Il classismo dei cellulari - Live Sicilia

Il classismo dei cellulari

Chi può negare che a buon diritto il cellulare sia in questo inizio di secolo bene mobile fra i più rappresentativi, che crei una sorta di appartenenza trasversale tra i possessori del medesimo oggetto di culto e, di contro, evidenzi platealmente disuguaglianze?

Una sera, una città, una piazza. Decine di ragazzi, a gruppi. Giovani, pieni di vita. E con gli occhi bassi. Non è misticismo di massa, guardano tutti al minuscolo quadrante piatto e sottile che rimanda il mondo intero, mentre dita veloci come quelle di Glenn Gould inondano l’etere di parole.

Il cellulare domina il quotidiano; l’appello lanciato dal fischio che annuncia l’arrivo di un sms, di una comunicazione su WhatsApp o di una email, è irresistibile; lo teniamo sempre sotto controllo. Lo smartphone, che riunisce in un solo strumento diverse attività, ha generato una nuova addiction, pari a quella dello shopping compulsivo o del gioco d’azzardo; si manifesta nell’abitudine di controllare costantemente il cellulare (checking), nello sbloccarne la tastiera di continuo per vedere se vi siano aggiornamenti relativi a email, applicazioni o social network, nel verificare di averlo a portata di mano, nell’entrare in paranoia quando lo si smarrisce anche per poco, quando si scarica la batteria o quando non c’è rete. La malattia generata dalla paura di perderlo ha un nome, nomophobia (no mobile phone phobia).

Razionalmente spieghiamo (agli altri) che la comunicazione mediata offerta dal cellulare cela un modo di vivere la realtà evitando il confronto, che isola dal mondo esterno per soddisfare il bisogno di interagire con gli altri con un mezzo piuttosto che con un vero scambio. Ma mentre svisceriamo il problema, la vendita di cellulari non conosce crisi.

Centinaia di nuovi modelli di smartphone ogni anno vengono lanciati sul mercato, dotati di schermi sempre più grandi, di fotocamere in grado di scattare foto sempre più nitide e di maggiori funzioni. Secondo i risultati di una ricerca, nel 2014, nel mondo ne verranno venduti un miliardo. In Italia il preferito è il Nokia Lumia. Quello che delude di più le attese è iPhone 5, mentre sprofonda nel dimenticatoio il BlackBerry, nonostante Obama. Con riferimento ai sistemi operativi, trionfa Android con il 67,9%, seguito da Windows Phone (16%), terzo iOS (11%). I big player del settore, Samsung e Apple, restano in vetta alla classifica mondiale e mantengono la leadership del mercato, pari a 432,1 milioni di smartphone venduti solo nel secondo trimestre 2013.

La storia contemporanea ci narra che, a partire dalla data che segnò l’inizio di un mutamento epocale del comportamento umano, quel fatidico 3 aprile 1973 che vide Marty Cooper,un dipendente di Motorola, ideare il primo telefono cellulare, sono stati venduti miliardi di telefonini, e oggi, secondo una stima prudente, gli abbonati sono sei miliardi di persone.

In questo arco temporale, i dieci cellulari più venduti, secondo una statistica, sono soprattutto Nokia, presente nella top ten con ben sette modelli di cellulari. L’iPhone 3Gs, invece, occupa la nona posizione. Uscito nel 2009, ha venduto più di 35 milioni di unità, ma costa caro, come i Galaxy S2 ed S3, i primi modelli Android, veri competitori degli iPhone sul terreno degli smartphone, che troviamo in ottava posizione entrambi con oltre 40 milioni di vendite; iPhone 4 è al sesto posto della classifica, ma nella top five dei best sellers c’è un predominio assoluto di Nokia con cinque modelli di cellulari (1208, 1600, 5230, 3210 e 1110) che hanno venduto tutti oltre 100 milioni di unità. Questa classifica non opera distinzioni tra telefonini smart e low cost, e rivela che i consumatori operano secondo due tendenze diverse: quando possono comprare smartphone preferiscono rivolgersi ad aziende quali Samsung e Apple, ma acquistano in massa i telefoni economici di Nokia, confermando la leadership del marchio finlandese.

Questo divario si gioca su un terreno posto tra estetica e ricchezza, tra vorrei e non posso, tra essere e apparire. Un terreno minato, specie per i giovanissimi, che si confrontano su oggetti di desiderio come Galaxy S4 e iPhone 5 la cui vendita però, ci dice il mercato, ha subito una flessione mentre, di contro, alcune cenerentole hanno conseguito miglioramenti record delle proprie prestazioni. La crisi, pur non riguardando assolutamente il prodotto in sé, induce i consumatori all’acquisto di quello meno costoso. E tale prodotto, va da sé, è un fenomeno di massa. Lo usano leader politici e alunni delle primarie, top manager e disoccupati, ma è in questa sorta di omogeneizzazione, che, paradossalmente, si enucleano le differenze di classe sociale. Il cellulare, in buona sostanza, è democratico o classista?

Ricorrendo a un’espressione risalente, far parte di una classe sociale significa appartenere, volenti o nolenti, ad una comunità di destino, e subire tutte le conseguenze di tale appartenenza. Significa, secondo uno dei più autorevoli sociologi italiani, Luciano Gallino, avere maggiori o minori possibilità di passare, nella piramide sociale, da una classe più bassa ad una classe più alta; avere maggiori o minori possibilità di fruire di una quantità di risorse, di beni materiali e immateriali, sufficienti a rendere la vita più gradevole.

Ora, chi può negare che a buon diritto il cellulare sia in questo inizio di secolo bene mobile fra i più rappresentativi, che crei una sorta di appartenenza trasversale tra i possessori del medesimo oggetto di culto e, di contro, evidenzi platealmente disuguaglianze? Eppure il cellulare si era affermato come l’unico bene per il quale non emergevano le differenze sociali, lo strumento in assoluto più utilizzato anche con riguardo ai ceti popolari (Di Berti, Nasi 2011) e l’ISTAT nel 2009 lo aveva salutato quale abbattitore dei muri sociali

Una nota è dovuta. Viviamo in un paese nel quale, secondo il Sole 24Ore, 37 milioni di italiani possiedono uno smartphone, mentre , di contro, diversi milioni non hanno ancora accesso a internet: tra questi, anziani, soggetti con deficit culturali, o persone che per motivi economici non possono permettersi né cellulari né PC. Però, nel medesimo paese, si fanno le code per l’acquisto di iPhone 5 al suo ingresso sul mercato.


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