Pd provinciale spaccato| dopo lo scontro Orlando-Miceli - Live Sicilia

Pd provinciale spaccato| dopo lo scontro Orlando-Miceli

L'area Lupo chiede il dialogo con il sindaco e blinda la capogruppo in consiglio. Monastra: "Il segretario non può fare l'assessore".

PALERMO – Il Pd palermitano è in subbuglio. Le parole di Leoluca Orlando, che ha in pratica accusato Davide Faraone e il segretario provinciale dei democratici Carmelo Miceli di aver chiesto posti in giunta lo scorso 11 gennaio, hanno mandato in tilt il partito per tutto il pomeriggio. Dichiarazioni, quelle del sindaco, rilasciate all’agenzia di stampa Italpress e che hanno avuto l’effetto di riaccendere vecchi rancori e divedere un Pd che non ha mai brillato per unità.

Ad aprire le danze proprio il primo cittadino che, senza mezzi termini, ha rivelato le richieste di Miceli poi però smentite dal diretto interessato. Un balletto di dichiarazioni che ha fatto saltare i nervi alle altre aree del Pd che si sono sentite messe da parte, ma che soprattutto hanno letto nelle presunte richieste una contraddizione con il documento votato nella direzione provinciale di sabato scorso di netta chiusura verso Orlando. “Ci hanno proposto un ordine del giorno che dice, con tre anni e mezzo di anticipo, che lavoriamo a un’alternativa all’attuale sindaco – dice a taccuini chiusi un esponente di primo piano dei democratici – e poi scopriamo che Miceli chiedeva posti”.

Il segretario, come detto, ha negato tutto bollando come fantasiose le rivelazioni del sindaco ma tanto è bastato per accendere gli animi. Perché il paritito in queste ultime settimane si era già diviso tra chi, come l’area che fa capo a Giuseppe Lupo, propende per un dialogo con Orlando e chi invece chiede che si lavori sin da ora a un’alternativa considerando chiusa l’esperienza amministrativa del Professore. Una divisione che si tocca con mano specie a Sala delle Lapidi dove Lupo può contare sul capogruppo Teresa Piccione e i consiglieri Giovanni Lo Cascio, Serena Bonvissuto e Carlo Di Pisa. Praticamente quattro su otto, la metà del gruppo, numeri che blindano la posizione della Piccione malgrado qualcuno, in particolare la civatiana Antonella Monastra, abbia sollevato il problema della scarsa presenza della deputata a piazza Pretoria e del doppio incarico vietato dallo statuto del partito.

E in questo clima lo scontro di oggi non ha di certo aiutato, con l’area Lupo che continua a chiedere il dialogo con Orlando. “Apprendo con sorpresa, secondo quanto dice il sindaco Leoluca Orlando, che alcuni dirigenti del Pd siano andati a chiedere posti in giunta – dice l’ex segretario regionale – è un metodo che non condivido, credo che il Pd debba essere disponibile a confrontarsi con il sindaco e la sua giunta valutando i singoli provvedimenti nell’interesse dei cittadini. Quali sono le proposte del gruppo consiliare per Palermo? Presentiamole a Orlando, dal recupero delle periferie alla cultura, e vedremo come si comporta”. Insomma, niente poltrone ma pronti a votare singoli provvedimenti ritenuti utili per la città, a riprova di un feeling già dimostrato in occasione dell’elezione del sindaco alla guida dell’Anci Sicilia. “In un partito è assurdo che un segretario parli col sindaco senza il capogruppo – attacca Lo Cascio – è stata una fuga in avanti”. Ma l’area Lupo fa quadrato anche attorno alla Piccione: “Soltanto un consigliere ha sollevato il problema – dice l’ex segretario – e una rondine non fa primavera”. “Ritengo si debba continuare a valutare i singoli atti proposti dall’amministrazione senza pregiudizi entrando nel merito in maniera propositiva nell’interesse della città – dice la Bonvissuto – oggi il Pd può creare le condizioni per un importante coinvolgimento contando otto consiglieri che se compatti possono incidere in aula sugli atti e dunque sul presente e futuro della città. Auspico un coordinamento da parte del partito in tal senso”.

Bordate per Miceli arrivano anche dall’area Civati, per bocca della Monastra: “Nel primo incontro avuto con Miceli, prima del congresso, si era parlato di una opposizione dialogante ma non in termini di rimpasto. Noi siamo sempre stati convinti della necessità di partire dai contenuti, poi però Orlando ha assunto una posizione di rottura. Dobbiamo costruire una nostra proposta, capace di attirare il sindaco nel nostro campo, ma non possiamo dire cose che poi non facciamo. Il segretario non può fare l’assessore, non può esserci un doppio binario politico e istituzionale. Stesso problema vige per Teresa Piccione, anche se per lei nutro la massima stima”.

“Le posizioni del Pd – dice il ferrandelliano Fabrizio Ferrara – rispetto a Orlando sono sempre state opposte, tanto che avevamo candidati diversi. Il Partito Democratico ha dato un’apertura di credito a Orlando a partire dal mancato apparentamento di Ferrandelli, che ha permesso al sindaco di governare. Ma oggi la situazione è cambiata: tre voti su 180, ovvero i contrari al documento della direzione, sono la prova evidente che siamo di fronte a scenari diversi. Non prenderne atto, come fa Lupo, significa disconoscere organismi di partito regolarmente eletti, partito di cui proprio lui fino a pochi mesi fa è stato il massimo esponente in Sicilia. Il feeling di Lupo con Orlando, maturato sin dalle Comunali, oggi rischia di spaccare il partito e per questo deve interrompersi subito. Il Partito Democratico con i suoi otto consiglieri, oggi più di ieri, è in grado di essere determinante per le sorti dell’Aula facendo tornare il sindaco Orlando con i piedi per terra, ad occuparsi dei problemi dei cittadini. Provvedimenti non in sintonia con le aspettative e i bisogni dei palermitani non potranno più trovare il voto favorevole dell’Aula”.

Silenzio da parte dell’area che fa capo ad Antonio Rubino, che se da un lato ha votato convintamente la mozione di Miceli, dall’altra è critica sulla Piccione. La posizione del segretario provinciale non è delle più semplici, visti anche i numeri su cui può contare in assemblea dove Lupo potrebbe far pendere l’ago della bilancio altrove.

 


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