto ricordare un grande giornalista: “Io ero molto legato a Domenico Calabrò. La sua arma era la penna, era un uomo fiero del mestiere che faceva. Mimmo riusciva attraverso i suoi racconti a farmi vivere questa città”.  Una città, Catania che oggi Panvino conoscerà in prima persona e, di essa, conoscerà soprattutto quella parte “avvelenata dal crimine” che è chiamato nel suo ruolo a debellare.


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